Da Lucca bisogna seguire la
segnaletica per Castelnuovo Garfagnana, oppure i segnali
turistici, in color marrone, che indicano semplicemente
“Garfagnana”.
Sentieri:
Periodo
consigliato:
Per
l'escursione è indispensabile la
totale mancanza di vertigini ed avere una certa conoscenza del terreno
delle Apuane, sicuramente da non effettuarsi con terreno bagnato o umido
ma con previsioni meteo di assoluto bel tempo.
Percorso:
Come
Arrivare
:
A circa 37 km da Lucca, sempre
seguendo i segnali per Castelnuovo, si arriva a Gallicano, dove
si incontrano i primi cartelli che indicano la grotta. Si lascia
quindi la strada di fondovalle, si attraversa il centro di
Gallicano e, si seguono i cartelli per la Grotta del Vento. Dopo
circa 12 km. di strada di montagna si giunge a destinazione.
Per chi proviene da Firenze seguendo la A11, è
Da Capannori: km 53, ore 1.00-1.10
possibile risparmiare tempo e
chilometri ed evitare il traffico cittadino di Lucca, uscendo a
Capannori. Dal casello si lascia sulla destra Porcari, si
prosegue per Marlia, quindi si seguono le indicazioni per
Castelnuovo Garfagnana fino a Gallicano e si devia per la Grotta
del Vento. Al momento in cui questo testo viene scritto, la
segnaletica per la Garfagnana dal casello di Capannori non è
chiara. Si consiglia perciò questa strada solo a chi disponga di
un sistema di navigazione aggiornato
Nota
per l’uso dei navigatori GPS
In molti navigatori moderni è
possibile impostare “Grotta del Vento” come destinazione.
Tuttavia, con questa impostazione, molti navigatori suggeriscono
delle strade particolarmente scomode e tortuose, oppure
addirittura sbagliate. Per questo consigliamo di impostare il
navigatore su Gallicano e da Gallicano seguire le indicazioni
stradali per la Grotta.
Per chi volesse comunque impostare il
navigatore sulla destinazione finale e non avesse la Grotta del
Vento tra le destinazioni preimpostate, l’indirizzo esatto è:
via Grotta del Vento, 1
Comune di Vergemoli (o
Fabbriche di Vergemoli)
Provincia di Lucca
Coordinate:
Lat. 44°02’03” N (Decimale: 44,0341°
N)
Lon. 10°21’27” E (Decimale:
10,3575° E)
131
Breve tratto al ritorno per entrare in paese
Tempo di
percorrenza:
Tempo
di percorrenza totale:
circa
7h
Classificazione:
EE
Attenzione, tratti
esposti e fuori
sentiero, evitare se non si conosce la zona, necessita di buon senso di
orientamento.
Questo è un itinerario impegnativo, per
escursionisti dal piede sicuro e che non temono il vuoto; da evitare con
terreno bagnato.
Acqua:
Al paese di
Fornovolasco, fare molta scorta in quanto non se ne trova mai
Punti sosta: Nessuno
Scuriosando in internet troviamo questa descrizione di Lorenzo Verdiani sul Sasso Lungo: "Il Sassolungo (1200 metri di altezza) è ben visibile da Fornovolasco ed è il primo rilievo della famosa cresta Gialunga che scende in direzione sud / est dalla Pania Secca. Dalla sua cima bellissimo è il panorama sul vicinissimo e selvaggio versante sud est del gruppo delle Panie e non solo!.
L'escursione è molto impegnativa sia fisicamente (6 Km per oltre 900 metri di dislivello) che tecnicamente con particolare riferimento alla discesa del costone. L'ambiente è bellissimo ma molto impervio e quasi tutto l'itinerario si svolge fuori sentiero!"
Questa è una cima che
non conosciamo e siamo assai
incuriositi di vedere e provare ad
arrivare in vetta anche di questa
cima apuana.
Partiamo di buon
ora, le 6, e raggiungiamo
Fornovolasco alle ore 7,30 circa.
