25/07/2020 Canale ovest Altissimo 
Altra ravanata apuana

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L’Altissimo nella poesia  Il monte ispirò anche il poeta Gabriele d’Annunzio

Il Peplo Rupestre”

Mutila dea, tronca le braccia e il collo,
la cima dell’Altissimo t’è ligia.
È tua la rupe onde alla notte stigia
discese il bianco aruspice d’Apollo.
La cruda rupe che non dà mai crollo,
o Nike, il tuo ventoso peplo effigia!
La violenza delle tue vestigia
eternalmente anima il sasso brollo.
Quando sul mar di Luni arde la pompa
del vespro e la Ceràgiola è cruenta
sotto il monte maggior che la soggiòga,
sembra che dispetrata a volo irrompa
tu negli ardori e sul mio capo io senta
crosciar la foga dell’immensa foga.

L'altissimo (m. 1589), è forse la montagna che colpisce maggiormente l'attenzione di chi osserva la catena apuana dalle spiagge di Viareggio. Infatti, data la vicinanza alla costa, il suo ripido versante meridionale assume il carattere di una imponente parete e la montagna nel suo insieme sembra sovrastare le altre cime. Queste sono le ragioni che hanno fatto meritare alla montagna, in realtà non molto elevata. l'appellativo di "Altissimo". Per questa sua evidenza oltre che per l'interesse dato dal suo marmo pregiato, sembra che lo stesso Michelangelo, che fu tra i valorizzatori delle sue cave, avesse concepivo il proposito di scolpire la parete meridionale della montagna in modo che fosse visibile dalla costa. Oggi, percorrere le pendici di questa montagna, è particolarmente affascinante sia per i richiami storici - culturali che essa offre, che per i segni lasciati da secoli d'intensa attività estrattiva.  
Attenzione!
La presente pagina non vuole in alcun modo essere una guida escursionistica od alpinistica, ma un semplice racconto di una giornata e la segnalazione di una bellezza naturale e culturale. Quindi, la presente pagina non sostituisce ma presuppone la consultazione delle guide e della cartografia in commercio. In alcun modo l'autore e il sito si assumono alcuna responsabilità di qualsiasi ordine giuridico e legale per eventuali danni o incidenti. L'uso delle informazioni della
presente pagina sarà sempre a proprio rischio e pericolo. A questo proposito, prima di effettuare le escursioni, si consiglia di chiedere sempre informazioni aggiornate, riguardanti lo stato dei sentieri che si intendono percorrere, alle Sezioni CAI che ne curano la manutenzione.
Ricorda inoltre che tutte le valutazioni circa le difficoltà delle escursioni, riportate sul sito, sono prettamente soggettive.

 
Percorso:
Azzano(marmifera per cave ) 440m.
La Polla 660 m.
Sentiero dei Cavatori
Marmifera verso cava della Tela
Canale Ovest
Vetta Altissimo
Passo degli Uncini
Passo del Frate o dell'Angiola
Colle della Tecchia
Passo della Greppia
Sentiero 33
Sentiero 32

 

Come Arrivare : Da Seravezza si continua per immettersi nella provinciale per Castelnuovo Garfagnana e si torna subito indietro a sinistra per il senso unico verso Seravezza e ci si immette sulla strada che sulla destra porta a Giustagnana (2 km), La Cappella e ad Azzano (8 km), l'inizio della marmifera si trova un chilometro più avanti. In alternativa si può seguire la strada che inizia prima del ponte per Seravezza che passa per Riomagno (2,4 km) e per Malbacco (3 km). Essa costeggia il torrente Serra fino a cambiare direzione e incontrare la marmifera (7,3 km) per le cave dell'Altissimo sulla sinistra. Il secondo percorso è più panoramico sul monte Altissimo mentre il primo permette di visitare la Pieve della Cappella.


