25/07/2020 Canale ovest
Altissimo
Altra ravanata
apuana
L’Altissimo nella poesia
Il monte
ispirò anche il poeta Gabriele
d’Annunzio
“Il
Peplo Rupestre”
Mutila dea, tronca le braccia e
il collo,
la cima
dell’Altissimo t’è ligia.
È
tua la rupe onde alla notte
stigia
discese il bianco
aruspice d’Apollo.
La cruda
rupe che non dà mai crollo,
o
Nike, il tuo ventoso peplo
effigia!
La violenza delle
tue vestigia
eternalmente anima il
sasso brollo.
Quando sul mar
di Luni arde la pompa
del
vespro e la Ceràgiola è cruenta
sotto il monte maggior che la
soggiòga,
sembra che
dispetrata a volo irrompa
tu
negli ardori e sul mio capo io
senta
crosciar la foga
dell’immensa foga.
Sentieri
ufficiali CAI :
41
Pian delle Fioba Rifugio Citta’ di Massa – Colle della Tecchia – La
strega – Canal d’Angiola – Foce del Frate – Passo degli Uncini. 188
Colle della Tecchia
- Passo
della Greppia (1210 m)
Periodo
consigliato: Tarda primavera e in estate
Traccia Google Earth - Traccia GPS
Percorso:
Azzano(marmifera per
cave ) 440m.
La Polla 660 m.
Sentiero dei Cavatori
Marmifera verso cava della Tela
Canale Ovest
Vetta Altissimo
Passo degli Uncini
Passo del Frate o dell'Angiola
Colle della Tecchia
Passo della Greppia
Sentiero 33
Sentiero 32
Come
Arrivare
:
Da Seravezza si continua per immettersi nella provinciale per
Castelnuovo Garfagnana e si torna subito indietro a sinistra per
il senso unico verso Seravezza e ci si immette sulla strada che
sulla destra porta a Giustagnana (2 km), La Cappella e ad Azzano
(8 km), l'inizio della marmifera si trova un chilometro più
avanti. In alternativa si può seguire la strada che inizia prima
del ponte per Seravezza che passa per Riomagno (2,4 km) e per
Malbacco (3 km). Essa costeggia il torrente Serra fino a
cambiare direzione e incontrare la marmifera (7,3 km) per le
cave dell'Altissimo sulla sinistra. Il secondo percorso è più
panoramico sul monte Altissimo mentre il primo permette di
visitare la Pieve della Cappella.
33
Pasquilio – Granaiola- Passo del Pitone –
Passo della Greppia
32
Azzano marmifera Henraux (440 m) - La Polla (600 m) -
[deviazione Sentiero dei Cavatori] - [deviazione sentiero della Libertà
per Passo della Focoraccia] - [deviazione sentiero della Libertà per il
Passo della Greppia] - innesto marmifera (1115 m) - [innesto sentiero NN
per il Passo degli Uncini] - ferrata - Cava della Tela (1230 m) - Foce
dell'Onda (1460 m) [innesto 143] - Passo del Vaso Tondo (1382 m)
[innesto 142] – Cave del Fondone (1207 m) [innesto 31].
altri sentieri non gestiti dal CAI
Tempo di
percorrenza:
percorrenza totale:
8,00h
Classificazione:
Esperti ( Tratti alpinistica facile) II -
III
(Scala UIAA) Terreno
tipico apuano sfasciumi e roccia marcia
Acqua:
Al Colle della Tecchia
Traccia non Precisa
Punti sosta:
Nessuno, dalla vetta dell'Altissimo in caso d'emergenza si può
raggiungere il paese di Arni in circa
due ore
Questa volta altra escursione
d'avventura, e come poteva essere diversamente quando la proposta giunge da
Emanuele? Non mi aspettavo niente di più tranquillo!