Per l'ora è già abbastanza caldo,
direi anche troppo, non si muove una
foglia.
Lasciamo l'auto nel
parcheggio all'entrata del paese, un
caffè prima di partire ma poi
iniziamo subito la nostra avventura.
Attraversiamo il caratteristico
ponte sulla Turrite di Petrosciana,
seguiamo sulla destra sino a trovare
un arco sulla sinistra,
l'indicazione sulla strada è Via del
Trimpello. Seguendo brevemente
giungiamo ad un sentiero con una
staccionata, purtroppo molto
infrascato, peccato perché, come
vedremo dopo, questo sentiero è
stato fatto per condurre gli
escursionisti in prossimità della
grotta del vento evitandogli circa
tre km su strada asfaltata.
Sbuchiamo per l'appunto su una curva
della strada molto vicino alla
grotta del Vento.
Prendiamo alla
sinistra della grotta dove c'è una
strada cementata che porta ad
un'area pic-nic con tavoli e panche,
ci è sembrato un pò strano averli
messi proprio dentro il canal
Trimpello, bah!
Seguiamo, poi,
un sentiero con dei segni gialli
bardati di rosso, dovrebbe essere la
Via di San Pellegrino che conduce a
Vergemoli e all'Eremo di Colomini.
Notiamo un cartello di legno, lo
superiamo e dopo un centinaio di
metri in prossimità di uno spiazzo
prendiamo a sinistra entrando nel
bosco puntando al fosso del
Trimpello.
Raggiunto il
canale iniziamo a risalirlo
abbastanza facilmente sino ad
incontrare un'altro ramo di altro
canale da sinistra ( la nostra che
si sale), prendiamo per
quest'ultimo.
Inizalmente si
prosegue nel greto del torrente tra
sassi smossi ma comunque si procede
abbastanza bene, ma appena il canale
diventa meno profondo e definito la
ripidezza diventa massima,
Proseguiamo seguendo tracce
d'animali, quando è possibile, il
terreno è molto franoso la terra e i
sassi sono molto mobili. Sudiamo
abbondantemente e questo ci obbliga
a ripetute bevute reidratanti. E'
ripido, molto ripido e il caldo non
ci dà tregua.
Affannando e anche
imprecando arriviamo nella parte più
alta del canale e ci spostiamo verso
sinistra, in precedenza avevamo
preferito stare sulla destra.
Andiamo a sinistra perché abbiamo
notato un tratto roccioso che ci può
facilitare la salita.
Siamo alla
Base del Sasso Lungo. Avevamo letto
che si potrebbe salire da un
canalino centrale ma non sapendo
cosa si poteva trovare e non avevamo
gran che attrezzatura ( avremo
saputo poi che vi sono difficoltà di
III grado) abbiamo deciso di
aggirare la cima e portarci sulla
parte ovest. Aggiriamo il Sasso
Lungo al filo del bosco su tracce
più o meno chiare di animali.
L'aggiramento prosegue quasi sempre
alla stessa quota sino ad arrivare
ad un pendio abbastanza ripido e ci
porta sulla cresta sovrastante. Una
volta sulla cresta tra roccette
siamo sulla parte iniziale della
famosa e ambita cresta della
Gialunga.
Iniziamo a seguire
in discesa verso sud est su pendio
erboso, risaliamo sulla cresta
attraverso un canalino pieno di
paleo che aiuta molto.
Raggiungiamo una sella erbosa e
prendiamo per la cresta che porta in
cima al Sasso Lungo. Quando
scendevamo verso la cima vedevamo
dall'alto la cresta che porta in
vetta e ci appariva molto esposta ma
una volta sopra si è rivelata
abbastanza facile, certo
l'attenzione deve essere sempre
massima.
Dalla vetta ci godiamo
una sosta ammirando le meravigliose
pareti della Pania Secca e la
l'intera cresta della Gialunga,
l'Omo Morto, la Pania della Croce e
verso nord la Pania Verde; volgendo
lo sguardo a sud notiamo l'arco del
Forato, il monte Croce e il
Procinto, spettacolo unico!
