27/08/2023 Monte Pelato, calata dall'Occhio dell'Altissimo e sentiero della Tacca Bianca
L’Altissimo nella poesia
Il monte ispirò
anche il poeta Gabriele
d’Annunzio |
|
Attenzione!
La presente pagina non vuole in alcun
modo essere una guida escursionistica o alpinistica, ma un
semplice racconto di una giornata
e la
segnalazione di una bellezza
naturale e
culturale.
Quindi, la
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la consultazione delle
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pericolo. A questo proposito, prima di effettuare le escursioni, si consiglia di
chiedere sempre informazioni
aggiornate, riguardanti lo stato
dei sentieri che si intendono
percorrere, alle Sezioni CAI che
ne curano la manutenzione.
Ricorda inoltre che tutte le
valutazioni circa le difficoltà
delle escursioni, riportate sul
sito, sono prettamente
soggettive.
Sentieri:
143 Foce
del Frate (1307m) - Passo degli Uncini (1380m) – Monte Altissimo
(1589m) – Passo del Vaso Tondo (1380m)
Periodo
consigliato:
Sicuramente non mentre piove ,
raccomandabile in primavera estate, fattibile anche in inverno ma meglio
senza ghiaccio e neve
Percorso:
Dalla Parte opposta
la cava Valsora, da strada asfaltata, cresta nord ovest monte
Pelato, Passo del Fratino, Passo degli Uncini, sentiero 32, Cava
della Tela, Occhio dell'Altissimo, sentiero della Tacca Bianca,
Passo del Vaso Tondo, Cave del Fondone, marmifera, Passo del
Vestito, Galleria del Vestito, Valsora
Come
Arrivare
:
Da Pietrasanta (LU)
Prendi
Piazza Statuto in
direzione di Via Provinciale Vallecchia/SP8.
Continua su
Via Provinciale
Vallecchia/SP8. Prendi SP9, Via di Arni, Strada Provinciale di
Arni e SP13 in direzione di Via dei Colli a Massa. Sulla Destra
Cava Valsora.
Via dei Colli, 54100
Massa MS
INDICAZIONI STRADALI
41
Canevara – Antona – Colle della Tecchia – La Strega – Canal
d’Angiola – Foce del Frate – Le Gobbie
33
Pasquilio
– P.so Focoraccia – P.so della Greppia – P.so degli Uncini
Tempo di
percorrenza:
Tempo
di percorrenza totale:
circa
7h
Classificazione:
Itinerario di media difficoltà molto bello su un versante molto poco
frequentato del Monte Pelato.
L' abbastanza definita cresta ovest
del Monte Pelato (o di Valsora) è rocciosa, abbastanza ripida e non
troppo difficile ma non certo banale...molto 1 – 1+ e un passaggio
iniziale di 2° grado quindi nel complesso molto gradevole. La calata
dall'Occhio dell'Altissimo è classificata alpinistica impegnativa
richiede perfetta conoscenza della calata in doppia. Occorrono due corde
da sessanta mt. due tratti abbastanza lunghi completamente nel vuoto.
Il sentiero della Tacca Bianca è una cengia abbastanza facile ma molto
esposta, inutile raccomandare la massima attenzione, qui non si può
scivolare!!!
Acqua:
Alle
Gobbie Ristorante le Gobbie
Punti sosta: Nessuno
se non il paese di Resceto
Eccoci ad una nuova
avventura che questa volta ci porterà nel gruppo dell'Altissimo, toccando la
vetta di una sua propaggine identificata nella vetta del mote Pelato.
Ci portiamo al paese di Arni e continuiamo su SP
13 in direzione Massa, superiamo la galleria del Vestito e dopo un'altra più
corta galleria artificiale lasciamo l'auto nei pressi della cava Valsora.
"Cava Valsora, sulle Alpi Apuane, è conosciuta
soprattutto come il luogo da cui si estrae un pregiato marmo bianco
utilizzato fin dal tempo dei Romani per realizzare sculture e opere d’arte.
Negli ultimi dieci anni, però, è diventata anche l’habitat di una piccola
specie animale.