 INDICAZIONI STRADALI

 

   Sentieri ufficiali CAI : 
 
33 Pasquilio – Granaiola- Passo del Pitone – Passo della Greppia
     

 32
 Azzano marmifera Henraux (440 m) - La Polla (600 m) - [deviazione Sentiero dei Cavatori] - [deviazione sentiero della Libertà per Passo della Focoraccia] - [deviazione sentiero della Libertà per il Passo della Greppia] - innesto marmifera (1115 m) - [innesto sentiero NN per il Passo degli Uncini] - ferrata - Cava della Tela (1230 m) - Foce dell'Onda (1460 m) [innesto 143] - Passo del Vaso Tondo (1382 m) [innesto 142] – Cave del Fondone (1207 m) [innesto 31].

  41    Pian delle Fioba Rifugio Citta’ di Massa – Colle della Tecchia – La strega – Canal d’Angiola – Foce del Frate – Passo degli Uncini.

 188    Colle della Tecchia  - Passo della Greppia (1210 m)

altri sentieri non gestiti dal CAI

Tempo di percorrenza:  percorrenza totale: 8,00h

 

Classificazione: Esperti ( Tratti alpinistica facile) II - III (Scala UIAA) Terreno tipico apuano sfasciumi e roccia marcia

Periodo consigliato:  Tarda primavera e in estate
 

 

Acqua: Al Colle della Tecchia

Traccia Google Earth -   Traccia GPS  

Traccia non Precisa

 
Punti sosta: 
Nessuno, dalla vetta dell'Altissimo in caso d'emergenza si può raggiungere il paese di Arni in circa
due ore

 

 

Questa volta altra escursione d'avventura, e come poteva essere diversamente quando la proposta giunge da Emanuele? Non mi aspettavo niente di più tranquillo!
Dove? A sì andremo alla scoperta del canale Ovest dell'Altissimo, la difficoltà  la conosciamo solo per aver letto qualcosa di sicuro c'è solo che si tratti di una "ravanata apuana "pazzesca.
L'appuntamento lo abbiamo per le 6,30, alle 6,15 siamo già al bar per un veloce caffè. Quindi partiamo alla volta di Azzano, nel Seravezzino. Raggiungiamo il capoluogo
e seguiamo la strada che inizia prima del ponte per Seravezza che passa per Riomagno  e per Malbacco. La strada costeggia il torrente Serra fino a cambiare direzione e incontrare la marmifera  per le cave dell'Altissimo sulla sinistra. La strada è chiusa da un grosso cancello e all'esterno vi sono cartelli di divieto di sosta. per non incorrere in discussioni o peggio multe parcheggiamo in uno slargo sulla strada asfaltata a pochi metri dal cancello.
Imbocchiamo la strada marmifera, ma qui notiamo che è stato messo un cancello, in precedenza si poteva arrivare con le auto sino ad una sbarra in località Mortigliani dove c'è
 Palazzo dell’Altissimo (ex casa Henraux). Qui è possibile rifornirsi d'acqua.
Mentre camminiamo il nostro sguardo va verso l'alto e ricerchiamo la nostra meta, seguendo con lo sguardo la cresta  che segue fino al passo della Greppia e degli Uncini e poi infine al Monte Altissimo.
Andando avanti troviamo, sul lato destro della strada,  una cabina elettrica e subito dopo siamo sul piazzale della Polla. La prima cosa che si nota e la bella cappellina dedicata alla Madonna della Tacca Bianca. La statua che è all'interno nel 1946 era stata posizionata alla cava della Tacca Bianca e poi riposiziona in questo luogo nel 1979.
Proprio davanti alla cappellina, posizionata sotto strada e per questo non visibile, c'è una fontana, ultimo posto per prendere acqua, acqua che non troveremo più per molto, molto tempo.
La strada prosegue sulla destra, verso la cava della Mossa, conosciuta come la cava di Michelangelo, noi prendiamo invece sulla sinistra sulla strada che si congiungeva alla via di lizza che scendevano dalla cava della Mossa.
Strada che termina ben presto presso un ravaneto che scende dalla cava della Mossa, con attenzione scendiamo in quello che è il greto del canale dove sgorga la sorgente del fiume Serra, la cosi detta " Polla".
Una volta attraversato e risalito brevemente il ravaneto  inizia quello che è il sentiero dei cavatori, presente su un masso l'indicazione.
Iniziamo a salire su quello che ne è rimasto della vecchia lizza, attenzione a salire verso destra, la traccia che è a sinistra è il sentiero Fanfani, che percorreremo al ritorno, la cui ampia sede è frutto degli esplosivi.
Fu realizzato nel dopoguerra, nel quadro delle attività di rimboschimento volute da Amintore Fanfani, nel periodo in cui fu ministro dell’Agricoltura (1951-53).
Il sentiero prosegue comunque come mulattiera preesistente al sentiero Fanfani, diretta alla zona del Passo della Greppia, conosciuta anche come sentiero degli Agheti.
Comunque il sentiero dei Cavatori è ben segnato con bolli rossi e come detto sale verso destra, destra che prendiamo anche quando inizia il vero e proprio sentiero dei cavatori. Questi sentieri sono caratterizzati da moltissimi scalini che servivano ad agevolare in parte la lunga salita che dovevano fare i vecchi cavatori. La fatica comunque doveva essere enorme visto la ripidità. E noi che arranchiamo affannando ci domandiamo: " ma che gente era quella? "
Purtroppo questo come tanti altri sta andando in rovina e la parte bassa è molto distrutta specialmente in presenza di canali. In compenso si cammina nel fresco del bosco, solo ogni tanto proseguiamo all'aperto e possiamo vedere in basso il percorso fatto.
Si attraversano canaloni che ci rendono il cammino più difficile visto i molti sassi mobili, più di una volta si sente l'avviso: " sasso, sasso" e anche la notevole ripidità, attraversato l'ennesimo canalone di detriti ci troviamo su un tratto erboso e da qui abbiamo la vista su quello che era il Picco di Falcovaia, ormai distrutto dalle cave delle Cervaiole.  Questa località è uno dei simboli della distruzione e scempio che viene fatte sulle nostre montagne, Il Picco non esiste più, rimane solo qualche spuntone di roccia, ma solo per poco tempo ancora. Forse non era una grande montagna, ma oggi semplicemente non è più niente, solo il ricordo di un’antica e incontaminata bellezza.
Sicuramente una bellezza modesta, ma dignitosa, dove i pastori portavano le loro pecore e dove la popolazione raccoglieva liberamente legna e pietre. Il destino del Picco di Falcovaia non può lasciarci indifferenti: di situazioni simili sulle Apuane ce ne sono, purtroppo, diverse altre.

