La Mandriola è una cima apuana di poco oltre 1000 metri che si presenta
come un ventaglio roccioso piuttosto repulsivo. La sua cresta è molto
panoramica ma molto pericolosa da percorrere in quanto affilata e quasi
interamente costituita da rocce malsicure e in bilico...anche quelle
apparentemente più stabili. Occorre testare molto attentamente ogni
singola roccia e verificare che non si sfogli. ( da traccia gps
Wikiloc Lorenzo Verdiani)
Sabato sera una telefonata del socio di
montagna, testuale: " domani andiamo sulla cresta della Mandriola" con
tono che non ammetteva esprimere almeno qualche dubbio, io non sò
neanche di che si tratta, cerco qualche notizia, non ne trovo gran che,
brutto segno significa che ci va proprio poca gente, in quello che trovo
noto una frase i particolare, questa: "
Questo itinerario non è consigliabile a nessuno, neppure agli esperti!.
La cresta è inoltre molto difficilmente proteggibile in quanto le rocce
non garantiscono affidabilità, non sono presenti alberi e nel tratto che
va dalla Foce della Vettolina alla cima non sono presenti neppure spit.
Ma che c'ha nel cervello, io non ci vado di sicuro e per di più vuole
partire alle 6,30, no, non ci vado!
Ore 6,00 sono sotto casa che
aspetto con lo zaino pronto, alle 6,15 arriva e subito partiamo per
Resceto, Massa.
Alla nostra nostra destinazione
ci arriviamo in circa quaranta minuti e cerchiamo parcheggio nell'unica
piazzetta, siamo fortunati troviamo un unico posto libero.
Bene! ci
issiamo gli zaini sulle spalle e siamo pronti per partire.
Nella
piazzetta, dove del resto termina la strada è meglio fare una buona
scorta d'acqua perché non troveremo più per tutto il percorso.
Imbocchiamo la via appena sopra la piazzetta, da prima asfaltata ma che
diventa subito sterrata; da qui comincia la famosa Via Vandelli, ardita
opera di ingegneria stradale nata per mettere in comunicazione Modena
con Massa, valicando l'Appennino e le Apuane. La strada, iniziata nel
1738 e terminata nel 1751, prende il nome proprio dal suo progettista,
l'ingegnere Domenico Vandelli. La percorriamo per pochi metri e poi
prendiamo sulla sinistra il sentiero (segnavia 170) per il Passo della
Vettolina e Case Carpano. All'inizio non è un gran che, procediamo
infatti su una strada che conduceva ad una cava ormai abbandonata poi,
terminata la strada inizia un sentiero, una vecchia mulattiera da molto
tempo dimenticata che in alcuni tratti è solo una traccia. La difficoltà
più grossa è dovuta comunque dalle numerose piante di ginestroni che con
le loro spine rendono la vita difficile; in molti tratti inoltre
il sentiero è di difficile individuazione per via di una folta
vegetazione di felci e erba alta; comunque con attenzione si distinguono
bene i segni posti di recente.
Giungiamo in prossimità di un
ravaneto, su una roccia è segnalata una fonte, la cerchiamo ma troviamo
sepolta nella vegetazione solo una piccola cannella che butta fuori
pochissime gocce d'acqua.
Ora si entra in un boschetto mentre
intravediamo il crinale segno che il tratto più ripido sta per finire.
In breve giungiamo alla Foce della Vettolina (m.1.059) antico valico di
pastori. Qui abbiamo una vista che da sola ci ripaga della fatica, lo
sguardo si allunga dal golfo della Spezia a tutte le montagne delle
Apuane settentrionali: il Sagro, il Grondilice, il Contrario e il
Cavallo, sotto di noi la splendida valle degli Alberghi che sale dal
paese di Forno.
Sulla nostra sinistra, però, ci appare l'esile
cresta, un paginone grigio cupo, sembra una grande vela. La guardo e la
riguardo, la voglia di arrampicarmi su quelle rocce è tanta ma c'è anche
una bella dose di ansia, il socio mi dice: " che ti preoccupi basta fare
le cose a modino", capito?
Ok ci mettiamo l'imbrago con tutta la
ferraglia che pensiamo ci potrebbe servire, indossiamo il casco e
prendiamo a salire lungo la cresta, meno male che il primo tratto non è
molto difficoltoso e l'esposizione non è eccessiva, almeno abbiamo il
tempo di abituarci all'idea.
