13/01/2018 Borra di Canala da Isola Santa
Lo splendore dell'amicizia
non è la mano tesa
né il sorriso gentile
né la gioia della compagnia:
è
l'ispirazione spirituale
quando scopriamo
che qualcuno crede in noi
ed
è disposto a fidarsi di noi.
R.W.Emerson
Sentieri:
9
Levigliani
– Antro del Corchia – Le Voltoline – P.so dell’Alpino – Foce di Mosceta
– Col di Favilla –
7
Cardoso
– loc. Orzale – Collemezzana – Foce di Valli
- Piglionico – Rif. Rossi – Foce del Puntone – P.so degli Uomini
della Neve – Foce di Valli
Periodo
consigliato: Invernale con
presenza di neve e ghiaccio solo per escursionisti esperti con
attrezzatura ( ramponi e piccozza )
Traccia gps
-
Traccia Google
hearth
Percorso:
Isola Santa, Col di Favilla, Borra di
Canala, Focetta del Puntone, Rifugio Rossi, Bivio 7/127- Col di
Favilla, Isola Santa
Dislivello: 1100 mt.
Come
Arrivare
:
Dalla strada provinciale
Arni, Castelnuovo in direzione Castelnuovo Garfagnana: si
continua fino ad arrivare alla diga, troviamo parcheggio lungo
la strada, da qui inizia la nostra escursione
139
Rifugio Rossi
– Focetta del Puntone
– Borra di Canala – innesto sent.127
127
Foce di
Mosceta – bivio 9/127 – bivio 7/127 - Foce del Piglionico
Tempo di
percorrenza: 9 ore compreso le soste
Classificazione:
EEsperti Impegnativo
Acqua:
Isola Santa – Col di Favilla – Rifugio Rossi, se
aperto
Punti sosta: Rifugio
Enrico Rossi alla Pania
Telefono gestore
0583-74095 cell. 348-3898003
Telefono rifugio
0583-710386
Siamo alla nostra prima escursione del
2018 e per iniziare bene iniziamo proprio con un'escursione di quelle belle
toste!
E' nostra intenzione salire sino al
rifugio Rossi passando dalla Borra di Canala. Ora si potrebbe passare da diversi
itinerari sia garfagnini che dal versante marino, oi scegliamo proprio quello
più lungo e con un dislivello da paura, ben 1100 mt.
La nostra camminata inizia
da Isola Santa, qui è molto caratteristico il borgo, con le sue piccole case e
la chiesa con i tetti d'ardesia, o quel che rimane dopo che vi fu costruita la
diga. Il lago formato dalla diga si porge allo sguardo con incantevoli colori e
le montagne, in primo piano il Freddone, che ci si rispecchiano insieme alle
case del borgo creano un paesaggio fiabesco, luogo che andrebbe tutelato dagli
amministratori che invece sembrano piuttosto latitare!
Isola Santa è a quota 545
mt. e esattamente dalla diga parte il sentiero n°9, infatti dobbiamo passare
proprio sopra il muraglione di sbarramento.
Iniziamo subito a salire, inizialmente non molto ripido ma ben presto il
sentiero inizia a salire decisamente tra grandi alberi di castagni alcuni di una
mole impressionante, chi sa quante cosa hanno visto e se potessero parlare
quante cose potrebbero raccontare!
Il sentiero in realtà era
una mulattiera dove in alcuni tratti è ancora presente l'antico lastricato,
subito ci viene in mente che questi una volta erano le autostrade del tempo che
mettevano in comunicazione il versante Garfagnino con la Versilia. Salendo
iniziamo a scorgere sulla nostra sinistra i campi di Puntato e capiamo che ci
stiamo avvicinando alla nostra prima meta il piccolo borgo abbandonato di
Col di Favilla
a mt. 940.
Infatti iniziamo a scorgere il
perimetro del cimitero e la vicina chiesetta, ristrutturata, con il suo
campanile e le poche case che costituivano il borgo, quasi tutte in rovina.