Proseguiamo sul sentiero a zig zag e salendo ci allontaniamo dalla zona del canale e il sentiero è in buone condizioni, si possono ancora ammirare l'ingegno e la fatica che sono stati necessari per creare questi arditi sentieri, trasportando e e mettendo in posa migliaia e migliaia di massi per creare una via lastricata  e a tratti scalinata.
Siamo in vista del muro di contenimento della marmifera che raggiungiamo dopo un'ultima ripida salita.
Percorriamo, ora,  la strada verso sinistra
 in salita scavalcando diverse volte la cresta sud-ovest del monte Altissimo che scende dal Passo del Vaso Tondo e separa la zona della Tacca Bianca da quella dei Colonnoni. Il panorama si apre proprio su quest’ultima zona, sul mare, su Azzano e il suo Cavallino.
Continuiamo sulla strada per due tornanti e giungiamo ad un bivio, prendiamo verso sinistra e ci troviamo in un piazzale dove sono ben accatastati molti blocchi di marmo già belli squadrati subito dopo percorriamo una strada marmifera non compiuta che doveva arrivare alle cave dei Colonnoni e della Tela, evidentemente è finito prima il marmo che la strada! Ormai di strada ha più poco ma il tracciato anche se coperta da erba è ancora ben visibile. Dopo alcuni tornanti tralasciamo il bivio per il sentiero n° 32, segnalato, proseguiamo brevemente, davanti a noi una galleria e poco prima di questa sfocia un canale, questo è il canale ovest.
Subito lo imbocchiamo e diamo uno sguardo verso l'alto, certo ce n'è di strada da fare!
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Foto storica anni 50, escursionisti UOEI sul Sentiero dei Tavoloni
 dal sito UOEI Pietrasanta
Si parte tra detriti che ci creano qualche difficoltà d'equilibrio, non sta' niente fermo!
Siamo al primo risalto, dalle relazioni sappiamo che ce ne sono tre; questo risalto ci risulta abbastanza facile, dovrebbe essere un II° assai liscio al centro ma ben percorribile sui lati.
Superato questo risalto troviamo un pendio erboso che in "paleo traction" risaliamo. alla sommità del pendio troviamo il sentiero che dal Paso degli Uncini porta alla cava della Tela, attraversato il sentiero il canale si incassa e quasi subito ci troviamo al secondo risalto circa tre quattro metri, dal basso non sembra neanche tanto difficile, io lo prendo a sinistra, Emanuele a destra ma in ogni caso la natura del terreno lo rende ostico in quanto ogni roccia che tocchiamo ci rimane in mano. Decidiamo di spostarci ancora un po' a sinistra e saliamo tra roccia, marcia e paleo ma un po' più abbordabile. Volendo si potrebbe ulteriormente spostarsi a sinistra ed è possibile aggirarlo.
Continuiamo nel solco del canale ricoperto interamente da detriti instabili, saliamo ancora e troviamo l'ultimo risalto, una parete di circa una decina di metri, verticale, e a guardarlo se ne evince la difficoltà, la roccia già da sotto si vede benissimo che non cambia natura e come in precedenza si tratta di roccia instabile, dovrebbe essere un III° ma le difficoltà sono più per l'improteggibilità, la verticalità e naturalmente l'estrema instabilità. Comunque c'è la possibilità anche di aggirare la parete spostandoci sulla sinistra e salendo su per pendio erboso per poi traversare ritornando verso il canale, per raggiungerlo bisogna attraversare una balconata rocciosa, instabile, e assai aerea.
