24/05/2020 Ferrata Tordini - Galligani o Siggioli, Pizzo d'Uccello dalla Cresta Capradossa


Vista sul Pisanino dalla Foce Siggioli

 

Itinerario: Sbarra della marmifera a Ugliancaldo 820 mt. - Attacco della ferrata 100 mt - fine ferrata 1400 mt - Foce Siggioli 1390 mt  -  Cresta Capradossa -Pizzo d'Uccello- Foce a Giovo - Poggio Baldozzana 1330 mt - sentiero 192 sino alla sbarra della cava.   La Ferrata ha un dislivello di 400 m.;  550 m. di Cavo continuo

Come Arrivare:
Usciti dal casello autostradale di Aulla,si segue per Fivizzano fino a seguire poi le indicazioni per Gassano e poi per Ugliancaldo. Da qui si segue per le cave di Cantonaccio fino alla sbarra 820 mt (4km circa di strada sterrata percorribile in macchina).Dalla sbarra seguire la carrabile (indicazioni) fino alla casa dei vecchi macchinari 870mt, passate le cave ci si inoltra nel bosco (indicazioni ferrata) e tramite sentiero segnato prima nel bosco e poi su fasce rocciose si perviene all'attacco (cira 1 h)

 INDICAZIONI STRADALI
 
    Sentieri: 
192 Equi Terme-Solco di Equi-Cave del Cantonaccio-La sbarra della strada marmifera-Poggio Baldozzana
190

Vinca – Foce dei Lizzari – “sentiero attrezzato D.Zaccagna” – Cave del Cantonaccio            (SENT. ZACCAGNA CHIUSO )

181

Pieve S.Lorenzo – Ugliancaldo – Poggio Baldozzana – Costiera di Capradossa – Foce Siggioli – Giovetto – Foce di Giovo


 

  
                            


 

Classificazione: EE(Allenati) e Attrezzati

Moderatamente difficile

Tempo di percorrenza:  Complessivamente 7,00 h cammino effettivo
 
Acqua: Al paese di Ugliancaldo
 
Punti sosta: Ugliancaldo
 
Scarica traccia GPS - Traccia Google Hearth
 La traccia è di Lorenzo Verdiani tratta da Wikiloc

 

Periodo consigliato: Da Primavera all'autunno, sconsigliata in inverno
 con presenza di neve e ghiaccio.

 

           

 

Sono passati più di due mesi da qiando abbiamo effettuato la nostra ultima escursione e non vediamo l'ora di ripartire, vogliamo ripartire alla grande abbiamo deciso per la salita al Pizzo d'Uccello facendo prima la ferrata Tordini Gallicani che dalle cave del Cantonaccio, presso Ugliancaldo, ci porterà a Foce a Siggioli.
L’itinerario  si sviluppa lungo un bello e regolare sperone roccioso all’ombra della spettacolare parete nord del Pizzo d’Uccello ,sulla quale sono state scritte alcune delle più gloriose pagine dell’alpinismo sulle Alpi Apuane.
La ferrata fu realizzata nel 1971 a cura della sezione C.A.I. di Pisa per agevolare l’accesso al versante meridionale del Pizzo d’Uccello,ed è dedicata alla memoria degli alpinisti pisani Brunello Tordini e Pier Luigi Galligani, caduti in montagna. La via è moderatamente difficile ma non esente da qualche passaggio tecnico e atletico, e richiede ugualmente un certo impegno per la continuità; la roccia è generalmente buona e solo nella parte alta si presenta qualche breve tratto un po’ friabile; sulle placche della zona inferiore occorre prestare attenzione a non smuovere sassi che rotolerebbero lungo il percorso di salita; in diversi punti la progressione è agevolata da qualche tacca superficiale scavata artificialmente nella roccia; il percorso è attrezzato ininterrottamente su un dislivello di 400mt, per 550mt circa di sviluppo; il cavo è generalmente ben teso, e nei tratti meno ripidi quasi sempre mantenuto a circa 70cm di distanza dalla roccia da solidi tondini metallici con anello. Pur essendo un itinerario di bassa quota, sviluppandosi in una profonda valle esposta a nord non si presta ad essere percorso nei mesi invernali, e dopo inverni particolarmente nevosi può risultare percorribile solo a stagione avanzata. 