Il Pizzo delle
Saette si para orgoglioso davanti a noi con i suoi burroni selvaggi, il Freddone
perde l’aspetto rude che aveva da Isola Santa e diventa più dolce, la marmorea
parete del Sumbra illuminata dal sole è di un bianco perfetto, mentre più
nascosto fa capolino anche il misterioso bosco del Fatonero, sulle pendici del
Fiocca.
( L'area di Col
di Favilla era anticamente un alpeggio di Levigliani e quindi un insediamento a
carattere stagionale sin dal XVII secolo e la chiesa viene fatta risalire al
1640, però solo intorno al 1880 si trasformò in un borgo con popolazione
stabile. Le case erano costruite con la pietra locale e con i tetti ricoperti da
ardesia. Dal sito Escursioni Apuane
http://www.escursioniapuane.com/SDF/ColDiFavilla.html)
Proseguiamo e facciamo una piccola
sosta alla fontana per una sana bevuta di acqua bella fresca.....anche troppo!
Da qui il sentiero si
biforca a destra il numero 11 che si dirige verso Puntato e a sinistra il 9 che
prosegue sino a Mosceta, noi prendiamo quest'ultimo. Costeggiamo alcuni ruderi a sinistra e passiamo per un bel
tratto di sentiero fiancheggiato da faggi e poi scendiamo verso un torrente, qui
ancora tracce del vecchio lastricato che le piene del torrente hanno distrutto
nella parte bassa. Attraversato il rio il sentiero torna ad inerpicarsi ripido
sempre nel folto del bosco.
Giungiamo ad un bivio tra i sentieri 127 e il
numero 9 che procede perla Foce di Mosceta, noi, però, giriamo verso sinistra
prendendo l'altro che prosegue ancora in salita.
Sono quasi
3 ore che camminiamo nel fitto bosco, ora di faggi, e raramente il
panorama si apre, ogni tanto abbiamo qualche vista sul Sumbra e sul Fiocca ma
nel complesso risulta abbastanza monotono.
Il percorso si fa insidioso, in
realtà è una flebile traccia spesso ricoperta da un folto strato di foglie che
la rende ancora più infido, dai molti canali presenti sono presenti colate di
neve gelata che ci obbligano a prendere in mano le piccozze per sicurezza.
Infine giungiamo in un tratto di sfasciumi e detriti ( ravaneto), ci troviamo in
un tratto più panoramico; troviamo un altro bivio tra i sentieri 139 e 127.
Il primo ci porterà alla Borra di Canala mentre il secondo giunge sino al
Piglionico, questo sentiero lo percorreremo al ritorno.
Imbocchiamo quindi il
139 verso destra che si impenna subito e ci obbliga a salire lentamente,
passiamo di fianco ad un ricovero naturale formato da una tecchia che si
propende sul sentiero.
Infine usciamo all'aperto e dobbiamo attraversare un
altro ravaneto in obliquo e in moderata salita, ora il panorama è decisamente
più aperto e possiamo ammirare il Rovaio e Capanne di Careggine, intanto davanti
a noi la bastionata della Vetricia che ci indica che stiamo arrivando alla "
Porta della Borra di Canala.
Infatti in breve la raggiungiamo a quota 1260
mt. Questo orrido canale ha sulla sinistra l’altopiano
carsico della Vetrìcia con la Torre Oliva e a destra le propaggini orientali del
Pizzo delle Saette e di fronte la Pania della Croce.
Farla d’estate è già
di per se spettacolare ma in questa stagione è un posto magico!
Panorami che non hanno da invidiare niente alle dolomiti, tranne l’altezza ma
come disse il poeta: “ L’orrido e il bello sono tra questi monti “.
Inutile
raccontarlo per comprendere il fascino di questi posti la meglio cosa è di
venirci.
