03/09/2023 Sul Pisanino
dalla Mirandola
Il versante sud -
est della Mirandola
verticale e roccioso. Foto
di Lorenzo Verdiani
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Attenzione!
La presente pagina non vuole in alcun
modo essere una guida escursionistica o alpinistica, ma un
semplice racconto di una giornata
e la
segnalazione di una bellezza
naturale e
culturale.
Quindi, la
presente pagina non sostituisce ma presuppone
la consultazione delle
guide
e della
cartografia
in
commercio.
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qualsiasi ordine giuridico e legale per eventuali danni o incidenti.
L'uso delle informazioni della
presente pagina sarà sempre a proprio rischio e
pericolo. A questo proposito, prima di effettuare le escursioni, si consiglia di
chiedere sempre informazioni
aggiornate, riguardanti lo stato
dei sentieri che si intendono
percorrere, alle Sezioni CAI che
ne curano la manutenzione.
Ricorda inoltre che tutte le
valutazioni circa le difficoltà
delle escursioni, riportate sul
sito, sono prettamente
soggettive.
Percorso:
Pianaccio di Gorfigliano, Monte
Mirandola, Pisanino, creste della Bagola Bianca e della Forbice,
Prati del Pisanino, Ex marmifera, Pianaccio |
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Come
Arrivare
:
Posta in provincia di Lucca, a 50 chilometri in direzione Nord,
la valle è attraversata longitudinalmente dalla Strada Regionale
445 della Garfagnana che collega la Strada Statale 12
dell’Abetone e del Brennero, all’ingresso dell’autostrada A15
Parma-La Spezia, casello di Aulla (km 49 da Castelnuovo). Altre
vie di collegamento sono: ad Ovest il traforo del Cipollaio
sulla Strada Provinciale di Arni che mette in comunicazione con
la Versilia (Km 50 da Forte dei Marmi) e ad Est il Passo di
Pradarena (Km.130 da Reggio Emilia) e il Passo delle Radici
(Strada Provinciale 72, Km.125 da Modena). Abbastanza ben
servita anche dai trasporti pubblici, è raggiungibile tramite
pullman da Lucca e attraversata dalla linea ferroviaria
Lucca-Aulla. Pullman di linea collegano Castelnuovo ai vari
paesi della Garfagnana.
INDICAZIONI STRADALI
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Sentieri:
Nessun sentiero CAI, solo breve tratto
sentiero normale del Pisanino e una vaga traccia dai Prati del
Pisanino
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Tempo di
percorrenza:
Tempo
di percorrenza totale:
circa
8,30h |
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Acqua:
Nessun
rifornimento, portarsi acqua a sufficienza |
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Punti sosta: Nessuno
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Classificazione:
La lunga
e faticosa ascesa al monte Pisanino tramite la cresta della
Mirandola avviene in un ambiente solitario e molto selvaggio, si
procede a vista e per intuito principalmente su ripido paleo e rocce
affioranti, i rari passaggi non superano il 2° ma il terreno è molto
infido e alcune manovre sono da fare con molta cautela e terreno
asciutto. La discesa sull’affilata/esposta cresta Bagola Bianca- La
Forbice e il ritorno dai Prati del Pisanino sempre in ambiente molto
selvaggio, ne fanno un itinerario per escursionisti molto esperti
con attitudini alpinistiche in ottima forma fisica.
- Poco piacevole la parte iniziale che precede l’anticima del
monte Mirandola (Cima q.1442) dove la vegetazione di bassa quota ci
può ostacolare nell’ascesa e nell’orientamento, in seguito il
panorama si manifesterà in tutta la sua bellezza.
- Se la salita al monte Mirandola dalla sua anticima non
presenta problemi, particolare attenzione dobbiamo prestarla nella
discesa che avviene nella parete occidentale. Oltrepassata la vetta
individuiamo dopo pochi metri un anello di corda per discesa in
doppia, noi scendiamo in libera con facili passaggi che non superano
il 1°, il pendio di paleo/ roccette è molto ripido e ovviamente il
terreno deve essere perfettamente asciutto per evitare spiacevoli
conseguenze.
