Questa settimana abbiamo in programma un'escursione in zona a noi
sconosciuta, andremo sul Sumbra, montagna da noi ben conosciuta ma non
da questo versante, il versante nord. Affronteremo più di mille metri di
dislivello fuori sentiero su pareti ripidissime con l'onnipresente
paleo. esattamente cercheremo di raggiungere la vetta dal canal Sarperi
al Sumbra.
Più precisamente la via di salita scelta è quella dalla parte alta del
canale (o fosso) di Biteto che nasce dall’unione del ramo proveniente da
est cioè il Rio Sambuca e dalla Canalaccia.
Giungiamo abbastanza presto a Vagli di Sotto e con la strada
alternativa al ponte, chiuso, che parte dalla piazzetta del borgo.
Seguendo la strada troviamo un cartello che indica la cava Penna dei
Corvi. La strada ora è sterrata e bisogna procedere con cautela ma a
parte alcuni dossi un pò esagerati non ci sono grosse difficoltà.
Lasciamo l'auto presso la cava, devo dire con qualche apprensione. Non
sono tempi idilliaci tra cavatori ed escursionisti! Si potrebbe salire
ancora un pò ma il guadagno sarebbe poco.
Scendiamo dall'auto e uno
spesso strato di polvere ci ricopre gli scarponi, prendiamo a salire
sulla marmifera, la pendenza non è esagerata. Camminiamo attenti dove
potrebbe essere la deviazione da prendere per iniziare la vera
escursione. Troviamo un bivio su marmifera e prendiamo sulla sinistra,
poi, un po' distratti un po' perché non c'è niente che lo possa far
capire passiamo oltre, per fortuna ci viene il dubbio abbastanza presto
e torniamo sui nostri passi, su un tornante a sinistra si nota una
traccia che ben presto sparisce tra gli alberi, è una specie di radura
nel bosco abbastanza spaziosa. Questa deviazione è circa a due km
dall'auto, fare attenzione sui tornanti.
Guardando avanti vediamo che la valletta termina
davnti ad una ripida parete di roccia ripidissima. Alla base di questa
troviamo un accumulo nevoso enorme, e un mare d'alberi travolti da una
valanga. La massa nevosa è in fase di scioglimento e ha creato cavità e
" grotte" al suo interno dove la luce del sole crea fantastici giochi di
luce. Visto da lontano e dall'esterno non sembrava neanche neve per
quanti detriti la ricoprivano. Siamo costretti a portarci sopra e
aggirarla abbastanza facilmente perhè nella parte alta si è formata una
specie di trincea ben percorribile. Senza la neve avremmo dovuto
attraversare un canale e poi risalire, noi siamo stati un pò agevolati.
Proseguiamo sulla sinistra risalendo un poggio e poi su terreno
alquanto franoso ma aiutandoci con gli alberi si procede abbastanza
bene. Ci troviamo ad un altra parete e ci obbliga a proseguire verso
sinistra sino ad uscire su un pendio assai ripido per poi trovare alcune
rocce piuttosto esposte ma abbastanza facili. Gi giriamo e adesso
abbiamo una bella vista sul Lago di Vagli. Percorriamo un crinale che ci
porta in cima ad un colle, sulle cartine viene indicato come Colle del
Castiglione, da qui una bellissima vista sul lago e il paese di Vagli.
Inoltre adesso possiamo studiare quale percorso può essere il migliore
per arrivare al canale; infatti sulla nostra sinistra abbiamo tutto il
canale a vista, abbiamo visibile anche tutta la parte nord. Dal
Castiglione percorriamo una crestina rocciosa e poi risaliamo su cresta
prevalentemente a paleo, ogni tanto qualche tratto roccioso. Guardando
il canale notiamo che vi sono diversi risalti da superare se entriamo
adesso e preferiamo continuare a salire sul costone sempre con paleo. In
alto notiamo quella che ci pare una cengia dove a circa metà strada c'è
un alberello isolato con molto paleo, decidiamo di attraversare lì.
Sembrava più vicino e saliamo ancora per un bel po' sino a trovare un
risalto roccioso e da qui iniziamo ad andare a sinistra. Quello che
sembrava una cengia non lo era esattamente, ci troviamo su pendii assai
esposti e il paleo li rende assai scivolosi, mentre saliamo un attimo di
terrore, sentiamo un forte rumore sulla nostra destra, sono rocce che
cadono giù, erano molte e anche assai grosse, per fortuna sono rotolate
abbastanza lontane da dove eravamo noi, però il pensiero che sono andate
a finire dove siamo passati poco prima ci fà preoccupare lo stesso.
Raggiungiamo il canale, finalmente, adesso siamo più tranquilli.
Procediamo quasi sempre nel canale a volte usciamo sulla nostra sinistra
su paleo ripidissimo
per evitare qualche risalto complicato ma poi rientrandoci subito dopo.
Già da lontano si notava una torre rocciosa e adesso ci siamo proprio
sotto e salendo ancora nel canale ne raggiungiamo la base scrutati da un
branco di capre assai scocciate dal fatto che stiamo disturbando il loro
riposo, alla base della torre vi è una cavità dove hanno eletto
domicilio. Ci voltiamo indietro e scorgiamo gran parte della salita
fatta, anzi si può dire che si vede tutta dal Colle del Castiglione sin
qui. Ripartiamo prendendo a sinistra per evitare un muro roccioso su un
pendio assai ripido, sempre su paleo. Successivamente prendiamo sulla
destra su una simil cengia passando sopra il risalto roccioso
appena aggirato. Adesso si potrebbe seguire un costone e per breve
tratto lo facciamo ma poi preferiamo entrare su un altro ramo del canale
con facile progressione e ci troviamo sui prati che portano sino alla
croce di vetta dove sono presenti moltissimi escursionisti che con
meravigliaci domandano che via avessimo fatto senza capir bene o forse
per niente da dove siamo venuti se non che la partenza è stata da Vagli.