Adesso si che la salita si fa dura, si prosegue tra grandi massi che
sono caduti dalle pareti della Pania a destra e dell’altopiano della Vetricia a
sinistra. Quest’ultimo altipiano è molto interessante dal punto di vista
geologico infatti si tratta di una formazione calcarea costellata da grotte ed
abissi, molto belli sono le scanalature formate sulla roccia dall’erosione; non
per ultimo l’interesse storico antropologico, infatti in queste “ Buche “ fino a
qualche decennio fa venivano gli “ Uomini della Neve “ con grandi ceste e
portavano la neve al paese del Cardoso per la fabbricazione di gelati e per le
ghiacciaie, naturalmente tutto questo prima dell’avvento dei moderni
frigoriferi.
Tornando a noi siamo sempre qui in questa profonda gola che
affanniamo e a volta proseguiamo a 4 zampe tanto è ripida la salita, comunque
passo dopo passo si prosegue e si giunge in prossimità della foce
del Puntone (1611 m.).
La focetta del Puntone è
un valico tra la Pania della
Croce e l'Omo Morto, crocevia di diversi sentieri, tra questi il 126 per la
Vetta della Pania e il 7. Avremmo tanto voluto andare in cima alla Regina delle
Apuane ma l'ora ormai tarda ci obbliga a desistere, quindi prendiamo il numero 7
e ci dirigiamo verso il rifugio Rossi ( 1609 mt.) che è a dieci minuti.
Speravamo in un piatto caldo ma stranamente giunti al rifugio abbiamo l'amara
sorpresa di trovarlo chiuso e cosa assai strana e inusuale abbiamo trovato
chiuso anche il bivacco invernale, bha!
Non ci resta che vedere di sistemarci
in qualche maniera all'aperto sfruttando i pochi raggi solari che filtravano
dalle nuvole.
In compenso siamo confortati da un magnifico panorama: si
vedono Sumbra e Fiocca, dietro ben evidenti sono Sagro, Sella, Tambura e Pisanino.
Logicamente non ci tratteniamo più di tanto e dopo un frugale pasto
riprendiamo il cammino seguendo quello che potrebbe essere il sentiero n°7,
davanti a noi si staglia imponente la mole della Pania Secca, sopra di noi la
sagoma dell'Omo Morto.
Naturalmente con la neve il percorso ce lo scegliamo
come vogliamo e scendiamo piuttosto in linea retta sino a raggiugere il bosco
sottostatnte.
Seguiamo il sentiero ma spesso tagliamo a traverso per
divertenti pendii zig zagando tra i faggi.
Superato
quel che ne rimane di una costruzione dopo breve ci troviamo in una zona aperta
dove le indicazioni indicano con il 7 al vicino Piglionico e il 127, sentiero
che percorreremo noi, scende sulla sinistra per rientrare in un'altra faggeta.
Proseguiamo in un lungo saliscendi che fiancheggia diversi ravaneti dovuti
all’erosione.
La stanchezza inizia farsi sentire e camminare così a lungo su
rocce spesso instabili con scarponi rigidi da neve non è molto piacevole,
finalmente intravediamo il canalone che forma la Borra di Canala e capiamo che
stiamo chiudendo l'anello, questo ci rinfranca ma subito realiziamo che la
strada è ancora lunga e quindi non indugiamo oltre.
Dopo circa 10/15 min
abbiamo trovato una traccia sulla destra che a detta del nostro amico Danilo,
memoria storica delle Apuane, si dovrebbe tagliare un bel po'.....speriamo bene!
Credevamo che fosse una traccia che si notava appena invece si rivela un bel
sentiero ancora in buone condizioni unica pecca sono gli alberi caduti di
traverso al tracciato. Aveva ragione accorciamo, forse non di molto ma
accorciamo. Sbuchiamo in prossimità del torrente sotto Col di Favilla.
Affrontiamo la ripida salita e poi su bel sentiero alberato e pianeggiante
raggiungiamo di nuovo Col di Favilla.
Dopo una bevuta alla solita fontana
riprendiamo il sentiero n° 9 e ci dirigiamo verso col di Favilla. Ma l'avventura
non è terminata, la luce si fa sempre più flebile e non ci resta che mettere
mano alle nostre torce frontali e proseguire una quarantina di minuti nel buio
del bosco.
Anche questa è avventura!!!
Ciao
alla prossima
Foto escursione
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