- La discesa dal monte Pisanino la facciamo per la sua cresta
nord/ovest che conduce alla Bagola Bianca, generalmente è percorsa
in salita da escursionisti molto esperti, si presenta molto affilata
ed esposta soprattutto sul versante della val Serenaia, i passaggi
probabilmente non superano il 1+ ma le difficoltà sono ampliate
dalla discesa in equilibrio precario.
- Le difficoltà nella cresta tra la
Bagola Bianca e La Forbice diminuiscono, comunque dobbiamo superare
un tratto roccioso, affilato e discretamente esposto con roccia
sdrucciolevole che se percorso in discesa invita alla cautela
(passaggi 1°/1°+)(
dal sito escursionismo 360° )
Periodo
consigliato:
Tarda primavera ed estate, in estate si
raccomanda di evitare le giornate più calde, la mancanza di fonti
obbliga ad avere una scorta idrica sufficiente, io avevo 3 lt. e l'ho
bevuti tutti!
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Eccoci ad una nuova
avventura, questa volta ci porterà su uno degli itinerari più grandiosi
delle Apuane, percorreremo lunghe creste che si affacciano su profondi
abissi al culmine della salita saremo in vetta al Pisanino, la vetta più
alta delle Apuane,
1947 mt. Sicuramente un'escursione di grande respiro con panorami
mozzafiato.
Visto la
distanza partiamo molto presto, alle 06,00 siamo già in auto in direzione
Aulla (MS) e poi seguiamo le indicazioni per
Casola in Lunigiana e Minucciano, poi per il lago e Gorfigliano. Dopo
appena 1,2 km arriviamo all’incrocio presso la borgata di Molino, scartiamo
a sinistra la stradina per il lago e il campeggio, risaliamo a destra la
stradina che immediatamente oltrepassa il cimitero e senza entrare
nell’abitato continua con indicazioni della “Chiesa Vecchia”. Raggiunta la
chiesa, appena prima, la strada si biforca, prendiamo sulla destra una
strada sterrata ex marmifera (?) La strada non è poi così messa male,
probabilmente di recente è stata sistemata ma comunque si tratta di sterrata
ed è meglio se la macchina è con il fondo alto e robusta di sospensioni. In
alternativa si potrebbe partire dal parcheggio della chiesa vecchia da
dove parte un sentiero che arriva appunto al Pianellaccio, questa
alternativa però porta a fare 200 mt. in più di quota. Noi abbiamo un fuori
strada e quindi facciamo la strada sterrata; ne ho comunque viste di peggio!
Percorso circa due km, giungiamo ad uno slargo sulla destra in parte
occupato da materiale per la costruzione di staccionate lungo un sentiero
che porta al Pianellaccio. Sulla sinistra parte un bel sentiero dove si
stanno facendo lavori per allargarlo e dotarlo di staccionate, andrà a
congiungersi al Pianellaccio con quello che viene dalla Chiesa Vecchia.
Raggiungiamo ben presto una sella che divide il Monte Calamaio dalla
Mirandola, qui il bel sentiero porterebbe proprio al Calamaio ma noi
andiamo, invece, verso destra cercando di seguire il più possibile il filo
di cresta in direzione sud ovest iniziando a salire la cresta nord est della
Mirandola. La parte iniziale è molto infrascata e con molti rovi il percorso
non è visibile e dobbiamo andare ad intuito, comunque seguendo sempre la
cresta. Dopo questa parte assai boscosa il crinale diventa più roccioso e
l'onnipresente paleo è ovunque.