Emanuele passa a prendermi alle 06,00 con qualche mugugno perché voleva partire prima ma dopo un mio netto rifiuto ci accordiamo per quell'ora; partiamo percorrendo l'autostrada sino ad Aulla e poi la nostra meta automobilistica finale: il paese di Ugliancaldo dove incontriamo Fabio.

 Antico borgo nel comune di Casola, a 743 metri, che si distende su un crinale panoramico sul Pizzo d’Uccello e sul Pisanino che divide la valle del Lucido da quella del Tassonaro.
Probabilmente il nome deriva dal gentilizio romano Ulius.
Fu fiorente centro artigianale medievale e subì danni notevoli nel disastroso terremoto che colpì la zona l’11 aprile 1837.
Questo sisma produsse la scomparsa del sottostante centro di Uglianfreddo (da non confondere con Uglianfreddo ai Cerri nel comune di Fivizzano).
Oggi in parte le case sono state ricostruite e sono usate per le vacanze mentre molte sono dirute.
É presente una chiesa del XV secolo dedicata a Sant’Andrea ed un Oratorio del XVIII secolo dedicato a San Rocco.
Qua arriva il sentiero 181 da Pieve San Lorenzo ed il 176 da Equi Terme.
(dal sito Escursioni Apuane
http://www.escursioniapuane.com/itinerari/lemma.aspx?ID=972 ).

Una volta giunti al paese lasciamo un'auto presso una marginetta appena prima di entrare in paese e con l'altra andiamo verso le  cave di Cantonaccio fino a una sbarra che ci impedisce di andare oltre, località Zappello. Sono circa 4 km di sterrata che in alcuni tratti e alquanto sconnessa dal passaggio dei mezzi pesanti.
Parcheggiamo in una piazzola laterale e ci prepariamo alla partenza.
Imbocchiamo la carrabile che da prima scende qualche metro, quindi risale mantenendosi a sinistra e con alcuni tornanti raggiunge la Casa dei Vecchi
Macchinari (868mt), nei pressi delle cave alte del Cantonaccio.
Oltrepassate queste dobbiamo percorrere ancora molta strada con ripide rampe che ci troncano il fiato, finalmente lasciamo questa noiosa e polverosa strada e ci inoltriamo nel bosco dove un sentiero ben segnato consente di passare nuovamente sopra le cave, attraversare alcune facili fasce rocciose e raggiungere alla fine un ballatoio alberato ai piedi delle placche dove il cavo metallico indica chiaramente l’inizio della ferrata (1000mt).
Eccoci finalmente, ci armiamo di attrezzatura da ferrata: imbraco, dissipatore e caschetto e subito ci cimentiamo nella salita.
In seguito all'evento sismico del 2013 la ferrata era stata danneggiata
nel suo tratto inferiore dalla caduta di un grosso blocco di roccia di almeno 5 mc che ha provocato la rottura del cavo.
Dopo circa un anno fu risistemata dalla sezione CAI  di Pisa variandone il tracciato nel primo tratto.

Il primo tratto
di salita si sviluppa da prima lungo una fascia di placche coricate di ottima roccia, dove si procede prevalentemente in aderenza e senza sforzi particolari, tranne alcuni brevi passaggi un po’ atletici per rimontare un paio di risalti della roccia; l’ultimo di questi risalti immette su un ampio piano inclinato con numerosi alberelli e cespugli ed il fondo a tratti un po’ rotto: si prosegue senza grosse difficoltà, prestando attenzione a non smuovere sassi, fino a raggiungere la cresta dello sperone. Saliamo agevolmente e rimaniamo affascinati dalla vicina e vertiginosa  parete nord del Pizzo d'Uccello, 800 metri di parete verticale dove spesso rimbombano le urla di richiamo di alcuni alpinisti che la stanno scalando.
Il percorso poi si sviluppa proprio sul filo della cresta, seguendola quasi fedelmente tranne che in alcuni punti dove ci si sposta lateralmente percorrendo un traverso per vincere un risalto strapiombante, denominato " Il Naso" è questo un passaggio chiave nel quale si aggira un roccione; la pendenza è quasi costante, solo attenuata da qualche pulpito dove si può riposare; molto caratteristico è un passaggio di alcuni metri su una lastra di marmo bianco e rosa," Il Belvedere" che a dispetto delle apparenze offre delle ottime condizioni di aderenza.

