Iniziamo l'anno con un'escursione d'avventura,
abbiamo preso di mira la montagna che sovrasta il paese di Retignano
il Monte Alto che non raggiunge i mille metri, precisamente 912,8
mt. .
Una
zona secondaria generalmente trascurata dagli escursionisti che può
offrire sorprese ed emozioni che valgono certamente l'escursione.
Detto
localmente anche Montalto. Modesta cima rocciosa alta 913metri
posta alla fine del crinale erboso che si stacca a sud-ovest dei
prati di Mosceta. Alle sue pendici si estende la zona carsica di Gordici con grotte e doline. Localmente è chiamato il “Pizzichino”
per la sua forma acuta ed isolata. Dal paese di Retignano, tramite
il sentiero 123, oppure con un sentiero blu che si diparte dal
precedente, si arriva alle pendici del monte, poi è necessario
seguire dei segni rossi. ( dal sito Escursioni Apuane).
Da precisare che i segni azzurri sono
quasi scomparsi e di segni rossi per la discesa noi non ne abbiamo
trovato, il sentiero nella parte alta è quasi scomparso e si deve
andare a occhio.
Raggiungiamo il paese di
Volegno a 430 mt s.l.m. Lasciamo l'auto su uno spiazzo lungo ls via
che porta al vicino paese di Pruno e entriamo subito nel piccolo
paese, presenti segnali SAV ( Sentiero Alta Versilia). attraversato
il paese giungiamo al sentiero indicato da segni rossi. Superiamo
alcune costruzioni, si
ammirano le pareti del Monte Alto che si gettano nel fiume Vezza e a
sinistra i profili dei pizzi dell'Argentiera, del Bottino e del
monte Lieto. e
successivamente troviamo due sentieri divisi da una costruzione,
bisogna prendere quello che scende verso la sinistra.
Proseguendo
arriviamo alle cave delle grotte Bianche, antiche cave di breccia,
presente tavolo per pic-nic e piccola porta per calcetto, segno
della frequentazione del posto.
Seguiamo il sentiero e superiamo
una polla d'acqua che scaturisce dalla montagna, proseguiamo su un
bel sentiero fiancheggiato da muretti a secco ancora in buono stato.
Più avanti superiamo un canale dove subito dopo troviamo un tratto
attrezzato con cavo.
Più avanti superiamo un ravaneto,
(zona Canale dell'Oreto), proseguiamo sino ad arrivare ad un
piazzale di cava, cave di Mont'Alto, da dove partiva una lizza per
trasportare i blocchi sino al Cardoso.
Da qui si può ammirare uno spettacolare
panorama: la valle del Vezza, con il Paese delle Mulina sovrastato
da Stazzema; con la sua Pieve sullo sfondo della foce di San
Rocchino che si allunga a destra verso il Gabberi.
Dal piazzale lasciamo il sentiero e
iniziamo a salire cercando di orientarsi, saliamo per sfasciumi sulla sinistra
tenendo a vista delle costruzioni in alto sopra un ravaneto,
procedendo ogni tanto appaiono dei sbiaditi bolli rossi, e faticosamente
raggiungiamo la Cava di Luchera dove ancora sono in piedi alcune
costruzioni con i macchinari che venivano usati per l'estrazione del
marmo, caratteristica la costruzione all'interno della cava in
galleria.
Queste cave di proprietà Henraux furono in attività dalla fine dell’Ottocento fino al
primo dopoguerra quando furono abbandonate. Questo ambiente
di cave, di
gallerie e vie di lizza, tutte di grande interesse sono un esempio
di archeologia estrattiva ed offre materia di confronto e
riflessione sulle tecniche antiche e moderne di estrazione e
lavorazione del marmo.
Ci portiamo verso sinistra camminando su
tagli di cava e ci dirigiamo verso un'altra costruzione nasconda in
parte tra alberi e arbusti, l'aggiriamo sulla destra e guardando
bene si scorgono dei bolli rossi e poco più avanti sulla destra
notiamo una corda fissa posta lì per poter affrontare la salita alla
parete, in realtà serve di più per affrontare la discesa,
sicuramente è per questo che è stata posizionata. iniziamo a salire
aiutandoci, visto che c'è, anche la corda. Ci troviamo tra
grossi roccioni e e guglie sulla cresta sud est del monte la
direzione ce la indicano ancora i bolli rossi, ci viene in mente:
"ma questi segni li avranno messi per salire sino alla vetta?" ben
presto capiamo che indicano la via per raggiungere varie chiodature
per gli alpinisti che si cimentano sulla ripidissima parete est,
dove vi sono tre belle vie attrezzate.
