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Percorso: L’Argentiera 97 m – Inizio piano inclinato del Bottino 110 m c. - Miniere del Bottino (laverie) 259 m – Due Canali – Rudere q. 390 m c. (stazione arrivo piano inclinato) – ruderi q. 430 m c. – Affioramento “ I Senicioni “ 500 m c. – Galleria del Casello 550 m c. – Crinale tra Gallena e Miniere del Bottino 644 m – Sella q. 801 m – Pizzi dell'Argentiera (cima Est) m 861 – Pizzi del Bottino (cima principale) 870 m – Casa Zuffone 745 m – sent. per Capezzano – Bivio sent. Casa di M. Ornato 690 m c. – Casa di M. Ornato 695 m – Cresta Ovest Pizzi dell'Argentiera 710 m c. – sent. per Gallena – Presa Acquedotto – Gallena 349 m – Ponte di Gallena 82 m – L’Argentiera 97 m

 

Come Arrivare : Da Seravezza si segue la SP 9 in direzione Castelnuovo Garfagnana. Dopo 2,1 km prendere la deviazione a destra in salita che porta a Gallena (4,4 km) nella piazzetta presso la chiesa, dove inizia il sentiero SAV.


 INDICAZIONI STRADALI

 
 

Sentieri: 
3A   Questo breve sentiero unisce Capriglia, nelle colline sopra Pietrasanta, con Sant'Anna di Stazzema. Consigliamo di visitare il locale Monumento Ossario dove sono sepolti i resti delle vittime della strage del 1944.
Capriglia (403 m) - Le Foci (589 m) [innesto sentiero 3] - Casa Zuffone (745 m) [bivio sentiero 3] - Case Bazzichi (867 m) - Foce di Sant'Anna (831 m) [innesto sentiero 3]
Il tratto dalle Foci a Casa Zuffone è comune con il sentiero 3. Inoltre il tratto da Capriglia a Casa Zuffone è comune con il sentiero SAV (Sentiero Alta Versilia) nel tratto Sant'Anna - Capriglia.


In prevalenza fuori sentieri ufficiali

                         


 

Tempo di percorrenza:  Tempo di percorrenza totale:  circa 6 h
Classificazione: Escursionistica ma che richede molto senso d'orientamento, spesso in zone molto infrascate e a tratti si usano anche le mani  - EE

Periodo consigliato:  Primavera e Autunno
 

Acqua: Si può trovare a Gallena o al ritorno una sorgente lungo il sentiero ma ormai nelle vicinanze dell'abitato

Traccia gps     

 
Punti sosta: Nessuno

 


In un passato recente le Alpi Apuane sono state interessate da diversi insediamenti minerari. L’attività estrattiva si è sviluppata in diversi siti, ma la zona più importante è stata senz’altro quella del Bottino.
Le miniere del Bottino, attive dal XVI secolo fino al 1960, consentivano di estrarre discrete quantità di Galena (Solfuro di Piombo) da cui, mediante fusione ed altri trattamenti, si ricavava l’Argento.
A distanza di poche decine di anni dalla chiusura, la vegetazione ha riconquistato in larga parte gli edifici e i manufatti: sembra incredibile che qui ci fosse uno dei più grandi centri minerari d’Italia.

