07/05/2023 Pizzo dell'Aquila 
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Attenzione!
La presente pagina non vuole in alcun modo essere una guida escursionistica o alpinistica, ma un semplice racconto di una giornata e la segnalazione di una bellezza naturale e culturale. Quindi, la presente pagina non sostituisce ma presuppone la consultazione delle guide e della cartografia in commercio. In alcun modo l'autore e il sito si assumono alcuna responsabilità di qualsiasi ordine giuridico e legale per eventuali danni o incidenti. L'uso delle informazioni della
presente pagina sarà sempre a proprio rischio e pericolo. A questo proposito, prima di effettuare le escursioni, si consiglia di chiedere sempre informazioni aggiornate, riguardanti lo stato dei sentieri che si intendono percorrere, alle Sezioni CAI che ne curano la manutenzione.
Ricorda inoltre che tutte le valutazioni circa le difficoltà delle escursioni, riportate sul sito, sono prettamente soggettive.
Buona Lettura

 
Percorso: Aiola, Eremo di San Giorgio, Monte San Giorgio, Pizzo dell'Aquila, Pizzo di Nattapiana, Foce Lizzari, Vinca, Aiola

 



INDICAZIONI STRADALI Da Aulla si segue la statale 63 per Fivizzano, superata Rometta (8,3 Km) si prende la deviazione a destra per Gassano (13,3 km) e da qua si continua, a destra, per Gragnola (15,7 Km) e Pian di Molino, superata la Stazione di Monzone (19,7 km), prima di raggiungere Monzone Alto, si prende una ben evidente deviazione verso sinistra per Equi Terme sulla quale si trovano le indicazioni per Aiola (21,8 km).
 

   39 Torano – Ravaccione – Fosso di Conca – Foce di Pianiza – Case Walton – il  Balzone – Vinca – Castellaccio – Equi Terme.  
                       
                         190   Cave Cantonaccio – Foce dei Lizzari – Vinca

                 Escursione per lo più quasi sempre fuori sentieri segnati o presenti



Tempo di percorrenza: 6h
Acqua: A nostra conoscenza dietro bivacco Case Pelli sul sentiero 39 prima dell'eremo di San Giorgio, non visibile dal sentiero, dietro rudere, Ai paesi di Aiola e Vinca.
Periodo consigliato:  Primavera - estate

Traccia  -   Traccia GPS

 
Punti sosta:

Paese di Vinca

 