Dove? A sì andremo
alla scoperta del canale Ovest dell'Altissimo, la difficoltà la
conosciamo solo per aver letto qualcosa di sicuro c'è solo che si tratti di una "ravanata apuana "pazzesca.
L'appuntamento lo abbiamo per le 6,30, alle 6,15 siamo già al bar
per un veloce caffè. Quindi partiamo alla volta di Azzano, nel Seravezzino.
Raggiungiamo il capoluogo
e seguiamo la strada che inizia prima del ponte per Seravezza
che passa per Riomagno e per Malbacco. La strada costeggia il torrente
Serra fino a cambiare direzione e incontrare la marmifera per le cave
dell'Altissimo sulla sinistra. La strada è chiusa da un grosso cancello e
all'esterno vi sono cartelli di divieto di sosta. per non incorrere in
discussioni o peggio multe parcheggiamo in uno slargo sulla strada asfaltata
a pochi metri dal cancello.
Imbocchiamo la strada marmifera, ma
qui notiamo che è stato messo un cancello, in precedenza si poteva arrivare
con le auto sino ad una sbarra in località Mortigliani dove c'è
Palazzo dell’Altissimo (ex casa Henraux). Qui
è possibile rifornirsi d'acqua.
Mentre camminiamo il nostro sguardo va
verso l'alto e ricerchiamo la nostra meta, seguendo con lo sguardo la
cresta che segue fino al passo della Greppia e degli Uncini e poi infine al
Monte Altissimo.
Andando avanti troviamo, sul lato destro della strada,
una cabina elettrica e subito dopo siamo sul piazzale della Polla. La prima
cosa che si nota e la bella cappellina dedicata alla Madonna della Tacca
Bianca. La statua che è all'interno nel 1946 era stata posizionata alla cava
della Tacca Bianca e poi riposiziona in questo luogo nel 1979.
Proprio
davanti alla cappellina, posizionata sotto strada e per questo non visibile,
c'è una fontana, ultimo posto per prendere acqua, acqua che non troveremo
più per molto, molto tempo.
La strada prosegue sulla destra, verso la
cava della Mossa, conosciuta come la cava di Michelangelo, noi prendiamo
invece sulla sinistra sulla strada che si congiungeva alla via di lizza che
scendevano dalla cava della Mossa.
Strada che termina ben presto presso
un ravaneto che scende dalla cava della Mossa, con attenzione scendiamo in
quello che è il greto del canale dove sgorga la sorgente del fiume Serra, la
cosi detta " Polla".
Una volta attraversato e risalito brevemente il
ravaneto inizia quello che è il sentiero dei cavatori, presente su un
masso l'indicazione.
Iniziamo a salire su quello che ne è rimasto
della vecchia lizza, attenzione a salire verso destra, la traccia che è a
sinistra è il sentiero Fanfani, che percorreremo al ritorno, la cui ampia sede è frutto degli esplosivi.
Fu realizzato nel dopoguerra, nel quadro delle attività di rimboschimento
volute da Amintore Fanfani, nel periodo in cui fu ministro dell’Agricoltura
(1951-53).
Il sentiero prosegue comunque come mulattiera preesistente al
sentiero Fanfani, diretta alla zona del Passo della
Greppia, conosciuta anche come sentiero degli Agheti.
Comunque il
sentiero dei Cavatori è ben segnato con bolli rossi e come detto sale verso
destra, destra che prendiamo anche quando inizia il vero e proprio sentiero
dei cavatori. Questi sentieri sono caratterizzati da moltissimi scalini che
servivano ad agevolare in parte la lunga salita che dovevano fare i vecchi
cavatori. La fatica comunque doveva essere enorme visto la ripidità. E noi
che arranchiamo affannando ci domandiamo: " ma che gente era quella? "
Purtroppo questo come tanti altri sta andando in rovina e la parte bassa è
molto distrutta specialmente in presenza di canali. In compenso si cammina
nel fresco del bosco, solo ogni tanto proseguiamo all'aperto e possiamo
vedere in basso il percorso fatto.