Salita

Punto di partenza di questo itinerario è la località di Argentiera 97 m, che si raggiunge brevemente dal paese di Seravezza percorrendo la strada di fondovalle.
Lasciata l’auto presso uno slargo, si attraversa il Fiume Vezza su ponte pedonale (catena e divieto di accesso per proprietà privata). Si segue la stradina fino ad uno spiazzo erboso: sulla destra c’è un vecchio carrello minerario, dritto si entra in una proprietà privata (recinzione), mentre a sinistra parte il piano inclinato del Bottino (110 m c.).
Dalla vegetazione sempre più invadente emergono i ruderi di antichi edifici e della stazione inferiore di una teleferica.
Il piano inclinato, conservatosi molto bene negli anni, inizia gradualmente a salire addentrandosi nel Canale del Bottino. A q. 125 c. attraversa una prima volta il canale in due campate: oggi le travi di legno non ci sono più, dunque occorre scendere verso destra, passare il fosso (acqua), e risalire sul piano inclinato.
Il percorso prosegue con una ben conservata galleria (attenzione alle pietre scivolose), uscendo dalla quale la massicciata passa il torrente di nuovo (questa volta con tre campate; notevoli i pilastri di sostegno). Una buona traccia consente di mantenersi a sinistra del fosso, ma non appena è possibile è preferibile ritornare sul piano inclinato: così abbiamo fatto noi, passando il canale in corrispondenza di un tratto a lastroni e scalando la massicciata (prudenza per il muschio), ritrovandoci poco a monte dello sbocco della seconda galleria.
Con stupefacente regolarità il piano continua a rimontare la valle. In un punto la rada vegetazione consente di scorgere le appuntite vette del M. Ornato (Pizzi del Bottino sulla Carta Tecnica Regionale) in controluce. Dove i rovi ostacolano il cammino, si scende dalla massicciata sfruttando dei sassi posti a mo’ di scalini, infissi nel muro: il suolo coperto da detriti fini fa presagire la vicinanza delle miniere, ed infatti poco più avanti si trovano i resti di grandi vasche ed edifici. Si tratta delle laverie del Bottino (259 m). 
Dalla folta vegetazione si alzano ancora due caseggiati tra i quali corre il piano inclinato. Superando una macchia fitta di rovi e sterpi, ci si porta ai resti di un ponte: da queste parti dovrebbe trovarsi l’ingresso, franato, della galleria “ Due Canali “. Dei due impluvi occorre prendere quello di destra, salendo. Questo se si vuole raggiungere la zona estrattiva vera e propria. Accanto al fosso, sulla destra idrografica, correva una grande lizza sostenuta da poderosi muraglioni. Nella prima parte il percorso è stato danneggiato dall’erosione dell’acqua ed è praticamente scomparso. Più in alto, invece, si ritrova il vecchio manufatto (alcune tracce di sentiero si dirigono a mezza costa verso il Canale del Bottino in direzione di altri ruderi e, con tutta probabilità, verso il Colle dello Sciorinello, zona di altri ingressi minerari).
A quota 390 m circa si incontrano i resti di quella che doveva essere la stazione di arrivo del piano inclinato: all’interno dell’edificio si rinviene l’alloggiamento del motore che probabilmente muoveva i carrelli.  Da qui inizia una buona mulattiera che sempre in destra orografica  porta dapprima ad altri ruderi preceduti da una discarica di detriti fini (q. 430 circa: vecchia fornace ed abitazione dei minatori; segno rosso), quindi raggiunge finalmente alcuni ingressi minerari. Il primo che abbiamo visto, deviando sulla sinistra dal sentiero principale, è caratterizzato da una corrente di aria calda ed umida (calda rispetto alla temperatura esterna di Marzo). La galleria è percorribile agevolmente per una decina di metri, poi alcuni franamenti ne riducono drasticamente la sezione utile. Ritornando sul sentiero (ogni tanto sugli alberi qualche segno rosso o blu), in prossimità del fosso si rinvengono due grandi anfratti: il primo, molto grande, è stato adattato in passato a bivacco; il secondo, molto più piccolo, è completamente allagato con stillicidio (l’acqua è molto profonda, probabilmente si tratta di una sorgente). Al di là del fosso si apre una grandiosa voragine: è il principale ingresso delle miniere “ Senicioni “ 500 m c. A prima vista sembrerebbe una grotta naturale, ma un attento esame dei luoghi rivela invece che è stato l’uomo l’artefice di tutto: resti di un muretto a secco difendono l’ingresso della miniera dalle acque del fosso; ben evidente appare l’intento di difendersi dalle acque che, colando dai lastroni soprastanti fin dentro la miniera, disturbavano il lavoro degli uomini: per ovviare a questo inconveniente è stata scalpellata nella viva roccia una canaletta per drenare le acque; in corrispondenza del