Però dura poco, continuando
l'esposizione aumenta, ma il terreno è ancora compatto, superiamo
facilmente un placcone, anche se dobbiamo metterci davvero
attenzione in quanto siamo nel vuoto.
Va beh, ormai siamo in ballo e
balliamo, man mano che saliamo la cresta è sempre più stretta, le pareti
sono sempre più verticali e l'esposizione è massima, mi si secca la
bocca dalla tensione, davvero è proibito sbagliare.
Proseguiamo con
molta prudenza tastando ogni singola roccia sia con le mani che con i
piedi e di stabile qui non c'è proprio niente di niente! Anche se non si
volesse guardare in basso qui è impossibile siamo praticamente in pochi
cm di cresta, si prosegue camminando nel vuoto.
Mi consola un pò il
fatto che si comincia a notare la cima della Mandriola, ma è magra
consolazione perchè per arrivarci dobbiamo superare quello che secondo
me è il tratto più pericoloso, un lungo tratto di cresta è franato, in
una relazione si dice trenta metri, secondo me è qualcosa dipiù, ma
forse è un impressione dovuta al desiderio di uscirne al più presto.
siamo costretti ad andare avanti, indietro sarebbe da pazzi.
Ingoio
quel poco di saliva che ho in bocca e seguo il socio, lo vedo iniziare
il tratto franato che praticamente gli si sfalda sotto i piedi,
numerosissimi sassi volano nella valle sottostante, lato Alberghi, per
fortuna non in zona sentieri. Quando passo io mi accorgo ancora di più
di quanto tutto è precario.
Mi arrampico sino alla parte più alta e
si giunge sopra la frana, siamo ancora sull'esposto e molto accidentato
ma in confronto alla frana qui si può certamente respirare.
Proseguiamo ancora su terreno accidentato e arriviamo finalmente alla
cima della Mandriola, ora ci possiamo fermare un attimo e goderci un
bellissimo panorama sul Cavallo, sulla Tambura e sulla Cresta del
Sella, oltre che sulla costa, naturalmente ne approfittiamo per
reidratarci e mangiucchiare qualcosa.
Riprendiamo il cammino
prendendo un'esile ed esposta cengia, troviamo qualche spit, crediamo
che siano sati messi per creare una linea di sicurezza, a nostro avviso
non ci sono serviti. Giungiamo al termine, davanti ad un pilastrino e
notiamo davanti a noi una vecchissima corda che non ci metterei neanche
a stendere i panni, per fortuna sulla sinistra c'è una maglia rapida
dove possiamo allestire una corda doppia.
Meno male che c'è, è vero
che la discesa è di pochi metri, 5-6, non di più, la si potrebbe anche
disarampicare ma c'è sempre il discorso della precarietà delle rocce e
se si scivola ci sarebbe un bel salto verticale, quindi buttiamo giù una
corda e ci caliamo che è meglio!
La calata termina su una gengetta
poco evidente, esposta, e inclinata, anche qui alcuni spit. aggiriamo il
pilastrino e la cresta e siamo ad una selletta. Finalmente da qui si può
tranquillamente respirare e rilasciare tutta l'adrenalina prodotta sino
a qui, dobbiamo salire un leggero pendio erboso sino all'antecima ovest
della Mandriola.
Adesso è proprio escursionismo facile, raggiungiamo
la vicina cima della Croce e successivamente puntiamo ala sottostante
cava della Mandriola. Una volta raggiuta imbocchiamo la lizza della cava
stessa, lizza che in questo tratto è ben conservata. La percorriamo sino
ad una deviazione sulla sinistra, deviazione segnalata solo con ometto
che rimane più lato della lizza. Questo sentiero percorre in basso tutta
la cresta della Mandriola, vi sono tratti attrezzati con cavo acciaio
che però in prossimità di un canale una frana lo ha tranciato in più
punti. Con saliscendi raggiungiamo di nuovo la foce della Vettolina,
ripercorriamo il sentiero 170 sino ad innestarci sul 35, via Vandelli,
sino a tornare a Resceto
E' stata un'escursione bellissima ma
d'alta tensione, mi sento di raccomandare di non avventurarsi su questo
percorso se non più che sicuri di cosa ci si aspetta e di avere
consapevolezza delle proprie capacità, si, concordo, con l'autore della
relazione che avevo letto di non raccomandarla a nessuno
Ciao, alla prossima