E' comprensibile questo lato della montagna è al quanto sconosciuto
poiché è fuori da ogni circuito escursionistico e a ragione! Percorriamo
gli ultimi metri sul sentiero 145 (Capanne di Careggine – Colle delle
Capanne – Monte Sumbra – Passo Fiocca.) che è il sentiero
escursionistico; giungiamo finalmente alla croce di vetta e ci riposiamo
un po', il panorama non ci è dato in quanto una noiosa nebbia cela tutta
la bellezza del posto.
Dopo esserci rifocillati e reidrati ripartiamo, abbiamo ancora tanta
strada da fare, scendiamo brevemente sino ad una insellatura rocciosa
dove sulla sinistra parte il sentiero Malfatti, una "ferrata" , secondo
me più un sentiero attrezzato ma naturalmente lungi da me dire che il
kit da ferrata sia inutile. Noi non l'abbiamo e quindi scendiamo liberi,
a mio parere ci sono sentieri non attrezzati molto più pericolosi di
questo e il cavo aiuta molto non vi sono salti particolarmente
impegnativi si percorre abbastanza agevolmente. Ma io faccio come il
prete che dice: " Non fate come faccio io, fate come dico io!" E quindi
usate il kit.
Il sentiero ci porta sino al Passo Fiocca, una vasta
placconata marmorea, da qui prendiamo il sentiero 144 (Arni
– Malpasso – Fatonero – Passo
Fiocca – Capanna Romecchio – Passo Sella.)
Iniziamo a salire su
placche vi sono molti segni bianco rossi ad un bivio lasciamo il
percorso per il monte Fiocca e seguiamo sempre il 144 verso Passo Sella.
Qui viene il complicato per descrivere da dove siamo passati, abbiamo
percorso per pochi metri il sentiero, sulla nostra sinistra delle rocce
e a destra una valletta con al termine un boschetto, dall'alto notiamo
una traccia di sentiero e quindi ci dirigiamo verso questa. Scendiamo
tra folto paleo e seguiamo delle trace vaghe e raggiungiamo il bordo del
bosco, giriamo un pò a vuoto per capire che direzione prendere. Alla
fine attraversiamo la valle e ci portiamo sul costone sinistro
orografico, scrutiamo il terreno come vecchie guide indiane e riusciamo
a scorgere una traccia che scende verso Vagli, speriamo che poi non
cambi direzione ma un pò per esperienza un pò per fortuna capiremo poi
che abbiamo preso quella giusta. Scendiamo seguendo tracce, come dice
Emanuele: " labili tracce " sicuramente tracce di animali o vecchi
tracciati di carbonai, che i carbonai venissero sin quassù ce lo danno
le piazzole che via via troviamo con ancora segni di carbone. Non
sarebbe molto difficoltoso ma i molti alberi caduti ci danno qualche
problema. Stiamo scendendo più o meno a dritto sinché troviamo un ometto
e del nastro giallo nero sugli alberi, sicuri che indichino la direzione
giusta li seguiamo inizialmente sulla destra e poi volgono a sinistra.
Affrontiamo un facile traverso e ci allarmiamo per un branco di
cinghiali che non accortosi di noi venivano proprio nella nostra
direzione, con una serie di urla e gettato sassi per far rumore gli
abbiamo fatto cambiare strada. Nel bosco sulla destra notiamo dei
blocchi squadrati segno che siamo vicini ad una vecchia cava. Si tratta
della cava Boana da dove parte un sentiero più evidente che ci porta ad
un'altra cava, più che cava sembra un saggio, qui hanno lasciato anche
una ruspetta dove la natura si è riappropriata della zona.
Il sentiero diventa uno stradello che se a nessuno viene voglia di
pulirlo tra qualche anno non ci si passa più. Scendendo arriviamo ad una
vecchia capanna dove è presente anche un tavolo fatiscente e una zona a
braciere. all'interno della capanna al quanto pericolante notiamo un
imbrago e dei moschettoni, forse e dico forse veniva usata da qualche
climber come base per alcune arrampicate in zona. Seguiamo la strada che
ora è assai larga e in buon stato a parte alcuni alberi che sono
rovinati su di essa e dopo un'infinità di tornanti ci reimmettiamo sulla
strada principale della cava dei Corvi, superiamo il punto dove
all'andata l'abbiamo lasciata per inoltrarci nel bosco, abbiamo ancora
un paio di km di questa strada ma con sommo sollievo raggiungiamo la
zona polverosissima della cava e quindi alla macchina.
Bellissima
escursione d'avventura d'alto respiro, la nostra dose d'adrenalina
l'abbiamo avuta! Ora ci vuole una bella dose di birra per toglierci la
polvere e l'arsura dalla bocca.
Riflessione finale: " La
natura è uno spettacolo puro, la natura è magia, occhi, polmoni e anima
si riempono di benessere e sorpresa lasciando a casa tutto ciò che
riguarda la quotidianità per immergerci in un’esperienza a contatto con
la nostra anima e con il vero mondo!
Queste camminante a braccetto con Madre Terra ci consentono
di apprezzare e capire l'unicità del nostro pianeta
Ciao, alla prossima