21/02/2021 Cresta Nord Monte
Freddone
Cresta ovest e vetta del Freddone da Campanice
Un ribelle, questo è il
Freddone. Se ne sta lì, troneggiante e arcigno, in mezzo alla vallata della
Turrite Secca. Ha una sagoma appuntita e impertinente da tutti i versanti.
Visto da Isola Santa è quasi repulsivo da tanto che è aguzzo. E’ in realtà
un prolungamento di una dorsale rocciosa proveniente dal Corchia ma guai a
ricordarglielo! Si permette, infatti, di voltare le spalle al Corchia stesso
e perfino alla Regina delle Apuane, in altre parole alla Pania; guarda in
cagnesco il Sumbra, gigante addormentato che gli sta davanti; non degna
nemmeno di una sguardo l’Altissimo, montagna storica, piena di ferite, dai
cui fianchi sembra sgorgare un ininterrotto flusso di sangue bianchissimo.
Ma non poteva che avere questo carattere il nostro Freddone: in qualche modo
deve difendersi visto che è circondato da questi colossi apuani, tutti ben
più alti di lui. E’ così riuscito ad avere una sua precisa identità, proprio
come le sorelle apuane maggiori.
Dal sito
www.paesiapuani.it
Attenzione!
La presente pagina non vuole in alcun
modo essere una guida escursionistica od alpinistica, ma un
semplice racconto di una giornata
e la
segnalazione di una bellezza
naturale e
culturale.
Quindi, la
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e della
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pericolo. A questo proposito, prima di effettuare le escursioni, si consiglia di
chiedere sempre informazioni
aggiornate, riguardanti lo stato
dei sentieri che si intendono
percorrere, alle Sezioni CAI che
ne curano la manutenzione.
Ricorda inoltre che tutte le
valutazioni circa le difficoltà
delle escursioni, riportate sul
sito, sono prettamente
soggettive.
Percorso:
sentierino CAI 128 Rudere q.850
Capanno q.1010 (Rudere)
–
Deviazione q.1073 (Il CAI 128 curva a gomito a destra e
dopo pochi metri lo lasciamo, dritto conduce verso l’alpeggio del
Puntato, noi andiamo dritto in salita per sentiero non segnato che in
breve termina. Incominciamo a risalire la cresta nord/est del monte
Freddone, con tratti di facile arrampicata, poi con esile traccia,
manteniamoci sempre nel punto più alto, la direzione è sempre intuitiva)
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Come
Arrivare
:
Da
Pietrasanta si prende la strada per Seravezza e si prosegue
lungo il fiume Vezza, lo abbandoniamo due chilometri dopo
l’abitato di Ruosina, dove inizia la salita che conduce alla
"Galleria del Cipollaio". Giunti alla località Tre Fiumi
nella valle chiamata Turrite Secca, a poche centinaia di metri
prima dell'incrocio con la via per Arni, lasciamo la macchina e
attraversiamo la strada e si imbocca il sentiero n° 128
INDICAZIONI STRADALI
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Sentieri: 128
Tre
Fiumi - Puntato - Rifugio Del Freo - Mosceta * Cresta
nord - vetta
129
Ponte Merletti - Campanice - Fociomboli - Rif. Del Freo - Mosceta
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Tempo di
percorrenza:
percorrenza totale:
5,00h |
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Classificazione: EE
La salita della cresta
nord
del monte Freddone non è segnata, si prosegue a vista e la direzione
è abbastanza intuitiva. Passaggi di I° II° grado su lastre di roccia non
scivolosa, se asciutta, e che offre molti appigli, il tratto più esposto è tra la
cima q.1340 e la vetta del Freddone.
DISLIVELLO TOTALE:
770 m
QUOTA MASSIMA:
Monte Freddone q.1477
LUNGHEZZA: 12,5
km
DIFFICOLTA: EE
( Attrezzati)
Periodo
consigliato: Fattibile anche in inverno ma con
buonissime conoscenze alpinistiche invernali nell'uso di ramponi e
piccozza, meglio nella stagione asciutta
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Acqua:
Non presente |
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Punti sosta:
Nessuno
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Finalmente oggi decidiamo per un'escursione seria, la montagna
che andremo a salire non è una delle più celebrate delle Apuane ma le
sue creste est, nord e soprattutto ovest danno molte soddisfazioni,
inoltre offre anche un panorama grandioso, dal Sumbra, alla Pania della
Croce, il Corchia ecc ecc.
Questa montagna è
il Freddone.