Superiamo la bastionata e siamo ancora nel canale e ormai siamo in vista della cima, la croce di vetta inizia a vedersi. Il canale diventa sempre più ampio ed erboso, seguiamo un piccolo canalino erboso e infine raggiungiamo la vetta tra lo stupore di escursionisti presenti in vetta. Oggi la fatica è ripagata da una vista incredibile, a ovest osserviamo un ampio tratto della costa toscana e non possiamo fare a meno di pensare ai tanti turisti che con tutta probabilità stanno affollando le spiagge mentre noi ci troviamo a quasi 1600 metri di quota. Verso nord ovest appare ben visibile il promontorio di Lerici ma anche il golfo di La Spezia con le isole di Palmaria e Tino, proprio davanti a noi scorgiamo anche le isole della Gorgona, Capraia, a sud l'Elba e tra la foschia anche la Corsica. Verso settentrione spicca l’affilato spigolo di Monte Sagro, ultima grande cima apuana muovendo verso nord; alla sua destra ecco il cocuzzolo di Monte Tambura e il pronunciato valico di Passo Sella; muovendo ulteriormente verso oriente appare ben visibile l’erbosa vetta del Fiocca e la grande parete rocciosa del Sumbra quindi un tratto della Garfagnana oltre la quale è presente come una barriera il crinale appenninico. Infine, verso sudest, ecco un altro bel gruppo di famose vette Apuane: in primo piano, da sinistra a destra, il Freddone e Monte Corchia; fra i due, ma più in lontananza, ecco la Pania Secca, il Pizzo delle Saette e la Pania della Croce, forse la più famosa tra le vette del gruppo.
Ci riposiamo un attimo, beviamo e mangiamo qualcosa e presto, troppo presto, riprendiamo il cammino, per scendere seguiamo la cresta nord/ovest percorso spettacolare e che a nostro avviso dà più soddisfazione, in alternativa si potrebbe percorrere il sentiero CAI 143. Non ostante sia abbastanza aereo si cammina abbastanza spediti, solo verso il termine della cresta bisogna un pò aiutarsi con le mani  e la cresta si fa più ripida.
Adesso proseguiamo su sentiero più tranquillo e raggiungiamo in breve la Passo degli Uncini, da questo passo dovremmo prendere il sentiero n° 33 per il Passo della Greppia......ma chi sà com'è ? Forse per distrazione forse perché a qualcuno non bastava quello che avevamo fatto, il fatto sta' che abbiamo proseguito, sul 41, e abbiamo raggiunto La Foce del Frate o dell'Angiola;
luogo  molto panoramico sul mare e sul Fiocca e Sumbra, caratteristico è anche il monolite che dà il nome al passo sembra proprio un frate in preghiera.
Prendiamo il sentiero dal versante mare seguendo sempre il sentiero n° 41, dopo pochi metri sulla destra, scendendo, si può visitare una vecchia postazione, in galleria, della linea Gotica, che da qui passava, c'è anche il triangolo rosso che indica una fonte ma noi non l'abbiamo vista.
Riprendiamo il cammino subito il passo si fa incerto dato il fondo costituito da raveneto e molte sono le scivolate, inoltre scende sempre più ripidamente in numerose voltoline.
Scendendo giungiamo a una formazione rocciosa chiamata della Strega  detta così perchè il suo profilo somiglia alla faccia di una vecchia dal naso adunco, su falesie lì vicine si stanno cimentando in arrampicata un gruppetto di ragazzi.
Finalmente troviamo della vegetazione che ci ripara dal sole, le prime piante sono dei pini e successivamente faggi, il sentiero che sino ad ora è sceso in forte pendenza, ora in prossimità di un tratto roccioso diventa più pianeggiante ma l'illusione di proseguire in piano  e su terreno più stabile dura poco, infatti si scende di nuovo ripidamente ma a complicare notevolmente le cose sono le ingombrati ginestre che oltre a celare il sentiero bucano da tutte le parti e felci di dimensioni esagerate. Dobbiamo per forza di cose camminare con cautela. Nei tratti un po' più puliti diamo un'occhiata al panorama e di fronte a noi la bella cresta degli Uncini, che dovremmo riguadagnare, mentre a sinistra abbiamo la catena delle Apuane con il Sagro, il Grondilice, il Contrario, il Cavallo, la Tambura ed il Sella, invece a destra la Cresta dal Carchio al Focoraccia, al Passo del Pitone e a quello della Greppia.
Continuiamo a scendere ancora e in breve giungiamo ad una grossa croce metallica e subito dopo usciamo sulla strada alle spalle della cappellina dedicata ai caduti della Linea Gotica, siamo al Colle della Tecchia.
Qui,  fortunatamente troviamo una fontanella che ci permette di rifornirci d'acqua e rinfrescarci un pò.

