Per smaltire le calorie ingurgitate
nelle due giornate pasquali, decidiamo per una lunga salita di circa 1200
mt. metro più metro meno. Andiamo ad esplorare una delle zone segrete
delle Apuane, fuori dai percorsi canonici degli escursionisti. E' nostra
intenzione raggiungere la Finestra Vandelli e successivamente il monte Focoletta percorrendo canali, pendii pieni di sfasciumi, e ripide
praterie di paleo molto scivoloso.
Ci portiamo al piccolo paese di
Resceto a metri 482,
sorge
in un luogo d’orrida bellezza, dominato com’è dalla gigantesca mole del
M.Tambura (m.1890) e della Cresta di Sella. Da questo paese parte la
lunga traversata della Via Vandelli, strada costruita nel Settecento
dall’Abate Domenico Vandelli, ingegnere del Duca di Modena Francesco III
d’Este. La strada serviva per collegare Modena con Massa, visto che nel
1741 si erano sposati per motivi politici Ercole Rinaldo d’Este, erede
del Duca di Modena, e Maria Teresa figlia del Duca di Massa Cybo-Malaspina.
Lasciamo l'auto nella piazzetta, in giorni lavorativi non c'è problema
il posto si trova, nei festivi bisogna parcheggiare lungo la strada, a
volte assai più in basso del paese.
Dall'alto del paese scendiamo
attraverso numerose scale sino al greto del canal Vernacchi, troviamo
subito le indicazioni per i sentieri 160 - 164 - 165 indicati per
escursionisti esperti,
attraversiamo
il canale e seguiamo il sentiero n° 165. Continuiamo il cammino sulla
sinistra orografica del canale.
Oltrepassiamo delle stalle per le
pecore, l'odore è molto forte e allunghiamo il passo per non sentire la
nauseabonda puzza.
Proseguendo troviamo una costruzione per la
captazione dell'acqua (585m), dove c'è anche una fontana, in definitiva
l'unica presa decente d'acqua oltre alla fontana nella piazzetta del
parcheggio.
Da qui si gira, salendo alcuni scalini, sulla destra,
davanti a noi la bastionata del Sella, da qui il dislivello è evidente
la cima sembra irraggiungibile.
Il silenzio è surreale, notiamo molte
vie di lizza che s’intersecano nel canale, muti testimoni di un mondo
ormai scomparso.
Il sentiero corre ora su una via di lizza ed il
pensiero non può non andare a quei lizzatori, che mettendo
quotidianamente a repentaglio la propria vita, facevano scendere cariche
di marmo da diverse tonnellate lungo queste impervie vie ( Per un
approfondimento sulle vie di lizza si consiglia il volume “Le strade
dimenticate” di F.Bradley-E.Medda).
Continuiamo il cammino tra radi
faggi, camminiamo a tratti, su quello che resta della via di lizza
giungiamo ad una costruzione imponente, il ponte del Pisciarotto, ponte
che permetteva di superare il canale fosso della Neve. Questa lizza era
quella che giungeva dalle cave Cruzze situate sotto la vetta dell’Alto
di Sella che percorreremo al ritorno. E' alto almeno una ventina di metri e sono rimaste solo le
traversine di ferro e quindi non percorribile, il sentiero scende nel
canale e dobbiamo saltare su dei massi per attraversarlo poi
risaliamo ripidamente seguendo quello che resta della lizza tra
sfasciumi, dopo poche curve giungiamo nelle vicinanze di una casetta,
probabilmente di servizio, numerose lungo le vie di lizza, qui siamo su
sentiero, usato dai cavatori, con un tratto scalinato, infatti è molto
ripido; percorriamo ancora il crinale camminando quando sulla lizza,
quando su sentiero.
Giungiamo in prossimità di un
grosso masso
sulla destra qui dobbiamo lasciare il sentiero, troviamo un "Ometto"
mezzo crollato e lo rinforziamo.
Confortati
dall'ometto prendiamo la direzione e iniziamo a salire sul pendio
erboso, la traccia è quasi inesistente ma ben presto iniziamo a notare
degli scalini in pietra e la traccia è più marcata vi sono presenti
anche diversi ometti.
Li seguiamo con andamento zig zagante puntando
la cresta che divide i due canali quello dei Vernacchi da quello
dei Paleri, il percorso ci porta sino ad una sella e proseguiamo sulla
sinistra e infine percorrendo una breve cengia abbastanza esposta
raggiungiamo la cava alta dei Paleri riconoscibile da rudere presente,
oltre il quale ci si affaccia su delle incredibili placche da dove
partiva una pazzesca via di lizza .
