21/09/2019
Cenge dei Partigiani, Sulle pareti del Pizzo delle Saette
Itinerario altamente spettacolare ed impegnativo in ambiente severo e
selvaggio. Magnifico
itinerario intorno al Pizzo delle Saette lungo le Cenge dei Partigiani che
consentono di apprezzare in modo ravvicinato tutta la bellezza delle sue pareti.
"Solo coloro che tentano
l'assurdo raggiungeranno
l'impossibile"
M.Escher
Percorso:
Fociomboli
- Mosceta -
Foce di Mosceta - Pizzo delle Saette
- Croce di Petronio - Mura del Turco - Attraversamento canli del Serpente e
Centrale - Mosceta
Avvertenze
Come
Arrivare:
Da Seravezza si segue la strada di
fondovalle del Serra e in località Ruosina si svolta a sinistra
per salire lungo la rotabile del Cipollaio. La strada di
inerpica lungo le pendici meridionali del Corchia fino a
raggiungere il paese di Levigliani (m. 582), la strada sale
lasciando a sinistra il bivio per Terrinca (m. 517), poco dopo
il bivio, si svolta a destra per una larga strada asfaltata che
risale le pendici del Corchia (m. 1677) fino a giungere al del
Passo Croce. Si prosegue tenendo la sinistra, che ben presto
diventa sterrata.
INDICAZIONI STRADALI
Sentieri:129
Ponte dei Merletti (800 m)
[sentiero 10] – Campanìce (1050 m) – innesto sentiero 11 - Passo
Fociomboli (1260 m) - Retro Corchia - Rifugio del Freo (1180 m)
[innesto sentiero 128] - Foce di Mosceta (1170 m)
126 Foce di Mosceta (1178 m) – le Gorfigliette (1412 m) – Callare della Pania
(1743 m) – Colle della Pania (1823 m) – Vallone dell'Inferno
–Focetta del Puntone (1608 m)
Usciti dal sentiero 126 si procede su vaghe tracce non sempre evidenti, rari
anche gli "ometti"
Classificazione:
EE(Allenati) con
passaggi di I+°
II°+ e breve tratto di III°
Tempo di
percorrenza: h6,00
Acqua:
Rifugio Del Freo a Mosceta e sorgente
alla foce di Mosceta
Punti sosta:
Rifugio
Del Freo a Mosceta e Rifugio Rossi alla Pania
Traccia Google Earth - Traccia GPS
Periodo
consigliato: Per
l'escursione è indispensabile la totale mancanza di vertigini ed avere
una certa conoscenza del terreno delle Apuane, sicuramente da non
effettuarsi con terreno bagnato o umido ma con previsioni meteo di
assoluto bel tempo.
Attenzione, tratti
esposti e fuori sentiero, evitare se non si
conosce la zona.
Questo è un
itinerario impegnativo, per escursionisti dal piede sicuro e che non
temono il vuoto; da evitare con terreno bagnato.
Cenge dei Partigiani
Chiamate in questo modo perché
furono usate nella seconda guerra mondiale dai partigiani come vie di
fuga nella loro lotta contro l’invasore nazi-fascista. Si trovano nel
versante occidentale del Pizzo delle Saette, conosciuto come Mura del
Turco, lungo un sentiero che si diparte da quello principale per il
Calare della Pania.
( Dal sito Escursioni Apuane )
Io
personalmente, dopo aver percorso il sentiero mi sono chiesto se
effettivamente i partigiani, con armi e magari zaini ingombranti lo
potessero affrontare, se lo facevano dovevano conoscerlo molto bene, in
questo caso è sicuro che i militari tedeschi avrebbero avuto grosse
difficoltà ad inseguirli, bhà quale sarà la verità!!!
La presente pagina non vuole in alcun
modo essere una guida escursionistica od alpinistica, ma un
semplice racconto di una giornata
e la
segnalazione di una bellezza
naturale e
culturale.
Quindi, la
presente pagina non sostituisce ma presuppone
la consultazione delle
guide
e della
cartografia
in
commercio.
In alcun modo l'autore e il sito si assumono alcuna responsabilità di
qualsiasi ordine giuridico e legale per eventuali danni o incidenti.
L'uso delle informazioni della
presente pagina sarà sempre a proprio rischio e
pericolo
Oggi
il gruppo dell'Apuano ha optato per un itinario d'avventura ed
esplorazione di una parte delle apuane sconosciuta alle masse.
