31/07/2022 Traversata Zucchi di Cardeto, discesa dal Rio Sambuco

 
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“La montagna non è solo nevi e dirupi, creste, torrenti, laghi, pascoli. La montagna è un modo di vivere la vita. Un passo davanti all'altro, silenzio tempo e misura.”

 

jj Attenzione!
La presente pagina non vuole in alcun modo essere una guida escursionistica o alpinistica, ma un semplice racconto di una giornata e la segnalazione di una bellezza naturale e culturale. Quindi, la presente pagina non sostituisce ma presuppone la consultazione delle guide e della cartografia in commercio. In alcun modo l'autore e il sito si assumono alcuna responsabilità di qualsiasi ordine giuridico e legale per eventuali danni o incidenti. L'uso delle informazioni della
presente pagina sarà sempre a proprio rischio e pericolo. A questo proposito, prima di effettuare le escursioni, si consiglia di chiedere sempre informazioni aggiornate, riguardanti lo stato dei sentieri che si intendono percorrere, alle Sezioni CAI che ne curano la manutenzione.
Ricorda inoltre che tutte le valutazioni circa le difficoltà delle escursioni, riportate sul sito, sono prettamente soggettive.

 

 
Percorso: Val Serenaia, sentiero 178, deviazione prima della Foce di Cardeto, traversata degli Zucchi di Cardeto, Rio Sambuco, Val Serenaia

 

Come Arrivare : Da Lucca
Percorrere la SS 445 Lucca-Piazza al Serchio, proseguire per Minucciano; prima della galleria svoltare a sinistra e percorrere la strada per pochi km fino al rifugio Val Serenaia.

Da Aulla
Percorrere la SS 63, deviare poi in direzione Casola in Lunigiana-Pieve S. Lorenzo- Minucciano SS 445. Oltrepassato il paese di Minucciano, attraversare la galleria e svoltare a destra fino al rifugio Val Serenaia.


- INDICAZIONI STRADALI -
 
 

Sentieri: 
 1
78    Serenaia – Foce di Cardeto – Acqua Bianca.
                        


 

Tempo di percorrenza:  Tempo di percorrenza totale:  circa 6h
Acqua: Presso i rifugi prima di partire, fontana fuori dal campeggio
Classificazione: Alpinistica - Il terreno è tipicamente apuano, richiede piede fermo e attenzione costante - Difficoltà tecnica sino al III° - tratti molto esposti
 Per l'escursione è indispensabile la totale mancanza di vertigini ed avere una certa conoscenza del terreno delle Apuane, sicuramente da non effettuarsi con terreno bagnato o umido ma con previsioni meteo di assoluto bel tempo.
Attenzione, tratti esposti e fuori sentiero, evitare se non si conosce la zona.
Questo è un itinerario impegnativo, per escursionisti dal piede sicuro e che non temono il vuoto; da evitare con terreno bagnato.

Periodo consigliato:  Nel periodo fine primavera e in estate, sconsigliato in inverno con ghiaccio o neve e con  roccia bagnata. In Estate possono esserci temperature molto alte, dotarsi di molta acqua
 

ATTENZIONE!!!
Si declina qualsiasi responsabilità riguardo eventuali malaugurati incidenti che potrebbero accadere percorrendo gli itinerari descritti sul proprio sito. Declina altresì qualsiasi responsabilità per differenze eventualmente riscontrate rispetto a tali descrizioni, riguardanti alterazioni dello stato dei suddetti percorsi (quali: danni associati alle condizioni meteorologiche e ad altri eventi naturali, carenze di manutenzione, interventi umani, sostituzione delle numerazioni dei sentieri ecc.ecc.) successive alle date di effettuazione delle proprie escursioni.
La descrizione è fatta in base ai ricordi, consultazione di siti e cartine, viene fatta con il massimo impegno affinché non ci siamo inesattezze ma queste sono sempre possibili, quindi ribadisco che questa non vuol essere una guida alpinistica/escursionistica ma un mero racconto delle nostre escursioni.

Ricordo inoltre che tutte le valutazioni circa le difficoltà delle escursioni, riportate sul proprio sito, sono prettamente soggettive. In montagna, per motivi esclusivamente personali, ciò che è estremamente facile per qualcuno, potrebbe essere estremamente difficile per altri e viceversa. Quindi, durante le escursioni, sta al buonsenso di ciascuno di coloro che ci leggono, decidere quando e se proseguire o meno. ( dal sito Escursioni Apuane, pensiero che faccio mio!)