Dal rudere sulla destra parte un evidente
canale, il Canal Paleri, lo imbocchiamo e risulta subito abbastanza
ripido, il percorso qui non è obbligato si può, per questo, scegliere di
passare dove si crede meglio, comunque passaggi di I° massimo II°.
Salendo il canale si allarga e ci troviamo su placche, il terreno è
asciutto e riusciamo a salirle in aderenza senza problemi, comunque se
si vuole evitare le placche si può spostarci sulla sinistra e seguire un
tratto ricoperto di paleo, lasciando le placche sulla sinistra, noi
abbiamo preferito le placche perché altrimenti si cammina su
terreno sfasciato, non che quello che abbiamo già percorso e quello che
dovremo percorrere siano stati meglio!
Ora entriamo in un tratto tra gli alberi e il
percorso diventa meno impegnativo, siamo sovrastati da un primo
torrione Roccioso molto
caratteristico, poi il canale si allarga ulteriormente e risiamo di
nuovo oltre la fascia alberata, non troviamo grandi difficoltà se non la
fatica di camminare su ripido e sfasciumi, proseguendo, sulla nostra
sinistra, abbiamo ancora un altro imponente torrione. Ormai siamo in
vista della cresta sommitale e si vede già il rudere che la rende
riconoscibile, si tratta del rudere della cresta dei Campaniletti, siamo
intorno ai 1500 mt. circa. Lo raggiungiamo
e superato
proseguiamo su traccia salendo ancora per poche decine di metri,
sino a trovare sulla sinistra la presenza di un cavo metallico, il quale
ci aiuta a superare sul lato occidentale un'elevazione che si staglia
davanti a noi. L'aggiramento porta in breve precisamente sul CAI 35, di
fronte alla finestra Vandelli.
Ci riposiamo un po', il tempo di
mangiucchiare qualcosa, poi affrontiamo la parete davanti a noi,
anche qui si può prendere dove si crede meglio, su relazioni viene preso
su canalino oltre la piazzola dell'elicottero, noi la prendiamo più o
meno al centro sulla finestra Vandelli, in direzione di un alberello.
Raggiungiamo il filo di cresta di sud ovest del Focoletta la percorriamo
senza grosse difficoltà, solo quelle date dal terreno tutto a sfasciumi;
inoltre è la nostra prima volta e andiamo a occhio, la visibilità è
ottima quindi non ci sono problemi!
La cresta si presenta come già detto
ricoperta di sfasciumi instabili, tutto quello che si tocca rimane in
mano, però tutto sommato è abbastanza percorribile senza usare le mani,
solo un paio di salti di pochissimi metri ci impongono di
disarrampiacare, ma veramente poca cosa. Troviamo una specie di cengia
che già avevamo individuato dal basso e che si dirige verso nord, la
prendiamo e diversi resti di muretti a secco ci fanno pensare ad una via
di lizza, si percorre abbastanza bene. Ora la vetta del Focoletta ce la
troviamo sulla destra e quindi prendiamo un pendio abbastanza ripido e
scivoloso, paleo secco e detriti, raggiunto la costola troviamo quello
che sembra un rudere di un bunker, da qui parte un'evidente cengione
artificiale, lo prendiamo e poco dopo un'altra grotta scavata nella
roccia con chiusura in cemento che ne chiude parzialmente l'entrata,
forse un ricovero della Linea Gotica, II^ guerra mondiale. Seguiamo
l'evidente traccia sino ad individuare un pendio che ci porta sin sulla
vetta. Sulla vetta abbiamo una bellissima vista sulla bellissima cresta
nord est dell'Alto di Sella alla nostra destra e l'imponete Tambura a
sinistra, sempre a sinistra in lontananza lo sguardo giunge sino al
gruppo delle Panie, dietro di noi l'Altissimo e infine l'orizzonte si
apre sul mare, un vero spettacolo.
Ripartiamo e scendiamo
dalla cresta sud del Focoletta, discesa non
difficile ma molto, molto sfatta, ci caliamo sino ad arrivare sul
sentiero che collega la Focetta dell'Acqua Fredda al Passo Tambura.
Noi prendiamo
verso la Focetta
su cresta ben percorribile, dalla Focetta
dell'Acqua Fredda sotto di noi notiamo un rudere di cava, indicazioni
per lizza Cruze, ci dirigiamo verso di esso.