Punto di ritrovo a Ripa di Versilia alle 07,30 e dopo un caffè
al bar partiamo alla volta di Fociomboli da
dove partirà la nostra escursione. Giunti a Passo Croce termina la strada asfaltata e ci troviamo davanti ad un bivio, a destra una strada camionabile per le cave chiusa da una sbarra e a sinistra un'altra sterrata ex strada di cava che ci porta a Fociomboli. La percorriamo in macchina ma non è consigliato a macchine dal fondo basso dato il pessimo stato della strada stessa, specialmente nell'ultima parte. Di solito lasciamo le auto in prossimità della marginetta Cocci, ma questa volta con la mia fedele 4x4 saliamo proprio sino dove è possible risparmiando un paio di centinaio di metri. Fociomboli è posto fra il Freddone e il Corchia: dal valico si può andare sul Freddone, sul Corchia, a Foce di Mosceta, alla torbiera di Fociomboli, ai bei prati terrazzati del Puntato e al paese abbandonato di Col di Favilla. Una volta sistemati e indossati gli zaini partiamo alla volta della nostra prima meta: il rifugio del Freo del CAI di Viareggio in località Mosceta. Percorriamo ancora per alcuni minuti la strada sterrata, non percorribile in auto, e poi sulla sinistra si trovano le indicazioni del sentiero 129. Il sentiero entra subito nella fitta faggeta, è un sentiero comodo in quanto prosegue quasi sempre in falso piano ma purtroppo non ci permettere di vedere il panorama tranne alcune rare volte che si apre sul Sumbra. Giungiamo in cima alla cresta che scavalcandola porta il sentiero in ripida discesa, un po' insidiosa in caso di terreno bagnato. Poi torna a seguire un tracciato i leggeri saliscendi sino ad uscire del bosco e prendere in discesa tra larici e a seconda del periodo anche tra molti lamponi, la vista si apre sulla Pania e il Pizzo delle Saette, il sentiero ci porta sui bei prati di Mosceta dove appunto sorge il rifugio Del Freo. Qui facciamo una breve sosta e poi partiamo alla volta del callare della Pania. Imbocchiamo il sentiero n° 126 andando verso la Foce di Mosceta. Importante snodo di sentieri. Iniziamo a salire, giungiamo ad un boschetto, un punto all'ombra, lo oltrepassiamo e iniziamo a salire per numerosi tornanti, guardandoci intorno vediamo il Sumbra e il vicino Fiocca, in basso la valle di Mosceta sovrastata dalla mole del Corchia, in lontananza uno spicchio di mare. Giungiamo ad una piazzola per l'elicottero, località le Gorfigliette o il Caccolaio, ancora una piccola sosta per un sorso d'acqua. Riprendiamo il cammino prendendo davanti a noi il ripido sentiero, davanti a noi sulla sinistra, le ripide pareti del Pizzo delle Saette dove notiamo numerosi daini. Il sentiero diventa più roccioso e meno sfasciumi, si cammina meglio! La vista si apre ancora di più su gran parte delle apuane Meridionale sino al mare, unico spettacolo della natura!! Prendiamo verso la cima e giungiamo ad un piccolo tratto pianeggiante, proprio breve, con una formazione rocciosa squadrata e da qui il nome del posto " I Tavolini" . Poco più avanti, su una curva, troviamo un " omino" ci indica dove prendere una vecchia traccia di sentiero che porta sul crinale dove troveremo il sentiero che scende dal Pizzo delle Saette verso la Pianizza. Imbocchiamo la traccia, che non c'è, attraversando un ravaneto, una volta attraversato ci troviamo tra paleo, alcuni ometti ci aiutano nel trovare la direzione, proseguendo troviamo sulla nostra sinistra quello che resta di un vecchissimo bivacco usato dai primi rocciatori che si cimentavano su queste pareti, oggi non ne rimane niente si nota solo il solaio in cemento. Salendo la traccia diventa più evidente e prosegue per roccette sino a raggiungere la cresta che congiunge la Pania della Croce al Pizzo delle Saette. Affacciandoci sul versante opposto è impressionante la vista sulla profondissima Borra di Canala e l'altipiano della Vetricia, verso est la caratteristica sagoma dell'Omo Morto che sovrasta il caratteristico rifugio Rossi. Scendiamo seguendo la cresta, qui abbastanza larga, sino ad incrociare il sentiero sulla nostra destra che scende nella Borra di Canala e la Pianizza e lo imbocchiamo. Scendiamo tra molti detriti e siamo aiutati da dei segni azzurri, questo sentiero porta verso il rifugio Rossi passando dalla Focetta del Puntone, noi lo seguiamo quasi sino in fondo ma ad un certo punto deviamo a sinistra su grossi blocchi