Ecco siamo alla fine e sbuchiamo sulla Costiera di Capradossa (1400mt) a pochi metri dalla Foce Siggioli, da qui si possono godere meravigliosi scorci sul Pisanino, sul Monte Cavallo e sul Garnerone - Grondilice.
Giungiamo alla fine della ferrata e come già sperimentato ci ha molto gratificato, un ambiente da favola!
Non possiamo fare a meno di ammirare il magnifico panorama descritto sopra e naturalmente facciamo molte foto che ci immortalano tutti  felici per l'impresa compiuta.
Scendiamo alla vicina e sottostante  Foce Siggioli 1390 mt, sostiamo un attimo solo per toglierci l'imbrago e bere un sorso d'acqua. Continuiamo subito seguendo brevemente il sentiero 181 sino a che non incontriamo un altro sentiero che si parte sulla destra, bisogna fare attenzione si nota ma non molto evidente e sì c'è un segno rosso su un albero ma non molto evidente.
Una volta individuato poi diventa evidente e anche assai segnato con tratti rossi; il sentiero, se così lo vogliamo chiamare, costeggia la cresta  da dove abbiamo una vista superba sull'intero ambiente. Poco prima del Picco di Capradossa affrontiamo un traverso un po' delicato.   Proseguiamo sino al Ripiano di Capradossa  punto in cui la cresta si allarga e scorre pari con dietro il Torrione, il Pizzo d’Uccello e la profonda spaccatura del famoso Canale dei Genovesi.
Proseguendo potremmo salire al Picco di Capradossa ma vi rinunciamo, forse abbiamo fatto male perché da lì c'è una vista invidiabile sulla parete Nord - Nord / Est del Pizzo che è veramente vicina e così anche il canale dei Genovesi.
Noi proseguiamo sulla traccia riconoscibile da numerose tracce rosse, il sentiero raggiungerebbe la via normale del Pizzo d'Uccello , noi preferiamo fare una strada un pò più avventurosa e appena usciti da un boschetto ci troviamo su ghiaione, sulla nostra destra troviamo un primo canale lo tralasciamo sino a raggiungere un altro canale che sale alla vetta dal versante est. Lo imbocchiamo e quì la difficoltà è quella della progressione, un passo aventi due indietro. Ci dirigiamo verso un gruppo d'alberi e prendiamo l'imbocco del canale ancora con molti detriti ma man mano la roccia diventa un po' più compatta e riusciamo a progredire bene. Complice una grandinata di sassi indossiamo di nuovo il casco.
La salita non presenta particolari difficoltà e dopo averlo percorso per circa 100 metri lo si lascia quando esso si allarga per traversare verso destra per altri 100 metri circa mirando ad una selletta erbosa.
Volendo si può proseguire a dritto nel canale e facendo così immetterci sulla via normale dopo altri 50 metri.
Ma è più interessante traversare a destra in quanto l’ambiente è più panoramico e ci si rende conto meglio di come è fatto il versante Est di questa montagna.
Il traverso verso destra fino alla selletta non è difficile ma avviene su terreno poco stabile e abbastanza inclinato.
Giunti alla selletta siamo vicini alla parte terminale della cresta di Capradossa e al canale dei Genovesi che scorre profondo e più stretto rispetto alla parte bassa.
Dalla selletta pian piano ci si sposta verso destra e si inizia a salire senza particolari difficoltà la cresta vera e propria con a destra l’evidente canale a tratti ben visibile fino a giungere all’antecima del Pizzo d’Uccello (presso la quale termina il canale dei Genovesi) da dove passa la Via Normale che si percorre per un breve tratto fino a giungere alla vetta.
