Sono
due mesi che Emanuele non si faceva sentire per andare in escursione,
all'improvviso mi arriva una sua telefonata ed esorta così: " che ne diresti
per domenica la ovest del Macina?"
Io lì per lì non ci ho neanche fatto caso a dove
voleva andare e quindi accetto: OK vengo, a domani mattina.
Poi leggendo qua e là vedo che questa è
un'escursione considerata semi alpinistica in ambiente impervio e selvaggio,
su terreno spesso rotto, la forte esposizione e la quasi costante ripidezza
su terreno scosceso è per questo una escursione riservata solo a persone
molto esperte che abbiano già sufficiente esperienza di creste con
caratteristiche simili.
Va bene ormai è deciso si
va! Decidiamo di partire
presto per sfruttare un po' di ore più fresche del mattino, arriviamo a
Seravezza e ci raggiunge Monia, procediamo con una sola auto e ci
dirigiamo verso il paese di Arni alla località Passo del Vestito, nelle
vicinanze del Ristorante Alle Gobbie.
*Lo
raggiungiamo in circa poco meno di un'ora, subito imbocchiamo il sentiero
150 su marmifera per circa un centinaio dimetri, più o meno, poi prendiamo
verso in direzione Passo Sella. la via di cava sale a sinistra diretta alle
cave del Pelato, subito dopo sulla destra sale il sentiero 150.
Iniziamo
a salire tra arbusti e rocce,
il panorama si apre sul monte Pelato
e sull’Altissimo a sinistra, mentre sulla destra, in basso, scorre il Canale
Buro, tributario del Canale delle Gobbie. Poi passiamo per sfasciumi
e la visuale si
apre sul Macina e sul Sella, siamo in un punto panoramico stupendo con una
visuale che dalla costa arriva al Sagro, Grondilice, Contrario, Cavallo e,
in basso, abbiamo l’orrida valle di Renara. Questa visuale ci accompagna per
un po’, mantenendosi il sentiero in cresta, tra pinnacoli rocciosi (questa è
la Cresta del Vestito). Arriviamo a una selletta panoramica, tra l’altro
sulle cave Ronchieri, e proseguiamo a destra su roccette agevoli.
Entriamo in una bella faggeta in cui il sentiero sale molto ripidamente a
tornanti, esce dal bosco e arriva allo Schienale dell'Asino (1372 m). *
(* da Escursioni Apuane)
Giunti a metri 1192 troviamo sulla
sinistra una deviazione, presente un omino abbastanza evidente, iniziamo a
scendere su traccia abbastanza ripida ma anche evidente, giungiamo ad un
canale un pò delicato che dobbiamo attraversare e poi seguire una
esile cengia assai esposta, proseguiamo facendo molta attenzione ai
passaggi esposti, siamo a mezza costa in direzione sud ed individuiamo sulla
sinistra la traccia, non evidente tra il paleo. Ogni tanto si trovano di
segni gialli e ometti. Ora la traccia scende rapidamente tra paleo e di non
facile individuazione, per fortuna vi sono delle vecchie corde fisse che non
danno nessuna sicurezza ma indicano il percorso. Al termine della ripida
discesa ci troviamo tra sfasciumi e grossi blocchi, siamo nella parete
sottostante la cava della Chiesa del Diavolo. Riprendiamo il percorso
e attraversiamo un vicino ravaneto, lo attraversiamo e riprendiamo la
traccia che conduce alla lizza, superiamo un rudere con grossi ingranaggi,
probabilmente l'arrivo di una teleferica, e scendendo ancora siamo al
piazzale dei macchinari da ove scende la ripida lizza sino a Renara.
Area ovviamente abbandonata, in uso alla
cava, comprende una torretta/cabina elettrica, alcuni macchinari e un
casotto di sasso. A breve distanza, ovest, si può notare un trittico di
guglie rocciose e un traliccio per la corrente elettrica, verso est invece
ci appare la cava della Chiesa del Diavolo.
Dai "Macchinari" ci dirigiamo
verso il traliccio, verso il canale dei Paloni, ma ben presto voltiamo a
destra su un ripido pendio sino ad un ripiano soprastante. Raggiunto ci
imbraghiamo e indossiamo i caschetti, la prudenza non è mai troppa. Iniziamo
a salire tra roccette senza grande difficoltà, fino a un primo risalto che
noi abbiamo deciso di aggirarlo sulla destra, ma poi abbiamo visto che si
potrebbe anche salirlo.
