Dopo molti giorni con meteo instabile, oggi,
sembra che sia una giornata senza rischio di pioggia. Decidiamo di andare
alla scoperta del canale sud est della Pania della Croce dalla Via Melucci
Milanesi.
Sulla guida CAI troviamo solo una breve e risicata citazione
che riporta: "Versante Sud-sud-est: L’uniforme versante meridionale, di erbe
e sfasciumi, percorse in basso diagonalmente dalle tracce di sentieri tra la
Foce di Valli e il Passo degli Uomini della Neve, termina in alto con una
breve fascia rocciosa triangolare orientata a SSE. Può avere interesse la
salita invernale di un solco al suo centro (P. Melucci e G.Milanesi, il 30
Gennaio 1966).
Oltre a questo non sappiamo altro però a vista sembra che
sia abbastanza accessibile, noi ci proviamo.
partiamo abbastanza presto
per evitare il più possibile il sole battente, la maggior parte
dell'escursione si svolgerà nel versante sud, sole battente assicurato.
Partiamo e ci portiamo sino al paese di Pruno nello Stazzemese.
Poco prima del paese si imbocca una ripida strada asfaltata a sinistra,
successivamente diventa sterrata e in pessime condizioni, che conduce fino
ad un piccolo spiazzo dov’è situato un serbatoio del servizio antincendio
boschivo, siamo a Colle a Iapoli (820 m.). Qui si deve necessariamente
lasciare l’auto e proseguire a piedi lungo l’unico tracciato presente, se
non si vuol fare del "fuoristrada" è possibile proseguire per Pruno,
parcheggiare nell’ampio parcheggio all’inizio dell’abitato, e proseguire a
piedi imboccando il sentiero 122 che inizia proprio dalla piazza centrale
del paesino.
Dopo poche decine di minuti di cammino, si incontra il bivio, segnalato, per il
rifugio U.O.E.I. "Alla Fania"; noi proseguiamo prendendo il sentiero davnti
a noi che procede in piano, tralasciamo quello a sinistra, il 122, che
percorreremo al ritorno. In circa quaranta minuti su piacevole e fresco
sentiero all'ombra di boschi di faggio arriviamo al rifugio UOEI la Fania.
Facciamo una sosta dissetandoci alla bella fontana qui presente.
Passiamo dietro una casa a pochi metri dal rifugio e camminiamo su folta
erba che nasconde la labile traccia, fino a qualche tempo fa qui pascolavano
le pecore del mitico Pacifico ( Pacì) e i prati erano sempre belli rasi,
adesso la vegetazione riprende il sopravvento. Comunque conoscendo la zona
riusciamo a raccapezzarci, attraversiamo il prato verso est per poi girando
verso destra, troviamo un avvallamento che dobbiamo scendere e poi risalire
dalla parte opposta, fatto questo siamo su un sentiero abbastanza evidente
con alcune tracce rosse, passiamo sotto quella che sembra una vecchia cava,
oltrepassiamo un grosso rudere, una zona dove sulla sinistra c'è del
carsismo e poi arriviamo al bivio con il sentiero 7A. Seguendo quest'ultimo
ci immettiamo poco dopo sul n° 7 che da Cardoso porta sino al
Piglionico in Garfagnana.
Seguiamo quest'ultimo sentiero, molto ripido,
sino alla Foce di Valli che raggiungiamo in circa una quarantina di minuti
da quando abbiamo imboccato il sentiero.
Ala foce abbiamo fatto una
sosta per fare il punto e dissetarci, anche se il sole non è ancora alto
comunque la temperatura inzia a frsi sentire e lo sforzo per arrivare si
quassù ci fa sudare abbondantemente.
Diamo una vista verso l'alto e da
qui la montagna sembra essere più bassa e schiacciata di quanto è in realtà,
una cosa è sicura la salita è maledettamente ripida!
La Foce di Valli è
una bellissima valle in questo periodo dipinta di un verde brillante, vi è
un unico albero solitario che la caratterizza, qui arrivano vari sentieri:
l'impegnativo sentiero 125 da Foce di Mosceta, il 110 dalla Foce di
Petrosciana e il 130 da Fornovolasco sul quale si innesta il 131 dalla Casa
del Monte.
Guardando in alto si notano vari ghiaioni, il nostro è il
terzo partendo da sinistra, a nostra, quello più centrale e anche il più grosso,
sopra di esso inizia il nostro canale. E' un canale che probabilmente in
tempi addietro veniva salito in invernale, altri tempi quando la neve era
più abbondante. Si trova tra le creste est e sud della Pania, non ci risulta
che sia una via conosciuta a molte persone.