Eccoci in vetta dove troviamo diverse persone , per la precisione siamo tutti ben disciplinati e ognuno mantiene le distanze previste in questo momento COVID. Non siamo, però, fortunati perché nel frattempo si sono addensate nuvole che ci impediscono la vista sul panorama. Ci fermiamo giusto il tempo di mangiare qualcosa e rifocillarci un po' ma visto e nuvolaglia decidiamo di ridiscendere dalla via normale.
La discesa non è difficile ma comunque richiede attenzione e piede fermo, comunque tranne alcuni brevi passaggi esposti vere difficoltà non ce ne sono.
Si giunge alla Foce del Giovetto e si riprende il CAI 181 fino a Foce Siggioli dove c’è qualche punto un pochino esposto ma attrezzato con cavo. Superata Foce Siggioli si risale seguendo sempre i segni del CAI e si percorre l’aerea e panoramica costiera di Capradossa che rappresenta uno dei punti più belli e panoramici toccati da questo giro che però è stata rovinata dalla presenza di cavi che fungono da scorri mano protettivo, anti estetici e inutili in quanto il tratto è aereo ma facile.
La cresta finisce e dopo aver superato un bosco si giunge all’area prativa di Poggio Baldozzana dopo di che ci si immette a sinistra sul CAI 192.
Dopo aver fatto altri svariati tornanti si giunge ad un importante bivio che non è facile da individuare anziché proseguire per l’evidente e  sentiero segnato bisogna girare bruscamente a sinistra su un sentiero inizialmente poco visibile all’inizio del quale, alla base di un albero, è presente un piccolo ometto in pietra che noi abbiamo rinvigorito con altri sassi, comunque sforzando un pò la vista sempre quì c,è anche una roccia dove vagamente si intravede la scritta " Sbarra".
Il sentiero è ben messo e segnato ma in tre punti abbiamo trovato alberi caduti che lo hanno fatto scomparire: il primo dove c’è un recinto con filo spinato dove bisogna procedere a dritto e superare un canaletto, il secondo dove basta proseguire dritto oltrepassando gli alberi caduti, il terzo poco prima dell’arrivo al punto di partenza.
L’ultimo tratto (il terzo) è veramente impraticabile perché i moltissimi alberi caduti hanno cancellato il sentiero che sarebbe proseguito oltre un canale e i segni del CAI sono assenti o più probabilmente dipinti sugli alberi caduti.
Avendo ben presente che il canale in questione è lo stesso che si vede arrivare da dove si è parcheggiata l’auto abbiamo deciso di scenderlo senza pensarci troppo e infatti è stata la soluzione migliore.
Il canale va sceso per non più di 100 metri, è a tratti poco infrascato ma non presenta particolari difficoltà.
Consiglio di portare molta acqua perché il sole se c’è picchia forte e fonti d’acqua non ci sono, l'unico punto dove abbiamo trovato acqua è quasi alla fine del sentiero 192, prima della sbarra, dove da un tubo, del troppo pieno di un a captazione acqua, ci ha permesso di riempire la borraccia: ma a questo punto non è che sia stata tanto utile; in caso di maltempo o con terreno bagnato evitare la salita al Pizzo in quanto molti tratti della via normale sono di roccia scistosa e quindi estremamente scivolosa se umida.
 Preciso che per scrivere questa relazione mi sono rifatto molto alla relazioni di Lorenzo Verdiani, in molti punti adattandola alla nostra. Spero che l'autore non abbia niente in contrario e ringrazio per le utili notizie.
Prima di salire in macchina ho voluto stupire i miei compagni d'avventura e da una piccola borsa frigo ho tirato fuori tre belle birre ancora fresche che subito abbiamo bevuto per festeggiare la nostra prima avventura dopo il lockdown. Speriamo preludio a moltissime altre.

Foto escursione
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