19/07/2020 Cresta Nord est
dell'Alto di Sella
Il monte Alto di Sella, alto 1723 metri sul livello del mare, si trova lungo la dorsale principale della catena Apuana, a Sud del Monte Focoletta, alto 1672 metri, e della gigantesca piramide triangolare di marmo bianco del monte Tambura, a quota 1890 metri, ed a Nord del monte Sella, alto 1739 metri. Morfologicamente, l'alto di Sella è un enorme bastione di roccia che insieme al monte Sella separa due versanti ripidissimi: quello ad ovest, il marino, verso Resceto; quello ad est, il garfagnino, verso la valle di Arnetola.
Questa cresta quasi dritta, lunga due chilometri e mezzo, va dalla base dell'imponente piramide triangolare di marmo bianco del Tambura, presso il Passo omonimo, fino al passo Sella. La cresta si mantiene per circa un chilometro oltre i 1700 metri di quota. ( Da Wikipedia )
Attenzione!
Sentieri:
Periodo
consigliato: Tarda primavera e in estate
Percorso:
Sentiero 146
Monte Focoletta 1672 m.
Passo
Tambura
Via Vandelli
Valle D'Arnetola
Come
Arrivare
:
35
Via Vandelli
146
Arnetola (890 m) [inizio sentieri 31 e 35] – Casetta Colubraia
(1131 m) - raccordo Vecchiacchi – Focetta dell’Acqua Fredda (1600 m)
[innesto sentiero 165] - Passo della Tambura (1634 m) [innesto sentieri
35 e 148].
* Innesto alla Ex Vecchiacchi
* Cresta Nor est
* Antecima e cima Alto di sella
*
Canale Nord est
Tempo di
percorrenza:
percorrenza totale:
7,00h
Classificazione:
Esperti ( alpinistica, uso di corde e attrezzatura d'arrampicata) II -
III
(Scala UIAA)
Acqua:
Al Passo tambura non sempre
disponibile
Punti sosta:
Punto appoggio per emergenza il Nello Conti, non le immediate
vicinanze
Sabato sera, alle 20,00 non avevamo ancora
deciso di dove andare, e per questa settimana mi stavo rassegnando ad
una passeggiata tranquilla....poi all'improvviso mi arriva la telefonata
esuberante del solito Emanuele e mi spara lì per lì:" prepara il
materiale che domani si và sull'Alto di sella, inizialmente rifiuto
l'invito ma dopo due telefonate mi faccio convincere, sò già che
stanotte non dormirò dall'ansia! L'alto di sella è famoso per la natura
sfasciata della roccia, inizio a pentirmene di aver accettato.
Comunque ormai è fatta e alle 6,30 mi trovo con Emanuele, ci dirigiamo
verso Castelnuovo Garfagnana dove abbiamo appuntamento con Fabio.
Raggiunto facciamo un'unica auto e raggiugiamo Vagli da dove, poi,
seguendo una strada marmifera giungiamo nella Valle d'Arnetola,
luogo devastato dalle cave! Seguendo le indicazioni per la Strada
Vandelli raggiungiamo uno slargo usato come parcheggio dove lasciamo
l'auto e ci prepariamo subito a partire, issiamo lo zaino in spalla,
certo che è bello pesante tra attrezzatura, corda e tutto ciò che può
servire per la giornata, una gran parte del peso è nell'acqua, ne
abbiamo 2 lt. a testa, sulle Apuane è difficilissimo trovare acqua, la
natura carsica della catena ne impedisce le risorgive in quota. Questo
ci viene confermato anche dalle molte grotte e inghiottitoi presenti
già dalla partenza.
Partiamo e seguiamo le indicazioni 31 e 35 che
inizialmente proseguono assieme, camminiamo per circa 10 minuti su
paleo, troviamo dei ruderi e continuando raggiungiamo la strada sterrata
dove c'è la biforcazione dei due sentieri, il 31 gira a sinistra e
attraverso la vecchia via TOD fatta costruire dai tedeschi nell'ultima
guerra mondiale raggiunge il Passo Sella. Al contrario il 35 gira
ovviamente destra e ricalca il percorso storico della Via Vandelli che
univa Modena a Massa, detta anche via del Sale.
Proseguiamo ancora su
marmifera, polverosa e assolata, superiamo una catena che sbarra la
strada, il percorso continua a volte sotto una fresca ombra a volte
sotto un sole già caldissimo non ostante non siano ancora le 9. Dopo
circa 40 minuti siamo ad una costruzione forse di servizio per le cave,
Casa Colubraia è stata ristrutturata da poco ed è dotata di tutti
i servizi, perfino un bel camino su una parete d'ingresso. Purtroppo la
mamma degli imbecilli è sempre incinta e la struttura è stata
vandalizzata. Sulle mura esterne è indicato il sentiero 35. L'edificio è
raggiungibile con una breve scalinata e da quella parte il il sentiero
146, non segnato, solo un ometto e poi un segno rosso su un sasso.