"Questo monte è
circondato da cime più conosciute che lo dominano per imponenza per cui,
forse, è un po’ trascurato dagli amanti delle Apuane. Invece merita
un’escursione per i panorami che si godono dalla vetta e per i luoghi
che lo
circondano: da Campanìce agli alpeggi del Puntato ed alla vicina
torbiera di Fociomboli ricca di piante rare.
Il monte Freddone,
conosciuto in passato come monte Lievora, è una impervia ed isolata
piramide, piuttosto irregolare, a tre facce con cima bifida che
raggiunge i 1477 metri nella vetta principale che si trova a sud.
La salita in vetta per la cresta sud-est è
semplice ed il panorama molto bello ed è possibile percorrere un anello
abbinando ad essa la cresta est-nord-est.
Il Freddone è completamente compreso nel
comune di Stazzema e si affaccia sulla valle della Tùrrite Secca con il
suo versante settentrionale, mentre a sud la sua cresta meridionale va
ad innestarsi con la cresta settentrionale del monte Corchia da cui è
separato dal valico di Fociomboli.
Ad est il monte domina l’alpeggio del Puntato
con i suoi antichi insediamenti, mentre ad ovest c’è una conca boschiva
chiusa dal monte dei Ronchi che si trova alla base del monte Altissimo.
La prima ascensione documentata è alla fine
del 1800 da parte di alpinisti liguri, ma sicuramente il monte era già
stato scalato da pastori locali. Il 2 gennaio 1910 Antonio Frisoni e
Mario Ferro della sezione ligure del Cai eseguirono la prima ascesa
invernale seguendo la cresta est. (
Dal sito Escursioni Apuane - http://www.escursioniapuane.com/SDF/MonteFreddone.html
)"
Siamo in due e ci
portiamo verso
Seravezza, proseguiamo lungo il fiume Vezza e lo abbandoniamo due
chilometri dopo l’abitato di Ruosina, dove inizia la salita che conduce
alla "Galleria del Cipollaio", punto di collegamento tra Versilia e
Garfagnana. Oltre il tunnel l'ambiente diviene alpestre, con profonde
vallate fiancheggiate dalle pareti rocciose di montagne bellissime.
Giunti alla località Tre Fiumi nella valle chiamata Turrite Secca, a
poche centinaia di metri prima dell'incrocio con la via per Arni,
lasciamo la macchina, davanti a una vecchia casa dove è presente uno
spazio dove è possibile parcheggiare, proprio davanti a noi il sentiero
128, quindi attraversiamo la strada e lo imbocchiamo, direzione Puntato.
Ci
inoltriamo subito nel fitto del bosco a faggio, carpino e castagno,
molti secolari, purtroppo le forti nevicate e il forte vento che abbiamo
avuto nelle settimane addietro hanno creato un intrigo di rami e alberi
caduti che ci obbligano a varie deviazioni.
Mentre saliamo
attraverso i fusti maestosi degli alberi scorgiamo la grande parete nord
del
Sumbra, spettacolare ancora con molta neve.
Proseguiamo su sentiero circa un paio di Km sino a raggiungere un colle
dove, prima sulla destra notiamo un rudere un pò nascosto nel bosco e
sulla sommità del colle, sulla sinistra vi è un'altra costruzione,
probabilmente una marginetta, da qui u un belvedere una bellissima vista
sul Sumbra. Passata la curva lasciamo il sentiero 128 e ci inoltriamo
tra glia alberi e iniziamo a salire, ometti e segni vari non ve ne sono
e proseguiamo a vista, non è molto problematico perché la direzione e
assai intuitiva, se troviamo la difficoltà è dovuta nel paleo molto
viscido e le rocce ricoperte di brina, si può immaginare come il tutto
possa essere scivoloso, ma aiutandosi con gli alberi e i freddissimi
ciuffi di paleo saliamo assai spediti.
Usciamo dalla linea degli
alberi e ci troviamo ad affrontare le prime roccette e la cresta si fà
più ripida e alcuni passaggi sono delicati, le rocce ancora all'ombra
sono belle brinate, e come arcinoto il tipo di roccia Apuana non è che
sia di quelli più stabili, ogni presa va testata attentamente.
Giungiamo ad una balconata dopo aver salito una costola assai ripida.
Diamo un'occhiata per decidere da dove passare, i vari nevai che
scorgiamo ci obbligano a spostarsi sulla sinistra seguendo un canalino,
ma ogni tanto troviamo delle crestine innevate abbastanza compattate,
non usiamo i ramponi ma ci aiutiamo con le piccozze e li superiamo
agevolmente. Riguadagniamo il filo di cresta e dobbiamo proseguire un po'
più in arrampicata , passaggi di II°. Raggiungiamo una cengia inclinata,
si presenta assai scivolosa ed esposta, sulla nostra destra cè un bel
salto! Decidiamo di farci sicurezza con uno spezzone di corda, forse non
era proprio indispensabile ma come si dice da noi " meglio aver paura
che toccarne!"