Questa volta vogliamo raggiungere una vetta che non è una di quelle mete molto ricercate dagli escursionisti ma che invece offre notevoli viste sulle Apuane, si tratta del Pizzo dell'Aquila, montagna di 1258 mt, ultima quota che scende dalla lunga cresta della Natta Piana, cresta che termina con il maestoso e conosciutissimo Pizzo d'Uccello.
Raggiungiamo in auto il paese di Aiola, abbiamo un po' di difficoltà nel trovare parcheggio, lo troviamo fuori dal paese in uno slargo dove sono anche bidoni dell'immondizia, ci sarebbe un parcheggio, piccolo, all'inizio del paese ma era già tutto occupato.
Andiamo verso la chiesa di San Maurizio, però sulla lunetta sopra il portone c'è un basso rilievo in marmo raffigurante San Giorgio, bo! Ci avranno ripensato. Da qui parte il sentiero 39 e prendiamo le indicazioni per l'eremo di San Giorgio.
In breve usciamo dal borgo e proseguiamo su sentiero a castagneto con ripida salita, comunque ben tenuto.
Dopo diversi tornanti raggiungiamo un primo bivio, presenti indicazioni, a destra, sempre con 39,  siamo a un bivio: il sentiero 39 continua verso destra mentre a sinistra segue per l’Eremo. Questo sentiero non è uno segnato dal CAI ma vi sono comunque dei bolli rossi assai sbiaditi, in compenso vi sono numerose indicazioni su frecce. Questo avrebbe piuttosto bisogno di pulizia in quanto vi sono diversi alberi di traverso che ostruiscono il passo. Sin ora abbiamo camminato nel bosco fitto e non è che si goda di bei panorami, ora su crinale erboso si intravede la Torre di Monzone, però subito dopo risiamo nel bosco e devo dire che alla lunga diventa un pò monotono camminarci a lungo. Proseguiamo tra saliscendi : più sali, infatti il sentiero ridiviene ripido. Siamo ad un bivio dove è presente un rudere e solo perché abbiamo curiosato girandoci intorno vediamo che dietro c'è una casetta ancora ben tenuta e frequentata, all'esterno un tavolo sotto un imponente ciliegio e una fresca fonte, siamo a case Pelli,  zona è molto panoramica sui monti circostanti.  un ragazzo molto gentile ci invita a sederci e vuole offrirci un caffè, siamo costretti a rifiutare a malincuore in quanto il resto del gruppo è già andato avanti,  ringraziamo ma poi al bivio prendiamo a sinistra come indicato, a destra si andrebbe per Vinca.
Continuiamo senza variazioni nel tipo di percorso: tornanti, ora ripide salite e ogni tanto qualche discesa.
Finalmente giungiamo su un ampio prato dove in fondo a questo si intravedo i resti di quello che fu l'Eremo di San Giorgio,
( dal sito Escursioniapuane ) I resti dell’eremo si trovano a cavallo di una cresta di calcare cavernoso intorno ai 900 metri, esso fu costruito nel XVII secolo e fu abbandonato il secolo successivo.
Esso era una costruzione poderosa a due piani, con chiesa, campanile, cucine, refettorio e celle per i frati.
Oggi rimangono poche rovine invase dalla vegetazione.
Il luogo è panoramico sulla Torre di Monzone e Rocca di Tenerano, sul monte Sagro e sul pizzo d’Uccello e sul territorio della Lunigiana circostante.
L’eremo fu costruito nel XVII secolo in un sito ricco del tipico calcare cavernoso delle Apuane dove già esisteva una antica cappella con campanile dedicata allo stesso santo.la pianta dell’Eremo in una ricostruzione dell’Ingegner Carlo Tonelli del 1916

 Esso fu fondato da Matteo Filippo Caldani, nobile veronese, che abbandonò le sue ricchezze per ritirarsi qua nel 1604 e dedicarsi ad una vita di contemplazione e rinunce. L’eremo crebbe con l’arrivo di altri eremiti i quali si unirono poi all’Ordine dei Servi di Maria di Monte Senario di Firenze.

La costruzione era una struttura poderosa a due piani con celle per i monaci, cisterne per l’acqua, cucine e refettorio, chiesa e cappella decorate da artisti locali. Intorno all’eremo c’erano terrazzamenti coltivati.

I frati rimasero qua fino al 1779 quando furono costretti a lasciare l’eremo a causa della soppressione degli ordini religiosi voluta dal Granduca di Toscana (vedi paragrafo finale).

ruderi tra la vegetazione nel 2006Oggi rimangono le rovine del primo piano dell’edificio che testimoniano il gran lavoro fatto dai costruttori per consolidare e rendere abitabili le creste scoscese del monte, rimangono anche i muri di contenimento dei terrazzamenti ed alcune lapidi marmoree che sono murate nella chiesa di Àiola. Attualmente il luogo è invaso dalla vegetazione ed è meritevole di una qualche forma di recupero per quanto l’accesso ai fini turistici sia estremamente problematico. All’inizio del sito è oggi posto un cartello indicatore con una descrizione sommaria del sito.
https://www.escursioniapuane.com/SDF/EremoSanGiorgio.html