Il sentiero conduce alla Focetta dell'Acqua fredda e un tempo si
innestava sul sentiero per la Vecchiacchi, la vecchia ferrata da molti
anni in disuso.
Il sentiero parte subito bello ripido,
fortunatamente e scalinato per un lungo tratto confermando che veniva
usato per raggiungere le cave che si trovavano in alto. Altra cosa da
non sottovalutare il sentiero prosegue all'ombre di una bella faggeta.
Si prosegue su ripidissimo ma grazie agli scalini si prosegue
agevolmente, ad un tratto un grosso faggio ci obbliga a effettuare un
percorso di guerra ma niente di grave, siamo all'aperto e costeggiamo un
ravaneto di un saggio di cava, qui ne anno fatti diversi di saggi e per
fortuna non sono andati a buon fine, dando uno sguardo all'intorno
vediamo Arnetola e il monte Pallerina.
Superiamo vari ravaneti e
sfasciumi e affrontiamo un'ultima scalinata, ultima testimonianza
dell'attività estrattiva un muraglione e un rudere di un edificio.
Proseguiamo un po' all'aperto un po' tra faggi, ne attraversiamo due di
piccole dimensioni finché ci troviamo all'aperto tra paelo. troviamo
delle belle fioriture tra tutte spiccano numerose
Aquilegia Bertolonii. Ci guardiamo attorno
e siamo in un vallone compreso trà l'Alto di Sella e il monte Focoletta.
Il sentiero qui non è molto evidente e si perde nel paleo, noi
proseguiamo su delle placche alla vista lisce ma che si percorrono
agilmente. ritroviamo il sentiero e prosegue sulla destra verso la
Focetta dell'Acqua Fredda, noi sappiamo che dobbiamo andare verso
sinistra per raggiungere l'uscita della ex ferrata Vecchiacchi che è
sulla cresta proprio davanti a noi. Andiamo un po' ad intuito tenendoci
verso nord, girando sulla sinistra, troviamo degli ometti e anche vecchi
segni bianco rossi che indicavano la via del sentiero per la
Vecchiacchi.
In breve raggiungiamo il posto che stavamo cercando, è
ancora presente un cavo d'acciaio e anche un cartello che diffida ad
avventurarsi in quello che era la ferrata.
Eccoci siamo al punto di partenza della cresta, dobbiamo
indossare l'imbrago e preparare attrezzatura varia che ci servirà per la
salita, la mia preoccupazione continua a farsi più insistente e l'ansia
quasi mi blocca, non sò se per l'adrenalina o perché il cervello cerca
un escamotage per superare la tensione continuo a parlare, parlare,
parlare; tanto che Emanuele mi intima di zittirmi!
Non riesco a
staccare gli occhi dalla cresta e sempre più la vedo complicata, un
ammasso di roccia sfasciata, marcia che chiede il giusto rispetto.
Sappiamo che c'è chi l'ha affrontata anche
sciolto ma noi siamo attrezzati per ogni evenienza e dotati di
chiodi friends, nuts, martello e naturalmente la corda iniziamo ad
affrontare la cresta. Iniziamo a salire due risalti senza nessuna
difficoltà, poi raggiungiamo tra sfasciumi e paleo un altro risalto più
impegnativo, assai esposto e anche leggermente strapiombante, grazie
anche ad un chiodo/staffa che troviamo piantata nella roccia riusciamo a
superare anche questo ostacolo.
La cresta inizia a diventare assai
esposta e da qui sarà bene non scherzare più e usare le corde e
attrezzatura, una presa mancata o un sasso che ti parte da sotto i piedi
ci si ritrova tra i cherubini. Affrontiamo un altro torrione assai
verticale che risulta avere buoni appigli. Al termine siamo su una
placconata in discesa che discendiamo facendo affidamento sulle friabili
lame della roccia, al termine siamo sotto una placca di circa una decina
di metri, le relazioni la danno per un III grado ma l'esposizione è
notevole; è presente un chiodo quasi alla base e più in alto una catena
forma una sosta che noi useremo pe rassicurarci. Emanuele a tirato tutti
e due i tiri che abbiamo fatto magistralmente e prendendosi il rischio
maggiore salendo per primo. Abbiamo usato il primo chiodo e messo alcuni
friends per mettere dei rinvii. Raggiungiamo tutti e tre l'apice della
placca e siamo più rilassati, a vista vediamo che da qui in avanti è più
camminabile. Saliamo, superiamo un canalino e percorrendo l'ultimo
tratto arriviamo sull'antecima nord dell'Alto di Sella. Ma le
difficoltà non terminano qui, la vetta principale si trova più a est,
sulla nostra sinistra, per raggiungerla dobbiamo percorrere una cresta
moto aerea ed affilata, specialmente l'ultimo tratto. Siamo finalmente
sulla vetta e siamo felici di essere su una vetta " vergine" per noi,
sappiamo che da quassù si potrebbe avere una vista stupenda
dalla Corsica alle isole
dell'Arcipelago toscano, dall'Argentera al Monviso; si potrebbe appunto,
la foschia che grava sul litorale non ci permette di godere di tanta
bellezza ma quello che comunque vediamo appaga abbondantemente l'occhio
e l'anima.