" Il Colle della Tecchia si trova ad 879 metri di quota lungo la strada Massa-Arni, subito prima della galleria da Pian della Fioba in direzione Massa.
Il Colle della Tecchia è così chiamato per lo strapiombante dirupo sul quale si articola l’Orto Botanico.
Qua originano il sentiero 41 per Passo d’Angiola e le Gobbie ed il 188 per il Passo della Greppia." (http://www.escursioniapuane.com)

Dobbiamo necessariamente risalire verso il Passo della Greppia e tornando sui nostri passi lasciamo a sinistra il 41 appena percorso e prendiamo il 188.
Camminiamo speditamente, il sentiero/strada si fa percorrere facilmente bello in piano e presi dal fresco del bosco, la nessuna pendenza e la ciarleria facile per poco non oltrepassiamo l'imbocco del sentiero n° 188 sulla sinistra.
Iniziamo a salire nel bosco ma ben presto la vegetazione diventa molto folta prevalentemente alte felci e micidiali ginestroni che bucano da tutte le parti, si attraversano diversi canali e comunque abbiamo a vista la nostra meta, il Passo della Greppia, con il suo isolato alberello e il grande torrione.
Già quì la salita è molto ripida, meno male che stiamo camminando all'ombra.
Giunti al passo, dove è presente un tavolo con panche tipo pic nic, ci concediamo una pausa per andare ad ammirare il panorama che dà sul litorale e la sottostante valle del Vezza, ma non possiamo, d'altra parte, ignorare anche l'orribile scempio che viene fatto a queste splendide montagne con un'estrazione selvaggia del marmo, intere cime che non esistono più!
Dopo aver bevuto e mangiato un pò di frutta ristoratrice riprendiamo il cammino; al passo della Greppia termina il sentiero 188 e da qui transita il 33, che proviene dal Pasquilio, quindi adesso percorriamo quest'ultimo verso il Passo degli Uncini, che naturalmente non raggiungiamo. Con difficoltà troviamo tra folte felci il tracciato del sentiero e raggiunta la cresta troviamo un pò con sforzo d'orientamento l'imbocco del sentiero " Della Libertà". Antico tracciato recuperato dal CAI di Pisa che partendo dal paese di Antona, allora sotto controllo partigiano ma all’interno del territorio ancora occupato dai tedeschi, conduceva ad Azzano di Seravezza oltrepassando la linea del fronte situata lungo il crinale tra Altissimo e Folgorito.
Chiamarlo sentiero è un eufemismo, ogni tanto tra il paleo si notano dei segni rossi, nella parte più ripida vi sono dei paletti in legno con l'apice colorato in rosso, dove la ripidità è meno troviamo qualche segno su rocce.
Dopo un'interminabile discesa che ha messo alla prova le ginocchia, finalmente troviamo il sentiero 32, a sinistra torna al Passo degli Uncini e a destra prende quella che è la " Via Fanfani ":
Questo sentiero prende il nome dal politico toscano Amintore Fanfani (1908-1999) più volte presidente del consiglio. Egli, come ministro dell'agricoltura (1951-1953), promosse un piano di rimboschimento nazionale inteso a dar lavoro ai molti disoccupati dell'epoca oltre, naturalmente, ad aumentare il patrimonio boschivo del paese ridotto dalla guerra. Esso interesso anche le province di Massa e di Lucca e in particolare la zona della Linea Gotica, martoriata dallo stazionamento del fronte per molti mesi.