Dopo una breve sosta ci dirigiamo al colle che abbiamo davnti a noi, approssimante sud/est, molto approssimamene! Comunque si nota un grosso muro su questo colle e alla sua sinistra parte una specie di traccia, probabilmente di animali. La seguiamo senza una via obbligata, raggiungiamo la cima abbastanza facilmente ma da ora in poi dobbiamo percorrere delle roccette senza grosse difficoltà, tranne gli arbusti o alberelli che ostacolano il cammino. nel complesso è anche divertente, comunque sempre da fare molta attenzione specialmente in alcuni tratti assai esposti. Proseguiamo sempre verso sud est  arrivando ad un ultimo sperone da discendere in disarampicata arrivando ad una sella e poi proseguendo sino a delle rocce da arrampicare su divertenti roccette ben ammanigliate su cacare cavernoso
( roccia carbonatica di colore grigiastro-giallognolo o grigio scuro è caratterizzata da piccole cavità vuote. Nelle rocce calcaree formatesi in mare nel Triassico erano presenti solfati insolubili, che per effetto del sollevamento si trasformarono in gesso il quale, essendo solubile, è stato disciolto dalle acque sotterranee, superficiali o di sergente, lasciando i caratteristici vacuoli presenti in questa roccia. https://visitlunigiana.it/sentiero-delle-acque-e-geositi-ad-equi-terme/ )
 veramente caratteristico con tutte quelle erosioni che lo hanno trasformato in una sorta di gruviera, infine raggiungiamo la cima del monte San Giorgio. Scendiamo dalla parte opposta sempre su roccette per poi raggiungere una zona più ampia sempre nel bosco.

Troviamo un sentiero che ci conduce in una ampia nel bosco, troviamo un grosso muro, forse di confine, siamo nella zona Sella della Guardia.
Ci dirigiamo verso il crinale sud e raggiunto, finalmente, abbiamo una vista stupenda sulla cima nostra destinazione ma ancora più stupendo è ciò che si vede oltre: lo sviluppo della famosa cresta di Nattapiana con il Bardaiano, la meravigliosa parete nord del Pizzo d'Uccello, la cresta di Capradossa.
Procediamo sul crinale ora fuori dalla vegetazione su terreno roccioso (marmo) alla nostra sinistra ora abbiamo ampio tratto appenninico con ancora qualche traccia di neve.
Ci troviamo su un ampia spianata rocciosa e per l'appunto qui siamo alla Spianata della Guardia, dall'alto un gruppo di capre ci scruta con curiosità. Per raggiungere la cima del monte Aquila dobbiamo affrontare tre risalti facili ma molto ripidi su placche. Raggiungiamo la vetta, la distinguiamo solo perché sulla mappa del GPS ci indica il punto esatto della vetta, infatti per raggiungerla vi sono varie punte più o meno della stessa altezza.
Anche da qui la vista non è male: dal Sagro, la Canalonga dove si trova la lizza del Balzone, sulla Rocca di Tenerano e sulla valle del Lucido dove si trova l’abitato di Vinca ma soprattutto rapisce la visuale bellissima sulla cresta di Nattapiana, sul Pizzo d’Uccello e più lontani la cresta di Garnerone e il Grondilice. 
Foto di rito ma poi riprendiamo il cammino e ci dirigiamo verso il Colle di Nattapiana, scendiamo brevemente fino a trovarci davanti un risalto, lo saliamo ma poi non ci è sembrato giusto proseguire in questa direzione, con il senno dipoi forse era da fare quella. Riscendiamo da questo risalto e scendiamo in un canale lato vinca, inizialmente pensiamo di scendere dal canale nel ravaneto ma poi abbiamo individuato un canalino sulla sinistra è assai scalettato e decidiamo di scendere da lì, sin qui scelta giusta, costeggiamo la cresta appena sopra di noi, e saliamo con cengia ad un crinale per poi scenderlo in facile disarampicata, sappiamo di essere sotto Punta di Nattapiana e quindi nelle vicinanze della Foce Lizzari, rinunciamo alla salita alla foce e proseguiamo ora nella pineta facilmente in breve raggiungiamo il sentiero 190 che scende a Vinca. Ora ci possiamo permettere una sosta per rifocillarci un po'.
Riprendiamo il cammino su sentiero 190 che con numerosi tornanti in una folta pineta conduce a Vinca, qui l'unico inciampo sono le innumerevoli piccole pigne che non di rado fanno scivolare, il sentiero alle porte del paese è molto degradato con alberi abbattuti e a tratti non ben chiaro, strano non ci si aspetterebbe che vicino al paese il sentiero fosse così trascurato; comunque raggiungiamo facilmente il paese che attraversiamo in un dedalo di stradine simili ad un labirinto sino ad uscire nella piazzetta. Scendiamo lungo la strada asfaltata sino a trovare sulla destra l'indicazione per Eremo San Giorgio, Equi Terme, Monzone. Percorriamo un tratto di sentiero sino ala chiesetta della Madonna della Neve. da qui con il portone davanti a noi, alle nostre spalle scende il sentiero 39. Scendiamo a mezza costa  proprio le pendici del monte Pizzo dell'Aquila. Inizialmente nel bosco ma poi prosegue su tratti rocciosi e brulli in alcuni tratti si percepisce ancora la natura di mulattiera di questa via, il punto più caratteristico è quello dove sorgeva la chiesetta della Madonna Vecchia, ormai ridotta a pochi ruderi:
"