Durante un periodo di inattività durato circa vent’anni, tra gli anni ’90 e
il 2010, in una porzione di cava si era formato un vero e proprio lago. Un
evento significativo, perché sulle Alpi Apuane è molto difficile trovare
zone umide in altitudine. Per via delle pendenze accentuate dei rilievi e
del carsismo diffuso, infatti, è difficile che in questa zona l’acqua
ristagni per periodi sufficientemente lunghi da creare specchi d’acqua. Ma
grazie all’inattività della cava, l’invaso di Valsora è diventato la casa di
una consistente popolazione di tritone alpestre apuano (Ichthyosaura
alpestris ssp.
apuana). "
(
https://www.radarmagazine.net/tritone-apuano-cava-valsora/
)
Per me se ne poteva fare
anche a meno di questo baraccone e lasciare in pace quei piccoli e
incolpevoli modesta montagna che raggiunge i 1330 metri. Il nome
deriva dal fatto che la cresta è arrotondata e priva di alberi come pure le
sue pendici. Esso si trova sulla cresta che dal Passo dell’Angiola porta
alla Focetta del Palazzolo. Questa cresta costituisce confine tra le
province di Massa-Carrara e Lucca e, in particolare, tra i comuni di Massa e
di Seravezza. Dalla cresta e dalla vetta si gode buon panorama sul
litorale e ottimo sui vicini Sella e Macina, con le loro cave, vie di lizza
e costruzioni varie. In basso sono le cave abbandonate del monte Pelato,
riattivate di recente. Il panorama è straordinario sulla zona delle
Apuane che va dal monte Maggiore fino al Sumbra e poi sulle Panie e sul
vicino monte Altissimo oltre che sul mare, in particolare un panorama
unico sul monte Sella, sul vicino Macina e sulla cresta del Vestito e sulla
valle di Renara. Ad occhio nudo si scorgono vie di lizze impressionanti, in
particolare la Denham
o
della
Monorotaia e parte della lizza che porta alle cave della Chiesa
del Diavolo.Tutto è ancora più valorizzato in una giornata di cielo terso e
di ottima visibilità come capita a volte di trovare dopo una bella
tramontanata. Dal sito Escursioni Apuane]
Dalla vetta proseguiamo in direzione sud verso
la Foce del Frate, dobbiamo seguire il crinale su terreno facile, sul
crinale troviamo un vecchio cippo di confine che indicava il limite tra glia
antichi territori di Lucca e di Massa. Ora percorriamo il sentiero che ci
conduce alla Foce del Frate e successivamente alla cresta degli Uncini. Alla
nostra sinistra degrada in piacevoli prati e freschi boschi di faggio mentre
nel versante marino è tutto più caotico caratterizzato da molte guglie e
pinnacoli sinistra prati e un bel bosco, alla nostra destra i
caratteristici pinnacoli e guglie che caratterizzano la cresta degli Uncini.
Giungiamo, poi,
al Passo del Frate/ Passo della Angiola a
quota mt. 1327, nome che deriva certamente, dalla formazione
rocciosa che ricorda la sagoma di un frate.
Il Frate ci dà il benvenuto,
ci rammarichiamo perché sulla formazione rocciosa qualche intelligente ha
scritto "Fratino" come se sapere che quello è il Fratino è cosa
indispensabile.
Da qui iniziamo a scorgere la costa e da
qui si apre una vista magnifica, se il tempo lo permette, sul litorale e
voltandoci all'interno spiccano il Sumbra e il Fiocca, riprendiamo la via
seguendo il sentiero 143.
Con questo percorso costeggiamo la spettacolare
cresta degli Uncini e le vette apuane si mostrano in tutta la loro bellezza:
a nord il Sagro, gli affascinanti Contrario e Cavallo, la Tambura, fino a
spostarci verso sud con il Sella, il Macina, Sumbra e ancora più a sud il
gruppo delle Panie.
Percorrendo facili roccette e camminando sul lato
nord rientriamo nel bosco che ogni tanto si apre mostrandoci la costa.
Raggiungiamo così il Passo degli Uncini a quota 1380 mt.
Lasciamo
il sentiero CAI e scendiamo nel canalone ala nostra destra, sul lato mare
per traccia evidenziata da bolli rossi che in breve gira con direzione
sud/est.