Si attraversano canaloni che ci
rendono il cammino più difficile visto i molti sassi mobili, più di una
volta si sente l'avviso: " sasso, sasso" e anche la notevole ripidità,
attraversato l'ennesimo canalone di detriti ci troviamo su un tratto erboso
e da qui abbiamo la vista su quello che era il Picco di Falcovaia, ormai
distrutto dalle cave delle Cervaiole. Questa località è uno dei simboli
della distruzione e scempio che viene fatte sulle nostre montagne, Il Picco
non esiste più, rimane solo qualche spuntone
di roccia, ma solo per poco tempo ancora. Forse non era una grande montagna,
ma oggi semplicemente non è più niente, solo il ricordo di un’antica e
incontaminata bellezza. Sicuramente una bellezza
modesta, ma dignitosa, dove i pastori portavano le loro pecore e dove la
popolazione raccoglieva liberamente legna e pietre. Il destino del Picco di
Falcovaia non può lasciarci indifferenti: di situazioni simili sulle Apuane
ce ne sono, purtroppo, diverse altre.
Si parte tra detriti che
ci creano qualche difficoltà d'equilibrio, non sta' niente fermo!
Proseguiamo sul sentiero a zig zag
e salendo ci allontaniamo dalla zona del canale e il sentiero è in buone
condizioni, si possono ancora ammirare l'ingegno e la fatica che sono stati
necessari per creare questi arditi sentieri, trasportando e e mettendo in
posa migliaia e migliaia di massi per creare una via lastricata e a tratti
scalinata.
Siamo in vista del muro di contenimento della marmifera che
raggiungiamo dopo un'ultima ripida salita.
Percorriamo, ora, la strada verso sinistra
in salita scavalcando diverse volte la cresta sud-ovest del monte
Altissimo che scende dal Passo del Vaso Tondo e separa la zona della Tacca
Bianca da quella dei Colonnoni. Il panorama si apre proprio su quest’ultima
zona, sul mare, su Azzano e il suo Cavallino.
Continuiamo sulla strada
per due tornanti e giungiamo ad un bivio, prendiamo verso sinistra e ci
troviamo in un piazzale dove sono ben accatastati molti blocchi di
marmo già belli squadrati subito dopo percorriamo una strada
marmifera non compiuta che doveva arrivare alle cave dei Colonnoni e
della Tela, evidentemente è finito prima il marmo che la strada!
Ormai di strada ha più poco ma il tracciato anche se coperta da erba
è ancora ben visibile. Dopo alcuni tornanti tralasciamo il bivio per
il sentiero n° 32, segnalato, proseguiamo brevemente, davanti a noi
una galleria e poco prima di questa sfocia un canale, questo è il
canale ovest.
Subito lo imbocchiamo e diamo uno sguardo verso
l'alto, certo ce n'è di strada da fare!
Foto
storica anni 50, escursionisti UOEI sul Sentiero dei Tavoloni
dal sito UOEI Pietrasanta
Siamo
al primo risalto, dalle relazioni sappiamo che ce ne sono tre; questo
risalto ci risulta abbastanza facile, dovrebbe essere un II° assai liscio al
centro ma ben percorribile sui lati.
Superato questo risalto troviamo un
pendio erboso che in "paleo traction" risaliamo. alla sommità del pendio
troviamo il sentiero che dal Paso degli Uncini porta alla cava della Tela,
attraversato il sentiero il canale si incassa e quasi subito ci troviamo al
secondo risalto circa tre quattro metri, dal basso non sembra neanche tanto
difficile, io lo prendo a sinistra, Emanuele a destra ma in ogni caso la
natura del terreno lo rende ostico in quanto ogni roccia che tocchiamo ci
rimane in mano. Decidiamo di spostarci ancora un po' a sinistra e saliamo tra
roccia, marcia e paleo ma un po' più abbordabile. Volendo si potrebbe
ulteriormente spostarsi a sinistra ed è possibile aggirarlo.