Fatta
la sosta riprendiamo il cammino di
ritorno, ritornando sui nostri
passi, però adesso invece di fare
l'intero aggiramento del monte
decidiamo di scendere per il
canalino che abbiamo in parte
risalito all'andata. Iniziamo a
scendere su lussureggiante e tenace
paleo che afferrato è come aver una
corda in mano, scendiamo sino a
trovare un risalto di una decina di
metri. Abbiamo poca attrezzatura ma
una trentina di metri di corda e
attrezzatura per fare una doppia ce
l'abbiamo, non si sa mai! allestiamo
la doppia ad un alberello e ci
caliamo facilmente sino al fondo del
canale e in breve siamo alla traccia
faunistica che abbiamo già percorso.
Ci riportiamo alla base del
Sasso L. e iniziamo la lunga e
ripida discesa verso Fornovolasco.
Costeggiamo la cresta che procede
verso sud est.
Inizialmente si
percorre abbastanza bene e la
pendenza non è poi così esagerata,
arriviamo ad un risalto dobbiamo
necessariamente aggirarlo a sinistra
costeggiando la base rocciosa.
Alcuni
salti ci obbligano mantenendoci
ancora più a sinistra, la pendenza
adesso è notevole, il terreno
franoso, ci teniamo da alberello ad
alberello, come fanno le scimmie!
Seguendo sempre verso sinistra
giungiamo ad un punto molto
panoramico e siamo proprio sopra i
tetti di Fornovolasco e ci illudiamo
di essere ormai arrivati. Davanti al
punto panoramico si alza un colle,
dobbiamo raggiungerlo.
Lo
raggiungiamo e senza salire proprio
sulla vetta prendiamo a destra e
continuiamo a scendere sino ad una
traccia, sempre di animali, qui ce
n'è a bizzeffe! proseguiamo verso
ovest e troviamo un ravaneto lo
aggiriamo e ci troviamo in un
canale, ci rendiamo conto che che
siamo troppo bassi, già al ravaneto
dovevamo essere una ventina di metri
o forse qualcosa di più in sù.
Non ci và di tornare indietro e
riprendere la strada giusta,
consultiamo la cartina e capiamo che
scendendo da questo canale possiamo
raggiungere tranquillamente la
strada asfaltata per la grotta del
Vento.
Per raggiungerla si potrà
anche raggiungere ma che lo si possa
fare tranquillamente scopriremo che
non è così.
Il terreno è sempre
più franoso e in certi passaggi
dobbiamo affrontare tratti assai
delicati, grazie agli alberelli
riusciamo a scendere, il problema è
quello che tenendoci da albero a d
albero, senza farci caso, afferiamo
anche quelli marci e secchi che
crollano rischiando di prenderli in
testa o peggio di andargli dietro.
La cosa più squallida che
abbiamo trovato in questo canale ad
un certo punto numerose lattine,
taniche di plastica, bottiglie di
vetro e un po' più giù anche una
batteria di auto, da dove possono
essere arrivate è per noi un mistero
ma sicuramente l'inciviltà è dura da
combattere.
Scendendo troviamo un
rudere, questo ci incoraggia perché
se c'era una casa ci sarà anche una
traccia: pia illusione! Non c'è
proprio niente solo dei residui di
terrazzamenti, testimoni di quando
un tempo qui veniva coltivato, ormai
la natura si è reimpossessata del
territorio.
Tra gli alberi
vediamo l'ormai la vicina strada
asfaltata e in breve la
raggiungiamo. Scendiamo verso il
paese, la strada è abbastanza noiosa
e sotto lo "stellone" non è la cosa
più confortevole. Giunti su un
tornante troviamo sulla sinistra il
sentiero 130
che costeggia la
Turrite e in breve entriamo in
paese.
Onoriamo la bellissima
escursione con una fresca birra per
me e una Oransoda per chi deve
guidare la macchina.
Anche se
faticosissima è stata una bellissima
escursione e abbiamo conosciuto un
altro pezzettino di Apuane che ci
mancava.
Alla prossima!