Si prosegue tra rocce e spaccature senza
grosse difficoltà, dobbiamo solo stare attenti a non cadere in
quanto le rocce umide sono pericolosamente scivolose.
Giungiamo ad un primo risalto di una
prima cima per noi dal nome sconosciuto, non riportato su nessuna
carta da me consultata, per questo la chiamerò cima 1. Qui iniziano
le prime difficoltà, dobbiamo risalire senza tracciato, cercandoci
la via tra rocce e sfasciumi. Proseguiamo prendendo al centro per
poi spostarci sulla sinistra e scavalcando una costola ci troviamo
in un corto canalino dove alla sua sommità c'è una parete abbastanza
verticale, ritengo che sia un passaggio di secondo, non moto
impegnativo se non per la viscidità delle rocce bagnate e di qualche
sasso che alla presa si rivelano non affidabili.
Superato questa parete in breve
raggiungiamo la "cima 1" dopo esserci un pò districati tra rocce che
a volte ci impediscono di seguire il filo di cresta. Ridiscendiamo
la cima dalla parte opposta e ci troviamo su un'insellatura e
davanti a noi un'altra cima che per lo stesso motivo della cima 1,
questa sarà la 2!!
Adesso cercherò di essere il più preciso
possibile; se non si conosce il posto potrebbe essere un pò
problematico individuare la direzione da prendere, a prima vista
sembrerebbe che la via migliore sarebbe quella di salire
frontalmente ma poi ci si troverebbe davanti a dei tetti di non
facile accessibilità. Noi seguiamo verso sinistra proseguendo su una
specie di cengia che aggira la cima sino a che ad un certo punto
obbligatoriamente non ci resta che salire su per un canalino,
prendere l'ultimo canalino quello precedente è troppo disconnesso e
rotto. Si sale abbastanza facilmente, al massimo2°, raggiungiamo
anche questa cima e ridiscendiamo ancora verso nord con la vetta,
questa volta, quella principiale davanti a noi, dobbiamo affrontare
una breve cresta, aggirabile sulla destra. Arriviamo all'insellatura
che divide le due cime e non ci resta che affrontare l'ultima facile
salita, in breve giungiamo sulla vetta del Montalto 913mt.
Non abbiamo una bella vista perché le
montagne vicine rimangano nascoste dalle nuvole ma proprio davanti a
noi fanno bello sfoggio di se il Corchia e la Pania della Croce, alle spalle una bella fetta i litorale,
lì sì baciato dal sole!
Ci rifocilliamo un attimo e dopo qualche battuta
scherzosa e qualche foto riprendiamo il cammino scendendo sempre
verso nord ovest, dobbiamo fare ancora attenzione in quanto un
sentiero vero e proprio non c'è, anzi, dobbiamo scendere tra rocce
bagnatissime e sdrucciolevoli. Con molta cautela arriviamo ad un
sentiero.....meglio definirla traccia e già sarebbe esagerato, su
una roccia riusciamo a decifrare seppur molto sbiadita l'indicazione
a destra per il Sullioni e a sinistra per Retignano, noi prendiamo
per quest'ultimo.
Inizialmente la traccia si segue bene ma
ben presto scompare, ci guardiamo attorno e notiamo dei segni
azzurri fatti tanti tanti anni fà che non è che ci siano molto
d'aiuto. Costeggiamo la parete del monte sino a trovare uno slargo e
da qui ci spostiamo sulla sinistra percorrendo in linea più o meno
dritta il crinale. Il cammino è reso ancora più difficoltoso
dall'intrigo dei rami di pino che spesso sbarrano la via.