Continuiamo
nel solco del canale ricoperto interamente da detriti instabili, saliamo
ancora e troviamo l'ultimo risalto, una parete di circa una decina di metri,
verticale, e a guardarlo se ne evince la difficoltà, la roccia già da sotto
si vede benissimo che non cambia natura e come in precedenza si tratta di
roccia instabile, dovrebbe essere un III° ma le difficoltà sono più per l'improteggibilità,
la verticalità e naturalmente l'estrema instabilità. Comunque c'è la
possibilità anche di aggirare la parete spostandoci sulla sinistra e salendo
su per pendio erboso per poi traversare ritornando verso il canale, per
raggiungerlo bisogna attraversare una balconata rocciosa, instabile, e assai
aerea.
Superiamo la bastionata e siamo ancora nel canale e ormai siamo
in vista della cima, la croce di vetta inizia a vedersi. Il canale diventa
sempre più ampio ed erboso, seguiamo un piccolo canalino erboso e infine
raggiungiamo la vetta tra lo stupore di escursionisti presenti in vetta.
Oggi la fatica è ripagata da una vista incredibile, a ovest osserviamo
un ampio tratto della costa toscana e non possiamo fare a meno di pensare ai
tanti turisti che con tutta probabilità stanno affollando le spiagge mentre
noi ci troviamo a quasi 1600 metri di quota. Verso nord ovest appare ben
visibile il promontorio di Lerici ma anche il golfo di La Spezia con le
isole di Palmaria e Tino, proprio davanti a noi scorgiamo anche le
isole della Gorgona, Capraia, a sud l'Elba e tra la foschia anche la Corsica. Verso
settentrione spicca l’affilato spigolo di Monte Sagro, ultima grande cima
apuana muovendo verso nord; alla sua destra ecco il cocuzzolo di Monte
Tambura e il pronunciato valico di Passo Sella; muovendo ulteriormente verso
oriente appare ben visibile l’erbosa vetta del Fiocca e la grande parete
rocciosa del Sumbra quindi un tratto della Garfagnana oltre la quale è
presente come una barriera il crinale appenninico. Infine, verso sudest,
ecco un altro bel gruppo di famose vette Apuane: in primo piano, da sinistra
a destra, il Freddone e Monte Corchia; fra i due, ma più in lontananza, ecco
la Pania Secca, il Pizzo delle Saette e la Pania della Croce, forse la più
famosa tra le vette del gruppo.
Ci riposiamo un attimo, beviamo e
mangiamo qualcosa e presto, troppo presto, riprendiamo il cammino, per
scendere seguiamo la cresta nord/ovest percorso spettacolare e che a nostro
avviso dà più soddisfazione, in alternativa si potrebbe percorrere il
sentiero CAI 143. Non ostante sia abbastanza aereo si cammina abbastanza
spediti, solo verso il termine della cresta bisogna un pò aiutarsi con le
mani e la cresta si fa più ripida.
Adesso proseguiamo su sentiero
più tranquillo e raggiungiamo in breve la Passo degli Uncini, da questo
passo dovremmo prendere il sentiero n° 33 per il Passo della Greppia......ma
chi sà com'è ? Forse per distrazione forse perché a qualcuno non bastava
quello che avevamo fatto, il fatto sta' che abbiamo proseguito, sul 41, e
abbiamo raggiunto La Foce del Frate o dell'Angiola; luogo molto panoramico
sul mare e sul Fiocca e Sumbra, caratteristico è anche il monolite che dà il
nome al passo sembra proprio un frate in preghiera.
Prendiamo il sentiero
dal versante mare seguendo sempre il sentiero n° 41, dopo pochi metri sulla
destra, scendendo, si può visitare una vecchia postazione, in galleria,
della linea Gotica, che da qui passava, c'è anche il triangolo rosso che
indica una fonte ma noi non l'abbiamo vista.