Dai su facciamoci coraggio, partiamo. Iniziamo a salire
seguendo il sentiero che qui è completamente nascosto dall'erba altissima,
inoltre le piogge dei giorni scorsi lo hanno reso assai fangoso e scivoloso.
ad una curva, più o meno dopo la terza palina proseguiamo verso l'alto per
massima pendenza puntando decisamente verso il ghiaione di riferimento.
camminiamo, forse è più corretto arranchiamo su terreno ripidissimo su folto
paleo, ogni tanto almeno io mi devo fermare per riprendere fiato.
Finalmente raggiungiamo il ghiaione e ci teniamo sulla parte sinistra perché
ci sembra meno smosso, ma più o meno cambia poco, ghiaione che dal basso
sembrava assai più corto e invece ce n'è ancora da salire. Finalmente
arriviamo all'imbocco del canale.
Crediamo opportuno metterci il casco, niente di più facile di qualche
scarica di sassi visto la natura molto smossa del canale stesso. Iniziamo a
salire e subito ci accorgiamo che la nostra iniziale impressione che fosse
roccia solida si rivela in realtà tutto marcio. Tastiamo bene tutte le rocce
che troviamo e spesso rivelano la loro instabilità rimanendoci in mano. Inizialmente saliamo
centralmente ma poi ci spostiamo verso sinistra puntando a due alberi su un
pendio erboso molto verticale, il paleo aiuta. Successivamente ci spostiamo
di nuovo a sinistra riprendendo delle roccette, ora siamo nella parte alta,
la roccia non è affidabile anche se i passaggi sono facili, il paleo che in
circostanze simili è una mano santa qui non è molto saldo.
Proseguiamo sempre sulla sinistra e poi prendiamo una breve cengetta erbosa.
Successivamente entriamo in canalino sulla sinistra, dove troviamo un vecchio
chiodo, probabilmente quando lo si risaliva in invernale. Arrampichiamo le
ultime roccette sempre estremamente mobili e poi il canale si allarga e la
punta della croce di vetta si inizia ad intravedere percorriamo gli ultimi
passi su terreno tranquillo e in breve siamo in vetta.
Devo far notare
una cosa purtroppo negativa di questa salita: purtroppo specialmente nella
parte alta troviamo tantissimi cocci di vetro e resti di bottiglie rotte; a
me è venuto spontaneo credere che tutti questi vetri siano piovuti dalla
vetta. Se è così si conferma il detto che la mamma degli imbecilli è sempre
in cinta! Oltre che a essere pericoloso e magari mentre qualcuno tipo noi
sale si vede arrivare una bottiglia sulla testa, e visto che saliamo
tenendoci con le mani il rischio di afferrare uno di questi cocci e
tagliarsi non è affatto una cosa remota.
Giungiamo in
vetta sotto lo sguardo curioso e stupito di molti escursionisti che sono
saliti dalla normale, spieghiamo e vediamo lo stupore di molti che neanche
pensavano si potesse salire da questa parte. Facciamo un sosta, meritata, ma
presto ripartiamo, con mio disappunto. Prendiamo il sentiero 126 per
Mosceta, lo percorriamo sino all'antecima della Pania ma poi decidiamo di
scendere più direttamente dalla via Pisa, una ripidissima via ambita in
inverno dove sono presenti pendenze sino a 40-45°. Costeggiamo il versante
ovest con molti canali e pinnacoli. Scendiamo abbastanza facilmente ma
dobbiamo fare comunque attenzione in quanto l'inciampo è sempre pronto,
ruzzolare significa arrivare subito al sentiero che dobbiamo raggiungere, in
quali condizioni non si sà!
Raggiungiamo il sentiero 126 senza incidenti poco sopra la località i
Tavolini, e da qui ben presto alle Gorfigliette dove è presente la piazzola
dell'elicottero.
Da quest'ultima proseguiamo per la ormai vicina Foce di
Mosceta, successivamente passiamo dal Passo dell'Alpino e imbocchiamo il 122
e in circa quaranta minuti ci riportiamo a Colle a paoli dove abbiamo
lasciato l'auto.
E' stata una bellissima escursione da veri amanti delle
Apuane poco conosciute, faticosa sia per dislivello che per lunghezza,
inoltre la consiglio solo se si è esperti di progressione fuori sentiero con
terreno classico smosso apuano. La salita invernale visto come sta
andando il clima non credo che si possa ripetere a breve, ormai nevica più
raramente e
quando lo fa' su questo versante rimane per pochissimo tempo. In estate è
bene portarsi
abbondante acqua, io ne ho usati due litri con relativi sali minerali,
averne avuta ancora non sarebbe stato male.
Alla prossima!