Si tratta di un curioso edificio d’abrì, cioè sviluppato parzialmente sotto roccia (il francese abris significa esattamente questo), in una rientranza della parete sovrastante. Il luogo era probabilmente già luogo di culto in epoca pagana, culto legato alla piccola sorgente che sgorga nelle vicinanze; già riparo sotto roccia, il sito venne poi trasformato in chiesetta intorno al 1500, per offrire ai viandanti che percorrevano l’impervia mulattiera per Vinca un’occasione di preghiera. Fino al 2007 della chiesetta non rimanevano che pochi ruderi; l’edificio è stato poi restaurato grazie all’arrivo di fondi europei. È oggi noto come Madonna Vecchia per distinguerlo dalla più recente Madonna della Neve, posta nei pressi di Vinca."

Notevole è anche il vicino ponte ad arco che lascia stupiti della sua robustezza dopo centinaia di anni.
Proseguiamo e attraversiamo un ghiaione (ravaneto) per raggiungere il costone seguente dove sulla sinistra si trova su uno sperone come un nido d'aquila la casa San Giorgio, un antico ricovero di cavatori, da qui avevano sicuramente una vista eccezionale!
Proseguiamo su saliscendi vari tra rocce e paleo, incontriamo delle marginette votive e un tratto franato dove sono stati messi cavi e fatta una passerella con tronchi che, ormai, avrebbero bisogno di essere rivisti, comunque si attraversa senza grossi problemi.
Proseguiamo ancora e interessanti anche i muri a secco a terrapieno per sorreggere la mulattiera. Infine rientriamo nel bosco attraversiamo un'area dove vi sono dei grossi blocchi squadrati, ci domandiamo da dove vengono fuori e quale utilizzo era previsto, sapremo poi che erano destinati alle mura del " Castellaccio" che lo troviamo sulla nostra sinistra un pò più avanti. Il Castellaccio (o Castello di San Giorgio). Venne costruito nel XV secolo, durante la dominazione fiorentina, in posizione strategica per controllare l’accesso alla selvaggia valle di Vinca.
Diamo un occhiata ma anche qui non sarebbe male se venisse mantenuto e valorizzato, visto anche la vicinanza  al paese di Aiola.
Riprendiamo il cammino sino al bivio e ci immettiamo sul sentiero già percorso all'andata e in breve raggiungiamo il paese di Aiola terminando la nostra camminata.

Ciao, alla prossima


Foto escursione