Passo dopo passo aumenta sempre più la
pendenza che ora inizia davvero a farsi sentire, dopo un altro boschetto
siamo in vista dell'antecima della Mirandola. Un alto e ripidissimo
torrione, seguiamo sempre il crinale sempre ben intuibile con passaggi
facili. Alla nostra sinistra c'è la valle dell'Acqua Bianca devastata dalle cave e
qui la parete della Mirandola, che dà su questo versante, precipita
verticalmente in un vertiginoso baratro.
Siamo alla base dell'antecima e
saliamo ancora per filo di cresta arrampicandoci su facili roccette ma non
sempre salde. Dopo una lunga salita raggiungiamo la vetta dell'antecima, un
omino con dicitura ce lo conferma, come se non si capisse, come è molto
evidente il percorso che dovremmo fare per raggiungere la vetta della
Mirandola. La cresta è lì davanti a noi ben visibile, sulla sinistra molto
aerea ma abbastanza larga sulla destra con pendii di paleo. Faticosamente
infine giungiamo in vetta, siamo a 1566 mt. Alziamo lo sguardo e il
Pisanino incombe su di noi da un lato ci offre una vista meravigliosa dall'altro capisci quanto
sia ripido arrivare lassù, ancora 381 mt. di dislivello!
Dalla
vetta procediamo per poche decine di metri arriviamo al termine dove non è
possibile andare oltre, l'unico modo è scendere a destra. Troviamo un masso
con dei cordini per fare una sosta per calata in doppia, noi non ci fidiamo
tanto di quella sosta e optiamo per scendere senza corda il pendio pur
essendo assai
ripido; ci appare comunque assai accessibile. Scendiamo con prudenza
e tanta cautela, grazie al robusto paleo che usato a mo' di corda ci permette
di calarci lentamente, anche sfruttando lo scalettamento della parete
che comunque si conferma assai ripida; necessariamente da evitare con
terreno bagnato.
Giunti in fondo ci rendiamo conto che abbiamo perso un
bel po' di quota e quindi avremo ancora più dislivello da fare, circa 400/450
mt.
Iniziamo a salire verso il grosso torrione
che è appena staccato dalla Mirandola, lo aggiriamo a destra (evidentemente)
riprendo la cresta salendo da dei canalini sempre su paleo e roccette
affioranti. Seguiamo sempre la parete rocciosa dove troviamo una grotta poco
profonda. Continuiamo sempre su ripidissimo ed esposto; il folto paleo da
una parte ci aiuta a salire afferrandolo grazie alle sue robuste e tenaci
radici ma dall'altra ogni passo è a rischio scivolata. Riprendiamo la cresta
sud est del Pisanino, cresta che sulla sinistra precipita in verticale sotto
le, purtroppo, molte cave che sono presenti. Si continua ancora a salire
sempre ripido. Appena sopra di noi vediamo passare degli escursionisti,
questo ci dà sollievo vuol dire che siamo in prossimità del sentiero della
normale per il Pisanino, il sentiero del Canale delle Rose. Naturalmente
dobbiamo ancora a salire ma ormai il più è fatto, almeno per ora! Procediamo
sulla cresta dove non ci sono difficoltà particolari ma a tratti assi
esposto. Arriviamo alla nicchia dove è stata posta la statua di una
Madonnina, presente anche il libro di vetta. Subito sopra raggiungiamo la
vetta.
Ne
è valsa la pena. Ci sediamo ad ammirare a pieno il panorama che si staglia
di fronte a noi. Respiriamo profondamente e
i polmoni si riempiono di quell’aria incredibilmente pulita. Siamo sul punto
più alto delle Alpi Apuane. Lo sguardo indugia A sud le vicine gobbe del
monte Cavallo e la massa rocciosa della Tambura ed in lontananza le altre
cime apuane con ben visibile il gruppo delle Panie. A nord e ad est la valle
del Serchio con i suoi borghi e l’Appennino come sfondo. Ad ovest le vicine
cime di Orto di Donna: Pizzo d’Uccello, Grondilice e Contrario.