Questo sentiero si trova nell'alta valle del Serra e inizia subito dopo la Polla e la deviazione del Sentiero dei cavatori. La parte iniziale fu allargata con uso di esplosivi, poi il sentiero si sviluppa come mulattiera, preesistente, diretta al Passo della Greppia. In alto una deviazione segnata, ma malagevole, porta al Passo della Focoraccia (è un sentiero della Libertà), mentre poi il sentiero continua verso il Passo della Greppia per perdersi tra sfasciumi di roccia (questa parte è stata recuperata nel 2015 come Sentiero della Libertà dal Cai di Pisa). La parte alta del sentiero è conosciuta, impropriamente, come sentiero degli Agheti. Nel 2013 questo sentiero è stato segnato e numerato dal CAI Pisa ed è adesso sentiero 32.
( http://www.escursioniapuane.com/SDF/Sentiero32.html )

Noi dobbiamo raggiungere La Polla e quindi prendiamo a destra. Inizialmente è una traccia di sentiero mal tenuta e franosa. Poi l'impianto stradale si intuisce, anche se ormai invaso da alberi e arbusti. Già questa è una via poco percorsa ma da quando è ufficialmente chiuso per via di una vecchia frana avvenuta nel 2016, gli escursionisti evitano di frequentarla e purtroppo è destinata a scomparire.
La Via appare come una lunga cengia, quando giungiamo in zona frana capiamo dalla devastazione la portata della frana, davvero distruttiva, il sentiero non esiste più e dobbiamo proseguire a ridosso della parete graffiandoci con i molti ginestroni presenti.
Continuiamo sempre nel bosco, quando ne usciamo siamo in prossimità del sentiero dei cavatori che infatti troviamo poco dopo. E successivamente La Polla, la sorgente del fiume Serra e infine ci ritroviamo sulla marmifera che ci riconduce dove abbiamo lasciato l'auto.
Escursione appagante, magari se si tralascia la discesa, secondo me inutile, al Colle della Tecchia appagherebbe di più! Comunque un vero giro d'avventura su terreno apuano.
Ora non ci resta che trovare dove chiudere la giornata davanti ad una bella birra fresca!


Alla prossima.

Foto escursione
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