Riprendiamo il cammino subito il
passo si fa incerto dato il fondo costituito da raveneto e molte sono le
scivolate, inoltre scende sempre più ripidamente in numerose voltoline.
Scendendo giungiamo a una formazione rocciosa chiamata della Strega detta
così perchè il suo profilo somiglia alla faccia di una vecchia dal naso
adunco, su falesie lì vicine si stanno cimentando in arrampicata un gruppetto di ragazzi.
Finalmente troviamo della vegetazione che ci ripara dal sole, le prime
piante sono dei pini e successivamente faggi, il sentiero che sino ad ora è
sceso in forte pendenza, ora in prossimità di un tratto roccioso diventa più
pianeggiante ma l'illusione di proseguire in piano e su terreno più
stabile dura poco, infatti si scende di nuovo ripidamente ma a complicare
notevolmente le cose sono le ingombrati ginestre che oltre a celare il
sentiero bucano da tutte le parti e felci di dimensioni esagerate. Dobbiamo
per forza di cose camminare con cautela. Nei tratti un po' più puliti diamo
un'occhiata al panorama e di fronte a noi la bella cresta degli Uncini, che
dovremmo riguadagnare,
mentre a sinistra abbiamo la catena delle Apuane con il Sagro, il
Grondilice, il Contrario, il Cavallo, la Tambura ed il Sella, invece a
destra la Cresta dal Carchio al Focoraccia, al Passo del Pitone e a quello
della Greppia.
Continuiamo a scendere ancora e in breve giungiamo ad una
grossa croce metallica e subito dopo usciamo sulla strada alle spalle della
cappellina dedicata ai caduti della Linea Gotica, siamo al Colle della
Tecchia.
Qui, fortunatamente troviamo una fontanella che ci
permette di rifornirci d'acqua e rinfrescarci un pò.
" Il Colle della Tecchia
si trova ad 879 metri di quota lungo la
strada Massa-Arni, subito prima della galleria da Pian della Fioba in
direzione Massa.
Il Colle della Tecchia è così chiamato per lo
strapiombante dirupo sul quale si articola l’Orto Botanico.
Qua
originano il sentiero 41 per Passo d’Angiola e le Gobbie ed il 188 per il
Passo della Greppia." (http://www.escursioniapuane.com)
Dobbiamo necessariamente risalire verso il Passo della Greppia e tornando
sui nostri passi lasciamo a sinistra il 41 appena percorso e prendiamo il
188.
Camminiamo speditamente, il sentiero/strada si fa percorrere
facilmente bello in piano e presi dal fresco del bosco, la nessuna pendenza
e la ciarleria facile per poco non oltrepassiamo l'imbocco del sentiero n°
188 sulla sinistra.
Iniziamo a salire nel bosco ma ben presto
la vegetazione diventa molto folta prevalentemente alte felci e micidiali
ginestroni che bucano da tutte le parti, si attraversano diversi canali e
comunque abbiamo a vista la nostra meta, il Passo della Greppia, con
il suo isolato alberello e il grande torrione.
Già quì la salita è molto
ripida, meno male che stiamo camminando all'ombra.
Giunti al passo, dove
è presente un tavolo con panche tipo pic nic, ci concediamo una pausa per
andare ad ammirare il panorama che dà sul litorale e la sottostante valle
del Vezza, ma non possiamo, d'altra parte, ignorare anche l'orribile scempio
che viene fatto a queste splendide montagne con un'estrazione selvaggia del
marmo, intere cime che non esistono più!
Dopo aver bevuto e mangiato un
pò di frutta ristoratrice
riprendiamo il cammino; al passo della Greppia termina il sentiero 188 e da
qui transita il 33, che proviene dal Pasquilio, quindi adesso percorriamo
quest'ultimo verso il Passo degli Uncini, che naturalmente non raggiungiamo.