Traccia gps

 
Punti sosta:  Rifugio Donegani, rifugio Val Serenaia e Rifugio Orto di Donna

Anche questa settimana un'uscita di tutto rispetto, molto impegnativa ed adrenalinica, altre ai muscoli oggi metteremo alla prova anche la tenuta mentale, dovremo, infatti affrontare tre cime su cresta in forte pendenza su placche lisce, anche oggi la giornata è torrida e inutile dire che lungo il percorso non si trova neanche una goccia d'acqua, imperativo dotarsi di una buona scorta, noi ne avevamo tre litri a testa e non è che ce ne sia avanzata. Come al solito tra acqua e attrezzatura il peso dello zaino è notevole.
Partiamo di buon ora, le cinque e mezzo (sig!) e ci dirigiamo verso la nostra meta, la Val Serenaia. ( La Val Serenaia è una valle della catena settentrionale delle Alpi Apuane che si trova sotto il celeberrimo Monte Pisanino. È attraversata da un ramo del fiume Serchio, il Serchio di Gramolazzo. La Valle Presenta molto interesse, sia sotto l'aspetto della flora e della fauna, che sotto quello geologico e speleologico. - Wikipedia)
Giunti al vertice della valle ci dirigiamo al parcheggio presso il campeggio, posto un centinaio di metri dopo il Rifugio omonimo prima che la strada inizi decisamente a salire in direzione delle cave e  del Rifugio Donegani.  Ben presto siamo pronti per iniziare il cammino.
Imbocchiamo il sentiero 178, Serenaia – Foce di Cardeto – Acqua Bianca, e iniziamo a salire inizialmente un bel sentiero all'ombra con zone pic nic, attraversiamo un bel prato e sulla nostra sinistra una casetta ristrutturata, baita Italia,  subito dopo entriamo nel fitto bosco di faggi. Siamo partiti con 30 gradi, qui ce ne son 22 e sembra di aver freddo. Seguendo sempre il sentiero 178 ci troviamo ben presto su ripide salite
e numerosi tornanti. Oltrepassiamo il caratteristico riparo naturale formato da gigantesche rocce scese dal monte migliaia di anni fa che formano una sorta di capanna chiusa dall’uomo mediante dei muretti a secco, da qui sulla sinistra ci si immette nel Rio Sambuco, che percorreremo al ritorno. Il bosco è bellissimo, fitto e non ostante la siccità ancora molto rigoglioso, però questo ci impedisce di godere della bella vista che si avrebbe sia sul Pisanino che sul Pizzo d'Uccello, questa è possibile solo quando gli alberi sono spogli. Continuiamo a salire su sentiero tutto sommato ben agibile, prendiamo un  canale, sempre in salita, raggiungiamo l'intersezione con il sentiero 180, che noi tralasciamo, segue una zona rocciosa scoperta ma subito dopo rientriamo nel bosco e dopo poco inizia la parte più ripida, dobbiamo  superare una paretina di roccia su cui il sentiero è inciso con comode e facili voltoline e in pochi minuti  siamo in una zona panoramica da dove si gode di vista splendida su tutte le montagne che circondano val Serenaia: dal Pisanino, agli Zucchi fino alla Foce di Cardeto da una parte e dal Cavallo, al Contrario, al Grondilice, alla Cresta Garnerone fino al Pizzo d’Uccello (in ordine orario). Rientriamo nel fitto bosco e superiamo dei grossi macigni , ci troviamo nella zona dei lamponi, che con questa siccità sono tutti appassiti, poi entriamo nell'anfiteatro sotto gli Zucchi di Cardeto in prossimità di un grossissimo macigno, quasi perfettamente squadrato, località Altare,  staccatosi dalla montagna chi sa quanti secoli fa'?  Gli Zucchi di Cardeto o "Le Forbici" sono una costiera rocciosa che unisce il Pisanino al Cavallo separati dal Pisanino dalla Foce Altare e dal Cavallo dalla Foce di Cardeto.
Eccoci siamo sotto le cime che vogliamo salire, da sotto le studiamo e cerchiamo di capire da dove conviene iniziare. Abbiamo continuato per pochi metri sul sentiero ma poi sulla destra notiamo una cengia che sale in obliquo. Ci dirigiamo verso questa e iniziamo subito la salita che si presenta subito ripida ma non difficile, si sfruttano le lingue di paleo ma ci troviamo più a nostro agio quando possiamo camminare su placche che permettono una buona aderenza, giungiamo sulla cresta che arriva dalla Foce di Cardeto, si potrebbe salire anche da lì ma a quanto pare è assai più difficoltosa. Continuiamo tenendoci piuttosto sulla destra, ci troviamo ora prevalentemente su placche con notevole esposizione, ci fidiamo delle suole degli scarponi, devo dire che qui si "incollano" letteralmente alla roccia porosissima.
Dalla cresta proseguiamo sul lato Val Serenaia seguendo il filo, dobbiamo porre molta attenzione anche se non è difficile, troviamo dove tenerci con le mani sulla parte superiore della cresta e sempre con fede proseguiamo in aderenza sulle placche molto inclinate, certo scivolare qui è veramente vietato!
Giungiamo, infine, devo dire con sollievo, alla cima della prima cima il Pizzo Altare a 1747 mt. L'occhio è ripagato da una  magnifica vista sul vicino Pisanino, dietro di noi il Cavallo e il Contrario e ancora il Pizzo d'Uccello, la cresta Garnerone eil Grondilice. Spettacolo magnifico!