Il primo tratto scende tra paleo, detriti assai insidiosi,
sulle nostra destra splendide guglie. Attraversiamo verso sinistra in
discesa, continuando arriviamo al tratto attrezzato con cavo d'acciaio e
anche alcune staffe metalliche che aiutano a superare un risalto. Le cave
della Tela e dei Colonnoni sono ormai a vista attraversiamo un ravaneto e
giungiamo nel piazzale dove venivano stoccati i blocchi di marmo, ancora ce
ne sono conservati, inoltre vi sono ancora due grossi vasconi per la
raccolta dell'acqua, interessante anche un edificio sotto roccia (casa d'abrì),
presso il quale si può scendere a una grotta con una vasca in marmo per la
raccolta dell'acqua.
La cosa più spettacolare è " l'Occhio
dell'Altissimo " un'apertura artificiale nella montagna che si apre sul
piazzale della Cava della Tacca Bianca e dal quale si gode un bel panorama
sul Cavallino di Azzano e sulla costa. Questo intaglio, alto qualche decina
di metri all'incrca quasi sessanta mt., è dovuto all'attività dell'uomo alla
ricerca del famoso statuario della zona, tra l'altro le cave sottostanti a
quella della Tacca Bianca (Fitta e Macchietta) si sviluppano proprio nel
ventre della montagna.
Affacciandoci si scorge il piazzale della cava
sottostante e in basso sulla destra l'arrivo del Sentiero dei Tavoloni
che un tempo univa
la cava dei Colonnoni e quella della Tacca Bianca in quanto le due cave in
linea d’aria sono vicine ed erano congiunte da una serie di passerelle dette
"
I Tavoloni
" che sorrette da grossi pali di ferro conficcati nella roccia, sotto un
vuoto veramente vertiginoso. Queste costruzioni furono fatte dai cavatori
per risparmiare tempo e fatica, senza dovere riscendere al bivio e poi
risalire il monte per altri 40 / 50 minuti.
Ormai,
purtroppo non resta niente solo i fittoni metallici che reggevano le tavole,
sarebbe bello che qualche associazione,
magari importante e amministrazioni decidessero di ripristinare tale
percorso e magari sfruttare il sito di queste cave come testimonianza della
cultura del marmo quando lo sfruttamento non era così invasivo come ai
nostri giorni e non perdendo tali testimonianze quando l'incuria e il tempo
non lasceranno più niente per ricordare alle generazioni future il
sacrificio dei nostri antenati nel portare a casa il pane quotidiano
rischiando ogni momento la propria vita.
All'Occhio dell'Altissimo
abbiamo il momento clou dell'escursione siamo venuti apposta per fare questa
bellissima e adrenalinica calata in doppia. A sinistra, guardando verso il
mare, c'è attrezzata una sosta con due spit in buone condizioni, meno i
cordini. Leghiamo due corde da sessanta mt. che sapremo poi essere giuste
giuste, ne saranno avanzati si o no tre o quattro metri, non di più. La
partenza mette subito alla prova, si parte da terrazzino molto detritico e
bisogna subito uscire fuori con tutto il posteriore e non starci a pensare
tanto. Via si scende, naturalmente prima di partire è obbligatorio
controllare più volte che tutto sia stato fatto a regola. Il discensore
inizia a lavorare il prusik, nodo "autobloccante" ci dà una sicurezza
maggiore in caso di emergenza si bloccherà, ma meglio di no...meglio!
Si
arriva abbastanza facilmente ad un primo terrazzino ma calandosi ancora un
pò ci troviamo sull'orlo di un lungo salto dritto dritto nel vuoto, dopo
circa un decina di metri, forse più, si ritrova un altro terrazzino e subito
dopo un altra calata nel vuoto questa un pò più corta ma comunque
adrenalinica. La peculiarità di questa calata è quella di essere
dentro la montagna, come essere in grotta. Si arriva in una parte abbastanza
pianeggiante e detritica sotto una sorta di ponte di roccia. Bisogna ancora
scendere, con questo ultimo tratto, anche questo un pò nel vuoto, giungiamo
nel piazzale della famosa cava della Tacca Bianca, a quel che si dice cava
frequentata da Michelangelo. Ok siamo tutti e due in fondo, è stata una
bellissima discesa in un ambiente spettacolare quelle calate nel vuoto poi
danno quella scarica di adrenalina che ti arriva dritta al cervello.