Proseguiamo su roccette
sino
ad un altro risalto, assai esposto, che aggiriamo sempre sulla destra
su terreno
scosceso e risalire poco dopo su filo di cresta.
Successivamente un altro grande risalto tenta di essere salito direttamente
per una serie di diedri su placche però liscie. Notando che, specialmente
nella parte alta non ci sono punti dove fare delle soste, abbiamo preferito
non perdere tempo usando la corda decidendo di salirlo leggermente da
sinistra su terreno molto ripido ed esposto.
La risalita di questo
risalto, con il vuoto alla nostra sinistra, sembra non poter dare la
possibilità di scenderlo successivamente invece la sua discesa si rivelerà
facile anche se su cresta assai esposta!.
Si prosegue superando un'
altro risalto mantenendo leggermente la destra su rocce da testare
continuamente e si risale mirando ad un piccolo pinnacolo che si trova in
alto a sinistra...la salita va fatta con estrema attenzione facendo in modo
da non far cadere i sassi a chi ci segue.
La cresta arrivati alla
sommità di questo risalto spiana e poco dopo si fa molto aerea ma
facile...alla fine di questo breve tratto un' altro risalto blocca il
passaggio; non è superabile direttamente viste le rocce lisce e verticali e
neppure da destra in quanto la parete precipita. Si scende da sinistra con
molta attenzione visto che sotto precipita un canale molto profondo. Pur
essendo una discesa abbastanza semplice questi circa 10 metri li abbiamo
scesi in sicurezza sino a riprendere la cresta sovrastante.
Percorso
un breve tratto di bosco un altro risalto si risale diagonalmente verso
sinistra su paleo e terreno smosso seguendo tracce di capre...la ripidezza è
tanta così come l'esposizione.
Arrivati alla sommità di questo ennesimo
risalto troviamo poco lontano l' imponente "torrione" che va aggirato per
forza da destra...successivamente si risale il ripido pendio di paleo e
rocce portandosi ad una sella dove è presente un albero.
Dalla sella si
prosegue risalendo direttamente un altro risalto, esposto ma abbastanza
facile e si prosegue sul ripido ma largo crinale.
Un ultimo risalto,
considerando la qualità della roccia e verticalità si aggira brevemente da
destra su terreno scosceso e si risale appena possibile...la risalita è
molto delicata quasi sul verticale e su terreno da testare.
Tornati sul
filo di cresta adesso di erbe e roccette si prosegue verso la cima del
Macina; quest'ultimo tratto di cresta è solo apparentemente più facile in
quanto vanno scelti i passaggi migliori su un terreno che è sempre assai
ripido, esposto e instabile.
Finalmente giungiamo sulla
cima di questa montagna, il Macina, è il monte di Arni da cui mostra la sua
visuale più bella: appare come una piramide appuntita. Mentre da altre
posizioni è semplicemente un’appendice delle cresta del monte Sella. Non è
un monte facile da salire ed è poco frequentato, solo le capre stazionano
stabilmente sulla vetta. La lunga, faticosa ed esposta ascensione con il
panorama che abbiamo ci ripaga delle fatiche che abbiamo affrontato per
arrivare sin qui.
Il panorama è aperto sulla costa e sulle isole
toscane e liguri, poi sulla valle di Arni con le sue cave. Tra i monti
ammiriamo il monte Sagro, il Sella, il Fiocca ed il Sumbra ed il gruppo
delle Panie, oltre all’Altissimo ed al Pelato.
Dopo una breve sosta
riprendiamo il cammino e imbocchiamo il sentiero della via normale, segni
azzurri, che ci conduce al sentiero 150 (le Gobbie - Passo Sella),
naturalmente ci dirigiamo in direzione le Gobbie. Il sentiero 150 chiamato
anche Schienale dell'Asino, procede tra roccette e pinnacoli a tratti
dobbiamo usare le mani per aiutarci nella progressione, poi, entriamo nella
zona boscosa e ben presto chiudiamo l'anello giungendo al bivio con il
sentiero dei cavatori per la Chiesa del Diavolo, naturalmente questa volta
proseguiamo dritto verso il passo del Vestito - le Gobbie che raggiungiamo
in circa un'ora e quaranta dalla vetta del Macina.
Spunto, Fonti Escursioni Apuane e Lorenzo
Verdiani Wikiloc
Alla prossima!