Aggirato il rudere inizia la vertiginosa e
ripida lizza,
iniziamo a scendere lungo la panoramica lizza storica che si snoda lungo
la parete ovest dell'Alto di Sella, la lizza, che corrisponde al
sentiero n° 165, è abbastanza ben conservata, in alcuni tratti crollata
ma tutto sommato ancora messa bene. Scendiamo lungo l'interminabile
serpentone sino a raggiungere il grosso rudere della
Selvarella dove vi sono ancora
blocchi squadrati che attendono, invano, pronti per essere portati
a valle. Oltrepassato il rudere, seguendo il sentiero, giungiamo a una
deviazione a destra, segni rossi, è questa una deviazione di raccordo
con il 164 che scende dal rifugio Nello Conti. Prendiamo questa
deviazione e subito il tracciato si presenta vago, per di più un'alta
coltre di foglie impedisce di scorgerne la traccia, un
po' di segni sbiaditi ci sono
comunque, con un minimo d orientamento si scende tranquillamente sino a
trovare il sentiero 164.
"Il 164
Questo
sentiero segue la sinistra orografica del canale dei Campaniletti, e, in
parte, segue il vecchio tracciato della via di lizza delle Cruze.
Il sentiero è da percorrere con attenzione, è
ripido e in alcuni tratti iniziali è un po’ esposto. Alla fine del
tratto più impegnativo una deviazione a destra porta per tracce di
vecchia via di lizza a recuperare il sentiero 165. Sale poi al rifugio
per balze erbose, poi sale le pendici occidentali del Monte Focoletta
con un tratto terminale, prima dell’edificio delle Cave Cruze,
attrezzato con cavo metallico. Da qua sale alla Focetta dell'Acqua
Fredda." ( dal sito
http://www.escursioniapuane.com/SDF/Sentiero164.html
).
Una volta raggiunto
lo percorriamo andando verso sinistra, verso valle, questo sentiero è
abbastanza diruto e non proprio agibile per il degrado, tratti
ripidissimi e tratti esposti, alcuni tratti attrezzati con cavo
metallico, inutile dire che pur essendo sentiero segnato richiede
attenzione e piede fermo.
Giungiamo, infine alla località All'Acqua sui
1000mt. dove ci immettiamo sul 165, dobbiamo solo seguirlo sino a
raggiungere di nuovo il borgo di Resceto dove termina la nostra
avventura.
Ciao, alla prossima!
Foto
escursione
RACCOMANDAZIONE:
Quest'escursione era da molto che
volevamo farla ma per le note vicende pandemiche o per condizioni
meteo avverse l'abbiamo rimandata molte volte, oggi finalmente siamo
riusciti a realizzare questo nostro "sogno". Vorrei raccomandare al
lettore di prendere questa non come una relazione ma come un mero
racconto della giornata, le indicazioni ho cercato di essere il più
fedele possibile ma non avendo una profonda conoscenza della zona ho
fatto uso più che altro di cartine, in questo caso su internet a
parte qualche filmato su You Tube non ho trovato altro, quindi
raccomanderei di effettuare questa escursione o accompagnati o da
persone esperte di apuane con buon senso d'orientamento, secondo il
nostro parere ne è valsa la pena bel giro!
Note
sulla Lizzatura
Il metodo tradizionale seguito
per secoli per far discendere a valle i giganti della
montagna fu quello della lizzatura: un grande blocco, o una
carica di blocchi, erano disposti sopra due lunghi travi di
legno e questa specie di rudimentale slitta era calata
dall'alto lungo le forti pendenze delle vie di lizza,
mollando via via o trattenendo la carica per mezzo di grossi
canopi avvolti intorno a un robusto sostegno ligneo, il
cosiddetto piro, fatto di grossi pali infissi nel terreno.
Via via che il blocco procedeva nella discesa, i
lizzatori, per favorire lo scorrimento, disponevano davanti
ad esso i parati, ossia dei travetti di legno resi scivolosi
col sapone, una manovra resa rischiosa dall'eventualità di
una rottura dei cavi. In seguito questi furono sostituiti
con i più resistenti e rassicuranti cavi di acciaio, e negli
anni '20, fu anche sperimentato un sistema di lizzatura
meccanico per il quale il trasporto dei blocchi era affidato
ad un carrello, che affrontava la discesa a valle sopra un
binario, assicurato, a sua volta, ad un cavo collegato ad un
argano elettrico, che disponeva di freni di sicurezza.
Infine, la discesa dei giganti conobbe una svolta decisiva:
non furono più i marmi ad affrontare incredibili tracciati,
ma fu la strada ad affrontare incredibili tracciati per
raggiungere il marmo. Dal sito Terre di Lunigiana
www.terredilunigiana.com/riviera-apuana/resceto.php |
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