precipitati dalle pareti del Pizzo delle Saette. Qui se non si conosce da dove passare è quasi impossibile sapere da dove prendere, comunque noi abbiamo messo qualche ometto che sicuramente non avrà lunga vita. Da qui il racconto diventa meno preciso in quanto non ci sono ne segni ne punti di riferimento se non la visibile Croce di Petronio, quindi quel che segue è un mero racconto di come credo sia andata. Scendendo verso la Pianizza ad un certo punto giriamo verso sinistra su grosse rocce verso un evidente insellatura, la "traccia" inesistente prosegue in piano seguendo la parete nord est del Pizzo delle Saette fino a raggiungere un'ampia sella erbosa sulla cresta nordest del Pizzo. Da qui un sentierino nell'erba, abbastanza ben tracciato, traversa per pendii erbosi esposti il versante Nord della montagna, fino a raggiungerne la cresta Nord-Nordovest poco al di sotto di una evidente croce (dedicata a Sergio Petronio qua morto il giorno di Natale del 1951 in un tentativo in solitaria). La croce è facilmente raggiungibile, e si trova in un luogo veramente aereo e affascinante. Non possiamo non fermaci un po' in questo posto bellissimo ma ben presto ci decidiamo a ripartire. Qui vi sono due possibilità o scendiamo un po' più in basso e prendere la traccia aggirando la cresta della Croce di Petronio o tornare un po' indietro e risalire poi una erta costa erbosa, oppure prendere la cresta proprio sopra la croce che porta al termine della costa erbosa. Fin qui non abbiamo trovato particolari difficoltà alla portata di escursionisti esperti ma da ora in poi il percorso diventa assai più impegnativo, quasi alpinistico classificato da noi caprettistico!. Sbuchiamo ad una forcella: il luogo merita senz’altro una pausa per ammirare da questo ballatoio le montagne circostanti e pure il mare. Le Cenge riprendono e, raggiunto un contrafforte del Pizzo delle Saette, iniziano a scendere: è questo forse il punto più spettacolare, poiché ci si trova sospesi su una terrazza inclinata larga alcuni metri sopra il maestoso versante occidentale della montagna. Iniziamo subito affrontando la cresta superando uno spigolo esposto e poi ci dirigiamo verso un canalino tra detriti. Al canalino lo risaliamo sino ad una nuova cresta. Dalla cresta diamo uno sguardo se individuiamo il percorso e da lontano la traccia è ben visibile sul versante ovest del Pizzo Saette, le conosciute Mura del Turco. Adesso proseguiamo sull'esile cengia molto esposta, a complicare le cose sono i molti sfasciumi che si trovano sul percorso, oltre all'esposizione anche il terreno scivoloso! Superiamo la Cresta del Serpente e raggiugiamo un'altra crestina da dove ci si pone davanti a noi il grande Canale Centrale. Ora dobbiamo attraversare il canale, qui c'è chi è passato sulla sinistra scavalcando una costola, io e altri abbiamo preferito scendere nel canale e attraversarlo superando un ravaneto e risalire poi la sponda opposta tenendoci sulla sinistra così facendo si può camminare su ferme roccette e non su sfasciumi instabili. Una volta oltrepassato il canale ci dirigiamo verso un piccolo boschetto di faggi, il sentiero n° 126 ormai è a vista, è vicino molto vicino. Scendiamo sui pendii, con faggi e alcune dorsali secondarie poco pronunciate, che precedono i prati della via normale della Pania. Una volta raggiunto il sentiero lo prendiamo dirigendoci verso il rifugio Del Freo, rifugio che una volta raggiunto è stato punto di sosta per una fresca birra e una fetta di torta. Dopo un pò di riposo riprendiamo il cammino già fatto al mattino sino a raggiungere le nostre auto. Bellissima escursione in ambienti sconosciuti, sicuramente tragitti del genere non li troveremo mai affollati, qui tutt'al più si possono incontrare capre e mufloni. Escursione che personalmente la consiglierei solo se esperti di terreno apuano con piede fermo e con buon senso d'orientamento, le possibilità di assicurazione sono scarse comunque un pò d'attrezzatura non è male averla, indispensabile il caschetto per l'elevato pericolo di caduta sassi. Ciao alla prossima! Questa relazione non vuol essere una guida ma solo un racconto e quindi non affidabile, potrebbero esserci molte inesattezze, non farei neanche tanto affidamento sulla traccia GPS in quanto essere un metro più in alto o un metro più in basso, o anche meno, può fare la differenza. |