Ci troviamo sotto l'antecima, evitiamo delle placche
sempre per la solita brina, infine incrociamo l'uscita della cresta
ovest e giungiamo all'antecima illuminata dal sole, finalmente c
scaldiamo un pò, aggiriamo sulla
sinistra e già si vede la croce
di vetta, in pochi minuti camminando tra paleo e roccette giungiamo in
vetta a quota 1477 mt.
Ci fermiamo giusto il tempo per goderci il
panorama ed è un panorama veramente incantevole: su tutti domina la
scena la marmorea parete sud del Sumbra, ben visibile anche il Fiocca
col suo inconfondibile bosco del Fatonero; più lontane, sempre verso
nord, scorgiamo le Apuane più settentrionali; a sinistra salutiamo
l’Altissimo e il Mar Tirreno; a sud il Corchia chiude la vista, mentre a
sud-est occhieggiano Pania della Croce e Pizzo delle Saette. Ben
visibili anche l’alpeggio di Puntato, il paesino abbandonato di Col di
Favilla ed il lago di Isola Santa. Ad est la catena appenninica chiude
l’orizzonte; con la neve è una cartolina bellissima.
Anche se a
malincuore dobbiamo ridiscendere, evitiamo di scendere dal sentiero
normale in quanto sommerso dalla neve , neve non delle migliori.
Decidiamo di scendere nel versante sud per roccette e paleo, che si
rileverà più scivoloso del ghiaccio!
Ci dirigiamo verso una
formazione rocciosa e e poi continuiamo a scendere per prateria sino a
raggiungere il bosco dove troviamo moltissima neve, anche qui non
necessita l'uso dei ramponi, basta tenere l'equilibrio aiutandoci con le
piccozze. da qui seguiamo sostanzialmente il percorso del sentiero, ce
lo confermano i segni azzurri sugli alberi.
Faticosamente usciamo dal
bosco e percorriamo un tratto pianeggiante, una volta attraversato ci
troviamo in prossimità di una marginetta che dà su una strada sterrata,
naturalmente oggi sotto la neve ghiacciata che corrisponde al sentiero
n°11 e scende all'alpeggio di Puntato .
Ci portiamo sul
colletto sopra la strada che scende a Passo Croce sino alla prima curva
dove di solito vengono parcheggiate le auto, da qui prendiamo il
sentiero n° 129 per Campanice e Ponte Merletti.
Ancora rientriamo
nel folto bosco di faggi e scendiamo agevolmente anche se troviamo
ancora molta neve, neve che man mano che si scende scompare. Imbocchiamo
il vialetto che conduce a Campanice, preannunciato da siepi di bosso.
L'alpeggio di Campanice, che significa letteralmente "campo seminato a
panico", si adagia sulle pendici meridionali del monte Freddone,
frazionato nei raggruppamenti di casupole di Pian di Mela, del Lanzino,
del Togno, l'alpeggio sembra ruotare intorno ad un epicentro ideale
formato dall'Oratorio dedicato a San. Giovanni Battista. L'Alpe di
Campanice è oramai abbandonata e le antiche abitazioni sono cadenti,
l'antico oratorio è stato invece restaurato e portato a nuova vita nel
1997. Proseguiamo attraversando quello che era il piccolo centro
fiancheggiato da ruderi e ci dirigiamo verso Ponte Merletti;
fiancheggiamo un torrente gonfio d'acqua, sino ad incrociare il sentiero
n° 10, per Passo di Fordazzani, tralasciamo quest'ultimo e riprendiamo
il sentiero, sentiero che diventa più largo trasformandosi pian piano in
sterrata; in un'ultima discesa siamo a Ponte Mereltti.
L'auto
l'abbiamo a poche centinaia di metri e ben presto la raggiungiamo,
bisogna precisare che forse il tratto più pericoloso è questo, infatti
qui le auto sfrecciano come su una pista.
L'escursione è terminata,
siamo ben soddisfatti, me l'avevano descritta più complicata ma
sinceramente ne ho fatte di peggio, comunque da non sottovalutare
assolutamente, il territorio apuano và conosciuto e rispettato.
Chiudo con un pensiero di uno sconosciuto ma credo che abbia detto il
vero:
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Alla prossima.