fosso, infine, si può riconoscere un foro di forma grosso modo circolare che probabilmente serviva per fissare meglio un ponticello di tavole sul fondo roccioso del canale (secondo la Carta Tecnica Regionale, si trova qui il sentiero per Gallena che dovrebbe proseguire poi verso il Colle dello Sciorinello) . Gli ingressi delle miniere non sono finiti qui. Il sentiero continua sempre in destra orografica fino a quando l’impluvio si biforca (q. 515 circa): una traccia si dirige nettamente verso sinistra, un’altra attraversa i due fossetti portandosi in sinistra orografica (in un punto si cammina su un lastrone scalpellato). Probabilmente il sentiero di sinistra si dirige verso il Colle dello Sciorinello, zona in cui si dovrebbero trovare altre miniere. Seguendo la traccia di destra, si attraversano i due impluvi portandosi sulla sinistra orografica del costone che divide il versante di Gallena con il versante del Bottino. Dapprima il sentiero va in direzione Nord – Ovest e si presenta un bivio: probabilmente a destra è possibile andare verso Gallena. A sinistra, invece, si rimane poco alti sopra il fosso e si trova un altro ingresso minerario in corrispondenza di uno slargo artificiale: è la galleria del Casello (q. 550 m circa). L’ingresso è accanto al fosso, ed entrando in galleria (dalle pareti asciutte) per qualche metro si trova a sinistra una voragine e più avanti una biforcazione: un cunicolo meno ampio prosegue in avanti, mentre a sinistra sale molto ripidamente una galleria di circa 20 metri di lunghezza, di cui si vede lo sbocco. Dallo slargo artificiale si continua in salita con qualche svolta, passando a poca distanza da un altro ingresso: è lo sbocco della deviazione di 20 metri incontrata percorrendo la miniera dall’ingresso precedente. Il sentiero, ora ripido, sale ben tracciato nel bosco (qualche arbusto e qualche lastrone rendono il cammino più disagevole) e con un ultima serie di svolte (resti di massicciata) raggiunge il crinale tra Gallena ed il Bottino in corrispondenza della quota 644 m. Il bosco meno rado permette di ammirare da qui le aguzze vette del M. Ornato (localmente dette Pizzi dell’Argentiera e Pizzi del Bottino). Sul versante di Gallena si estende un fitto castagneto ma il sottobosco è praticamente assente. Si nota che un buon sentiero, proveniente da valle, va a rimontare il costone appena raggiunto: per andare a Gallena è questa la via da seguire.
Per il M. Ornato si prende a salire lungo il costone boscoso, lasciando più in alto un’evidente traccia che pare puntare verso il canalone che altro non è che la prosecuzione dell’impluvio delle ultime miniere visitate. Con qualche disagio per il terreno sconnesso, mantenendosi poco a sinistra dello spartiacque, si guadagna nuovamente il crinale, ora meno erto, fino a raggiungere un’ampia sella boschiva (grosse querce; rudere; piccolo pantano) quotata 801 m sulla Carta Tecnica Regionale. Tra gli alberi si intravede la costa.
In pochi minuti, dirigendosi ad Est, si guadagna una cima del M. Ornato (861 m), superando da ultimo un breve tratto coperto di spinoso ginestrone. La C.T.R. nomina questa altura, assieme alla quota 807 subito ad Ovest della sella q. 801, Pizzi dell’Argentiera. La carta I.G.M. la considera invece una delle punte del M. Ornato.
Da qui si vedono benissimo le altre punte, coperte da cespugli sul lato meridionale e precipiti a settentrione. E’ ben visibile anche il M. Rocca, in prevalenza boscoso, mentre il M. Lieto appare in secondo piano, molto lontano.
Il pizzo più alto merita senz’altro una visita. A questo scopo bisogna perdere circa 30 metri tra ginestroni, arbusti e rado bosco fino ad una prima sella (832 m). Quindi, alla meno peggio, si segue una traccia di animali (fitti arbusti) che costeggia alla base la q. 856 fino ad una seconda sella, caratteristica perché cosparsa di grossi massi coperti di spesso muschio (833 m). Ancora una traccia si porta sul versante meridionale della punta più alta del M. Ornato (oppure, secondo la C.T.R., la punta massima dei Pizzi del Bottino) e per lastroni scistosi abbastanza solidi, coperti saltuariamente di erba, si raggiunge finalmente la cima (870 m).
Anche il M. Ornato, come spesso accade sulle Apuane alle cime secondarie, presenta un panorama molto interessante.
A meridione si estendono le ultime propaggini e la costa con il mare, verso settentrione si apre a ventaglio la catena apuana, con lo sguardo che può spaziare dal M. Sagro al M. Altissimo, dal M. dei Ronchi al M. Corchia, dalla Pania della Croce (e Secca) fino alle Apuane Meridionali. Molto interessante la vista sui sottostanti e profondi valloni che scendono verso Ruosina e Pontestazzemese.
 