Con un pò di fortuna e con tanta bravura
( modestia) riusciamo a trovare il sentiero vero e proprio sulla
nostra destra un po' più in basso, costeggiando il poggio del
Castello, adesso camminiamo più spediti in quanto la traccia è più
evidente e il terreno non è messo male a tratti troviamo anche delle
scalinate che agevolano ancora di più il proseguire.
Tornante dopo tornante giungiamo ad uno
slargo attrezzato con tavoli da picnic e una grande Croce è la vetta
del monte Castello di circa 600 mt.
Dal basamento della croce, eretta negli
anni settanta del secolo scorso, si può ammirare il paese
sottostante e le altre frazioni di Ruosina e Iacco del comune di
Stazzema.
Il Monte Castello si trova al centro della vallata
versiliese, da cui è possibile ammirare gran parte delle frazioni
dello stazzemese, le Alpi Apuane e la costa tirrenica. Per la sua
posizione strategica nel corso dei secoli fu più volte sfruttato
come rocca di avvistamento, tant'è vero che l'etimologia del suo
nome potrebbe proprio derivare da alcune fortificazioni costruite
lungo i suoi versanti. Fu inizialmente abitato dai Liguri Apuani e
poi dai Romani, che vi fondarono il paese di Retignano nel 177 a.C.
Nel corso del Cinquecento-Seicento, durante la dominazione dei
Medici in Versilia, diversi "Casottini delle Guardie" furono
costruiti a Retignano, presso questo monte, in modo che le guardie
suonassero un corno in caso di avvistamento di flotte nemiche in
avvicinamento dalla costa, cosicché le popolazioni della vallata
potessero correre al riparo al più presto. In occasione del venerdì Santo, ogni tre anni i paesani
erigono quattordici croci sul Monte Castello, simbolo delle
quattordici stazioni della Via Crucis, in occasione della
processione luminaria di "Gesù Morto". ( Fonte wikipedia ).
Riprendiamo il
cammino riprendendo il sentiero e ci dirigiamo al vicino agriturismo
dove vi sono recinti con asini e cavalli......anche molte galline!
Costeggiamo dei capannoni e prendiamo un
bel sentiero che prosegue tra coltivazioni e terrazzamenti sino ad
arrivare sopra la bella chiesa di San Pietro
del VIII secolo: in origine aveva la
facciata rivolta a valle, ma nel corso del Duecento fu ampliata e la
facciata rivolta verso ponente. Nel XVI secolo l'edificio subì una
profonda ristrutturazione nella parte posteriore: fu aggiunta
l'abside circolare, arricchita da alcune monofore. Fra gli oggetti
sacri di un certo valore presenti all'interno della chiesa spicca
un'acquasantiera a calice, risalente al Cinquecento e attribuita
alla scuola Stagio Stagi: vi era anche
un piccolo dipinto raffigurante l'Annunciazione, assai venerato dai
abitanti, ma, purtroppo, nel 2009 è stato rubato..
In pochi metri giungiamo sulla strada
comunale asfaltata la percorriamo verso est e ben presto troviamole
indicazioni per il SAV che sale sulla sinistra su ripida salita.
Giungiamo ad una marginetta e sul sentiero abbiamo le prime
testimonianze dello sfruttamento di questi posti un tempo coltivati,
si distinguano ancora i terrazzamenti e i muretti di contenimento
che fiancheggiano il sentiero, si supera una piazzoletta attrezzata
con tavoli e panche. Il sentiero prosegue tra sali scendi con alcuni
tratti tra roccette e alcuni tratti attrezzati con corda, non che
servano a molto ma aiutano in caso di rocce bagnate, come oggi!
Troviamo il primo ravaneto e poco dopo raggiungiamo le cave di
Mont'Alto, Terrazza dell'Aiola. Chiudiamo il cerchio e per il
ritorno adesso procediamo a ritroso quello fatto precedentemente.
Giungiamo ad rudere seguito da altri due gruppi di fabbricati in più
buone condizioni (località Selvarella) e in breve alle prime case di
Volegno.
E' stata una
bellissima escursione, itinerario poco conosciuto, molto panoramico
circondati da un paesaggio autunnale davvero fantastico! La salita è
stata impegnativa il giusto e questo ci ha permesso di godere del
paesaggio circostante. Una giornata spensierata passata in ottima
compagnia!
Ciao, alla prossima!