Riprendiamo subito il cammino e dobbiamo affrontare la discesa su ripidissime placche e tratti a paleo, il punto più delicato e che va studiato un po' prima di proseguire la discesa è poco sotto la cima in quanto è presente un salto roccioso di circa due metri molto delicato ed esposto che è bene evitare scendendo di poco; si segue una lingua di bassi cespugli che passa fra ripide placche e poi si aggira con molta attenzione una roccia in esposizione per ritornare sul filo di cresta ora erboso proprio alla base del salto che abbiamo così aggirato.
Si prosegue scendendo per placche e poi per un ripidissimo pendio erboso riportandoci sul filo.  La nostra meta ora è la Foce di Mezzo e per raggiungerla dobbiamo allestire una calata in corda doppia, infatti ci si pone davanti un salto di circa una decina di metri. Troviamo la sosta, si nota che è stata messa da poco, poco prima un anello di corda legato ad un ginepro, molto precario!
Scendiamo rapidamente e in sicurezza alla Foce di Mezzo, ora dobbiamo salire verso la cima del Pizzo di Mezzo, la salita non è tanto diversa da quella fatta per il Pizzo Altare, soliti lastroni, ripidi,  e a tratti zone di paleo; qui però quando raggiungiamo la cresta troviamo un tratto abbastanza affilato di pochi metri ma sì proprio affilato e con roccia non compatta. Lo superiamo e ben presto siamo sulla vetta a 1742 mt. Non possiamo proseguire perché la cresta viene interrotta da un vertiginoso salto di molti metri, quindi torniamo brevemente indietro e sulla nostra sinistra (lato Arnetola) individuiamo una cengia erbosa, molto stretta e alcuni passaggi da fare con attenzione. Con la cengia aggiriamo il Pizzo di Mezzo arrivando alla foce che separa questo dal Pizzo Maggiore.
Davanti a noi ora ci si para un nero torrione che non saliremo, forse non è neanche salibile, noi ci dirigiamo alla sua base costeggiandolo sul lato Arnetola, qui il paleo secco e l'inclinazione del terreno ci hanno dato qualche problema che abbiamo risolto con più prudenza. Ora dobbiamo riguadagnare il filo di cresta e riiniziamo a salire su rocce e poi su ripidi lastroni e giungiao di nuovo sulla cresta che anche qui si presenta assai esile e molto aerea per un breve tratto che superiamo muovendoci con tutte le accortezze del caso. Proseguendo ora con meno difficoltà ben presto arriviamo sulla cima del Pizzo Maggiore a 1795 Mt.
Il Pizzo Maggiore si affaccia con un precipizio sul sottostante Rio Sambuco e dall'altra parte si nota l'ultima quota degli Zucchi di Cardeto ovvero lo Zucco Nero.
Adesso dobbiamo scendere e ci dirigiamo nel versante di Arnetola, su ripidi pendii erbosi, ci avviciniamo sempre di più alla foce Altare.
Prima di giungervi superiamo due imbocchi di un canale che poi si immette nel Rio Sambuco, noi vogliamo scendere da questo, non lo facciamo perché il terreno è molto tritato, vi sono dei salti, che anche se di pochi metri non sono facilmente sicuri per allestire delle doppie. Comunque questi canali sono molto caratteristici e belli, formano una sorta di canyon, proseguendo c'è anche un tunnel dove si trova un salto di circa due metri su terreno fortemente instabile. Preferiamo proseguire verso Zucco Nero, decidiamo di non salirlo benché possibile, lo costeggiamo a mezza costa sino a raggiungere la Foce Altare, dove tocchiamo il sentiero per la normale del Pisanino.
Ci inoltriamo in un canale, che ancora non è il Rio Sambuco, e iniziamo a scendere su pendio erboso e terreno smosso si scende costeggiando la base dello Zucco Nero, si aggira andando verso destra tenendosi sempre alla sua base e ci si immette in una cengia erbosa facile ma esposta specialmente poco più avanti quando si passa sopra una placca. Cambiamo più vote direzione e scendendo sino ad arrivare ad un salto di una ventina di metri, qui provvidenzialmente troviamo una sosta allestita dove possiamo montare una corda doppia. La discesa non è difficile in quanto molto appoggiata, il pericolo sono i sassi, basta anche solo il movimento della corda a farne cadere moltissimi.
Finalmente siamo nel Rio Sambuco una pietraia infinita! Camminiamo su fondo molto franoso e per questo cerchiamo di raggiungere la sponda sinistra dove vegetano erbe e ci permettono di camminare un po'meglio.
Tra scivoloni, innocui, e pietraie percorriamo tutto il tratto scoperto, ma poi arriviamo nel punto più incasinato, un fitto intrigo di alberi caduti, rampicanti e rovi ci è quasi impossibile proseguire. troviamo degli "ometti" e uno sul bordo del canale indica dove lasciarlo e inoltraci nel bosco dove troviamo subito una traccia appena visibile ma comunque segnata da ometti, traccia che ben presto ci conduce all'innesto sul 178 e in circa mezz'ora siamo in Val Serenaia.
Alla prossima!


Foto escursione

Fonti Escursioni Apuane e Lorenzo Verdiani Wikiloc