Discesa

La discesa dal M. Ornato si svolge lungo il percorso di salita fino alla sella ad Est del monte (833 m), quindi conviene calarsi nel bosco dove mancano gli arbusti fino ad incontrare una grande mulattiera: è questo il sentiero n° 3 del CAI che da S. Anna va a Farnocchia. Lo si segue in discesa fino ad un bivio: si prende a sinistra e in pochi metri ecco i ruderi di Casa Zuffone (745 m).
Il luogo è frequentato dai turisti domenicali per il facile e rapido accesso da S. Anna e per la tranquillità (alcune panche, alcuni tavoli e un posto per grigliate), sotto l’ombra di grandi lecci. Una grande mulattiera lastricata sale da Capezzano fin qui, proseguendo per S. Anna. In corrispondenza del bivio con il sentiero per Farnocchia, piccola edicola e quaderno in una custodia metallica per le firme dei visitatori.
Per andare a Gallena, la cosa più conveniente da fare è seguire in discesa la mulattiera lastricata in direzione di Capezzano; l’alternativa, seguire brevemente il sentiero per Farnocchia e prendere al bivio la traccia di sinistra, è del tutto sconsigliabile perché ci si ritrova in una fittissima zona arbustiva di ginestrone e stipa.
In moderata discesa la bella mulattiera conduce, dopo un paio di tornanti, ad un bivio importante (685 m circa) poco sopra la sella che separa il M. Anchiana dal M. Ornato: a sinistra, scendendo, si va verso Capezzano; a destra, in salita, si intravedono i ruderi della Casa di M. Ornato (695 m) presso la quale si passa.
La casa è ormai un rudere, ma un piccolo vano è ancora fruibile come ricovero di fortuna ed una scritta sul muro invita a non danneggiare il locale. Nei pressi, piccola sorgente e vecchia burraia invasa dall’acqua; inoltre, caratteristico boschetto di bambù.
Dalla casa, per evitare zone invase dai rovi, si guadagna una decina di metri in salita per poi traversare in quota portandosi sul costone Ovest del M. Ornato. Tra gli alberi s’intravede Gallena: è quindi possibile scegliere la direzione migliore da seguire. Come punto di riferimento, si può prendere una cresta boscosa secondaria (è la cresta Nord – Ovest del M. Ornato): tale cresta presenta in un punto una macchia di ginestrone che arriva fino allo spartiacque. Come riferimento, occorre scavalcare la cresta Nord–Ovest subito prima della macchia di ginestrone.
Attraversando in quota un impluvio si va a doppiare la cresta Nord – Ovest. Con ripide svolte nel castagneto si perde quota velocemente fino a imboccare una buona traccia che più in basso si collega al sentiero che da Gallena sale verso la cresta Nord del M. Ornato. Ormai la via è evidente e senza possibilità di errore.
La mulattiera, ben conservata, passa accanto alla presa dell’acquedotto, difesa con una recinzione; in corrispondenza del castagneto secolare, difeso con terrazzamenti per combattere l’erosione delle acque meteoriche, è possibile dissetarsi presso alcune piccole cisterne che servono anche per dissipare la pressione dell’acqua.
Si giunge infine a Gallena: alla prima casa del paese si nota a destra una grande strada lastricata: molto probabilmente è questa la via per portarsi al Bottino, specialmente alle laverie.
Presso una casa abbiamo scambiato due parole con alcune persone del luogo: si viene a sapere che da Gallena esiste un sentiero che conduce alle cave del M. Costa; guardando meglio il fianco della montagna, in effetti, si scorge qualcosa tra i fitti arbusti.
Il paese di Gallena, in posizione soleggiata, appare accogliente; anche le persone incontrate si sono mostrate cordiali.
Esiste da Gallena un sentiero che scende in valle all’Argentiera, ma le indicazioni ricevute dalla gente del posto non sono state molto incoraggianti. Considerando l’ora tarda del pomeriggio, abbiamo preferito scendere per la strada di accesso al paese, tagliando le curve dove possibile.
Solamente quasi giunti al ponte di Gallena abbiamo potuto constatare che non solo esiste un’ottima mulattiera per il ponte, ma c’è pure un sentiero che, correndo in sinistra orografica alto sopra il Fiume Vezza, si porta all’Argentiera, come intuito da Giuseppe.
Discesi al ponte di
Gallena, in un quarto d’ora siamo ritornati all’Argentiera seguendo la strada di fondovalle

Nota
Questa escursione è datata 23 Marzo 2003 sono quindi passati 19 anni, ad oggi 02/06/2022, abbiamo cercato di seguire il più possibile la relazione ma molte volte per la vegetazione che ormai ha ripreso possesso dei luoghi non è stato possibile seguirla passo passo, la partenza per noi è stata dal paese di Gallena, sentiero che si prende costeggiando la chiesa,  in quanto dal citato ponte sul fiume Vezza con catena ora c'è un cancello chiuso con tanto di telecamere, abbiamo chiesto se ci facevano entrare spiegando il perché ma ci è stato gentilmente rifiutato. La discesa da case di Montornato è stata alquanto ardua in quanto le tracce sono state veramente scarse e molto infrascato, solo nelle vicinanze del paese di Gallena abbiamo trovato un sentiero pulito con vecchi segni rossi che si collega al sentiero n°3.
Con una buona dose di orientamento e conoscenza dei luoghi siamo riusciti, comunque, a tornare a casa con anche una bella collezione di zecche!

Alla prossima! 

Foto escursione