Foto e abbracci ma poi dobbiamo ritornare indietro e
dobbiamo riaffrontare l'infida crestina, se all'andata è stata cattiva,
al ritorno è stata peggio. La superiamo e ci portiamo di nuovo all'antecima
e ci spostiamo verso la cresta salito poco prima da qui parte un canale
ripidissimo tra paleo e sfasciumi. anche qui l'orientamento ci ha messo
alla prova, noi ci siamo tenuti sulla parte sinistra orografica del
canale a ridosso di una costola, abbiamo trovato una specie di cengia
a tratti sassosa, la percorriamo spostandoci sulla sinistra, ritengo
comunque che la si possa scendere anche in altre direzioni. Scendiamo da
circa un'ora quando finalmente troviamo il vecchio cavo dell'ex ferrata
Vecchiacchi, finalmente!
Seguiamo i cavi verso la cresta salita (
verso nord) dobbiamo affrontare un ultimo canalino e ci aiutiamo con il
vecchio cavo per superare il risalto al cui termine ci porta all'attacco
della cresta nord est.
Ci congratuliamo per l'impresa e ci
concediamo, finalmente, una tregua per mangiare e soprattutto bere,
siamo abbastanza disidratati!
Riprendiamo ben presto il cammino e a
ritroso ripercorriamo il sentiero del mattino sino a innestarci di nuovo
sul sentiero 146 ma questa volta invece di ritornare sui nostri passi,
decidiamo di proseguire sino alla Focetta dell'Acqua Fredda,
cosicché prendiamo a sinistra invece che scendere a destra.
Seguendo
il sentiero tra paleo aggiriamo un boschetto di faggi, l'ultimo, e
raggiungiamo un'ampia placconata che ci permetterà di raggiungere la
Focetta, salita facilitata dalla presenza di un cavo , purtroppo molti
paletti sono saltati e il cavo è assai lasco. Inizialmente si affronta
la salita facilmente le suole tengono bene, poi il cavo si interrompe
brevemente per poi riprendere ancora in un breve tratto in salita, poi
il tratto un pò più "impegnativo" , dobbiamo affrontare una placca
liscia e abbastanza verticale, dobbiamo procede in aderenza, cioè
puntando le gambe e tirando con le braccia, risulta abbastanza facile.
Ora non ci resta che risalire un canalino al cui termine c'è la
Focetta dell'Acqua Fredda. Abbiamo una bella vista sulla costa, inoltre
ai nostri occhi fanno bella mostra la Roccandagia, Tambura, Alto di
Sella, Sella, Sumbra, sotto di noi il rifugio Nello Conti ai
Campaniletti. Proseguiamo verso il Passo Tambura e ci arrampichiamo sul
monte Focoletta a quota 1672 mt. e seguendo la cresta ci dirigiamo nel
versante interno, caliamo verso l'evidente traccia della via Vandelli,
sent. 35. A sinistra si salirebbe al vicino Passo della Tambura, noi
prendiamo a destra per percorrere la vecchia via sino a
raggiungere Arnetola. Scendendo su sentiero, qui tra sfasciumi, sulla
destra, un pò fuori traccia, c'è una fonte, riconoscibile anche da
ruderi ( Casone del Ferro) in località Acquifreddi. D'ora in avanti
scendiamo tra tornanti su una via quasi del tutto scomparsa, rarissimi i
tratti ancora riconoscibili.
Raggiunta la linea della faggeta e
proseguiamo al fresco all'ombra di pianete di dimensioni notevoli.
Troviamo diversi muri di contenimento, ma non crediamo che siano
risalenti alla via ducale, abbiamo più l'impressione che abbiano
attinenza con le attività estrattive. Troviamo il bivio tra Campocatino,
a sinistra, e Arnetola a destra, sempre sulla Vandelli, siamo in
zona cave Farmignacola e Colubraia. Successivamente chiudiamo l'anello
passando davanti, di nuovo, alla casa Colubraia.
Oltrepassiamo la
catena e ripercorrendo il sentiero del mattino raggiungiamo di nuovo le
auto, soddisfatti riprendiamo la via di casa non prima di rinfrescarci
con una bella birra.
Alla prossima.
Foto
escursione
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