Comunque una precisazione c'è da farla qui bisogna davvero fare molta
attenzione a non far smuovere sassi maneggiando le corde essendo un taglio
artificiale è pieno di detriti, una pietra da una cinquantina di metri non
sarebbe la cosa migliore. Comunque è andato tutto bene e possiamo dire che
ci siamo davvero divertiti.
Dal piazzale della cava 1200 mt,
passiamo sotto quello che resta dell'antica teleferica
a contrappesi che saliva dalla valle di Seravezza, ci testimonia ancora il
tipo di lavoro che veniva praticato.
Qui in una nicchia ricavata nella parete della montagna, c'era una scultura
raffigurante
la Madonna del Cavatore del grande artista Pietrasantino
Leone Tommasi che nel 1979 fu rimossa e portata alla località La Polla, nel
versante seravezzino,
dove venne costruita una cappellina in suo onore.
Recentemente con la
lungimiranza e la passione per la montagna della nipote del grande artista,
Paola Tommasi, è stata posta nell'originale nicchia, appunto della
Tacca Bianca, una copia fedele in resina che allo sguardo appare in tutto e
per tutto in marmo. Uno splendido lavoro.
Il giorno dell'inaugurazione
c'è stata una cerimonia che ha portato alle cave di bianco della Ditta
Henraux un centinaio tra appassionati di montagna, fedeli e soprattutto
famiglie legate all’antico lavoro dell’escavazione del marmo.
Ma torniamo a noi: devo dire che
proviamo una certa emozione nel sapere che questi luoghi sono stati visitati
da artisti come Michelangelo, scegliendo lui stesso quali blocchi per le sue
sculture .
Questa cava veniva raggiunta dai cavatori di
Arni salendo dall’alto del paese apuano al Passo del Vaso Tondo, valico a
quota 1380 sulla cresta est dell’Altissimo, per poi scendere un ripido
vallone per un centinaio di metri e quindi raggiungere la cava sfruttando
una cengia scavata nella parete che la taglia orizzontalmente.
E'
questo il percorso che ci accingiamo a percorrere; come già detto si tratta
di un tragitto relativamente facile ma al quanto esposto, molto esposto! Noi
lo affronteremo nel senso inverso, cioè dalla Tacca Bianca al Passo del Vaso
Tondo.
Come già detto il sentiero, ovvero la cengia si snoda sulla
ripidissima parete ovest dell’ Altissimo lunga circa 500 mt. e larga
dai 70 a 80 cm. max. Una volta sulla
parete c’ erano dei cavi che potevano fare sicurezza, ora non è rimasto che
qualche raro chiodo un arrugginito, non è di per se difficile ma è
sconsigliato per le persone che soffrono di vertigini; la forte esposizione
ci obbliga a proseguire con cautela visto l'esiguità della larghezza.
Usciti dal Vaso Tondo una ripida salita in un canale, il Vaso Tondo, ci porta in breve tempo
sulla cresta che guarda le cave delle Cervaiole e precisamente al Passo
omonimo ( 1471 mt).
Da qui transita il 143 che potrebbe portarci in vetta all'Altissimo ma
visto il percorso che dobbiamo fare per recuperare l'auto preferiamo
scendere sino alle cave del Fondone e da qui seguendola marmifera ci
portiamo al passo del Vestito. Ora forse viene la parte più pericolosa della
giornata: percorrere la lunga galleria non illuminata. Prendiamo le frontali
e segnaliamola nostra presenza, per fortuna di lato c'è una sorta di
marciapiede, non sempre praticabile. devo dire che le poche auto in transito
si sono comportate tutte bene in quanto hanno rallentato vedendo due matti
che procedono al buio in una galleria.
Usciti dalla galleria dall'auto ci
separano solo poche centinaia di metri per arrivare dove abbiamo
parcheggiato.
Anche oggi è stata una giornata memorabile
sia per il percorso, sia per i panorami, ma soprattutto perché siamo
consapevoli che tanta bellezza rimarrà nei ricordi negli occhi e nel cuore
indelebilmente.
La consapevolezza, però, è anche quella
della continua devastazione di questi luoghi. Quando una presa di posizione,
le autorità perché latinano?
Alla prossima!
Foto escursione |
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