Con difficoltà troviamo tra folte felci il tracciato del sentiero e
raggiunta la cresta troviamo un pò con sforzo d'orientamento l'imbocco del
sentiero " Della Libertà". Antico tracciato recuperato dal CAI di Pisa che
partendo dal paese di Antona, allora sotto controllo partigiano ma
all’interno del territorio ancora occupato dai tedeschi, conduceva ad Azzano
di Seravezza oltrepassando la linea del fronte situata lungo il crinale tra
Altissimo e Folgorito.
Chiamarlo sentiero è un eufemismo, ogni tanto tra
il paleo si notano dei segni rossi, nella parte più ripida vi sono dei
paletti in legno con l'apice colorato in rosso, dove la ripidità è meno
troviamo qualche segno su rocce.
Dopo un'interminabile discesa che ha
messo alla prova le ginocchia, finalmente troviamo il sentiero 32, a
sinistra torna al Passo degli Uncini e a destra prende quella che è la " Via
Fanfani ":
Questo sentiero prende il nome
dal politico toscano Amintore Fanfani (1908-1999) più volte presidente del
consiglio. Egli, come ministro dell'agricoltura (1951-1953), promosse un
piano di rimboschimento nazionale inteso a dar lavoro ai molti disoccupati
dell'epoca oltre, naturalmente, ad aumentare il patrimonio boschivo del
paese ridotto dalla guerra. Esso interesso anche le province di Massa e di
Lucca e in particolare la zona della Linea Gotica, martoriata dallo
stazionamento del fronte per molti mesi.
Questo sentiero si trova nell'alta
valle del Serra e inizia subito dopo la Polla e la deviazione del Sentiero
dei cavatori. La parte iniziale fu allargata con uso di esplosivi, poi il
sentiero si sviluppa come mulattiera, preesistente, diretta al Passo della
Greppia. In alto una deviazione segnata, ma malagevole, porta al Passo della Focoraccia (è un sentiero della Libertà), mentre poi il sentiero continua
verso il Passo della Greppia per perdersi tra sfasciumi di roccia (questa
parte è stata recuperata nel 2015 come Sentiero della Libertà dal Cai di
Pisa). La parte alta del sentiero è conosciuta, impropriamente, come
sentiero degli Agheti. Nel 2013 questo
sentiero è stato segnato e numerato dal CAI Pisa ed è adesso sentiero 32.
( http://www.escursioniapuane.com/SDF/Sentiero32.html
)
Noi dobbiamo raggiungere La Polla
e quindi prendiamo a destra. Inizialmente è una traccia di sentiero mal
tenuta e franosa. Poi l'impianto stradale si intuisce, anche se ormai invaso
da alberi e arbusti. Già questa è una via poco percorsa ma da quando è
ufficialmente chiuso per via di una vecchia frana avvenuta nel 2016, gli
escursionisti evitano di frequentarla e purtroppo è destinata a scomparire.
La Via appare come una lunga cengia, quando giungiamo in zona frana capiamo
dalla devastazione la portata della frana, davvero distruttiva, il sentiero
non esiste più e dobbiamo proseguire a ridosso della parete graffiandoci con
i molti ginestroni presenti.
Continuiamo sempre nel bosco, quando ne usciamo siamo in
prossimità del sentiero dei cavatori che infatti troviamo poco dopo. E
successivamente La Polla, la sorgente del fiume Serra e infine ci ritroviamo
sulla marmifera che ci riconduce dove abbiamo lasciato l'auto.
Escursione
appagante, magari se si tralascia la discesa, secondo me inutile, al Colle
della Tecchia appagherebbe di più! Comunque un vero giro d'avventura su
terreno apuano.
Ora non ci resta che trovare dove chiudere la giornata
davanti ad una bella birra fresca!
Alla prossima.
Foto
escursione
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