Dopo una sosta, secondo me troppo breve, riprendiamo il cammino andando
verso nord ovest sull'aerea cresta per la Bagola Bianca. La cresta non è
particolarmente difficile con passaggi credo non superino il 1°, però qui
l'esposizione è massima e il procedere in discesa ne accentua ancora di più
le difficoltà. L'ho sempre percorsa in salita e posso affermare che
procedere in discesa è effettivamente un altra musica.
Qui tiriamo un pò il respiro la cresta si fa un pò
più ampia e pianeggiante, comunque ancora esposta. Una volta raggiunta la
Bagola Bianca (1806 mt.), nome che deriva dalla grande placca bianca che
discende verticalmente dalla cima, ma il procedere come funamboli su creste
affilate non è finito, dobbiamo raggiungere la cima sottostante del Monte La
Forbice. Rimaniamo ancora sulla cresta che a tratti è meno affilata,
l'esposizione però non ci abbandona, dobbiamo proseguire con prudenza in
quanto in discesa e come se non bastasse l'esposizione troviamo terreno
marcio che non ci dà nessuna sicurezza ne per le mani ne per i piedi.
Raggiungiamo la Forbice( 1677mt.) La cima si presenta biforcuta, da qui il
nome. All'intaglio dobbiamo tornare indietro, lo sapevamo già che oltre non
si poteva andare. Torniamo alla sella prativa appena prima della vetta.
Perseguiamo scendendo a destra, lato Gorfigliano, su paleo assai scivoloso
in direzione di alberelli appena sopra questi proseguiamo verso sinistra
costeggiando le pareti della Forbice. Troviamo una esile traccia e la
seguiamo, sotto la vetta della Forbice affrontiamo l'attraversamento
(facile) di un canalino ed entriamo in un boschetto. Proseguendo sempre
verso nord usciamo da questo boschetto e ci troviamo su un
crinale erboso. Iniziamo a discenderlo costeggiando sulla nostra
destra il boschetto. Seguendo il crinale ci porta ad andare verso la Val
Serenaia per poi girare verso i Prati del Pisanino. Questa discesa è stata
la più monotona noiosa e scivolosa di tutta l'escursione. Procediamo tra
paleo e alte piante di lamponi, non si vede niente di dove si mettono i
piedi, le scivolate sono sempre in agguato. Questo è il regno di daini e
caprioli che spesso ci attraversano. Riguardando la cartina notiamo che vi è
una vecchia traccia, almeno sulla carta, bisognerebbe raggiungere una
crestina rocciosa che si nota a destra; però questa è solo una sensazione
non ne ho certezza. Con molta difficoltà raggiungiamo infine il bordo dei
prati del Pisanino. Proseguiamo in direzione est sino al bosco, purtroppo
non vi sono punti di riferimento evidenti. In pratica ci siamo diretti in
obliquo verso destra, dove il bosco crea un varco meno fitto. Da qui
procediamo sempre verso est più o meno in linea retta. Troviamo infine
alcuni segni sbiaditi rossi, sia su rocce sia su alberi. Questo sentiero pur
non essendo sempre evidente lo si segue abbastanza bene. man mano il bosco
diventa più aperto con altissimi alberi di faggio, riusciamo a seguire il
tracciato in quanto i segni sono ancora presenti, deviamo a destra e notiamo
sotto di noi la ex strada marmifera. Ci dirigiamo verso questa tagliando nel
bosco e una volta raggiunta la percorriamo per circa una mezz'ora poi siamo
di nuovo al piccolo spiazzo ove abbiamo lasciato l'auto.
Itinerario grandioso che si sviluppa
principalmente in cresta, E' sicuramente uno dei percorsi più
avventurosi delle Apuane, offre sicuramente panorami spettacolari ma visto
le forti pendenze, il dislivello e soprattutto il procedere su esili creste
questa escursione è riservata solo a persone allenate con conoscenza di
tecniche alpinistiche e confidenza del terreno apuano.
il mio voto?
Sicuramente 10.