Oggi ci dirigiamo verso una zona poco frequentata e per questo
poco conosciuta, anche perché l'itinerario si svolge lungamente fuori
sentiero su creste, vertiginose e molto esposte. Viene da se he non sia un
percorso per tutti ma piuttosto, come già detto sopra,
a persone molto esperte, in ottime condizioni fisiche, con capacità
alpinistiche e con buon intuito d'orientamento . La
zona della nostra avventura parte dal paese di Equi Terme situato nella
parte orientale della Lunigiana a 250 mt. s.l.m.
Giunti al paese
troviamo agevolmente parcheggio in un piazzale dove c'è il monumento ai
caduti lungo il fiume Lucido.
La nostra intenzione è quella di
raggiungere il Monte Grande che sovrasta il paese, poi per cresta nord arrivare al Pizzo
dell'Aquila, successivamente rientro ad anello dalla Cima di Natta Piana, Eremo San Giorgio,
Aiola e infine Equi Terme.
Partiamo e ci dirigiamo al ponte sul fiume
Lucido e giriamo a sinistra e proseguiamo dritto, indicazione sulla destra
per Santuario della Madonna del Bosco.
Proseguiamo brevemente sino ad un
portico, qui dobbiamo girare a sinistra, superiamo il piccolo museo Ricci e
poco dopo sulla destra troviamo una vecchia mulattiera, inizialmente poco
evidente ma poi diviene ben chiara, comunque vi è presente un cartello anche
qui.
Percorriamo la mulattiera che è abbastanza lunga e procede
zigzagando sulle pendici del Monte Grande.
Giungiamo al
Santuario e facciamo una piccola sosta, ci alleggeriamo degli
indumenti lo sforzo per arrivare qui e la temperatura che adesso è
decisamente estiva anche se non eccessiva ci hanno fatto sudare assai.
Aggiriamo la chiesetta costeggiandola da sinistra e imbocchiamo un sentiero
che termina in corrispondenza della cresta nord ovest del Monte Grande, su
relazione si cita un bollo rosso, noi non l'abbiamo visto. Iniziamo a salire
tra roccette facili, numerosi arbusti ci rendono la vita difficile. La
cresta diventa più affilata ne percorriamo brevemente il filo ma poi visto
anche che proseguire sarebbe molto difficile, deviamo a destra, qui abbiamo
trovato una freccia bianca e successivamente dei bolli rossi, sbiaditi.
Seguendo questa freccia scendiamo a destra brevemente e poi seguiamo andando
dritti tra sfasciumi e detriti su terreno ripido, entriamo nel bosco e nel
proseguire troviamo un'altra freccia bianca e alcuni bolli rossi, la freccia bianca
ci indica vagamente verso l'alto. Decidiamo di
prendere a salire e tra alberi ed arbusti iniziamo a salire, troviamo
ancora un paio di bolli rossi. Una precisazione, questi bolli non seguono
nessuna linea logica ma piuttosto chi li ha fatti ha marcato da dove sia
passato e quindi trovarli è solo fortuna per di più sono proprio
evanescenti.
Saliamo per un pendio nel bosco e raggiungiamo la bella e
panoramica sella del monte Grande. Tralasciamo la salita alla vicinissima
vetta del monte grande che si raggiungerebbe in poco tempo e facilmente.
Iniziamo a percorrere la cresta nord che ci porterà sino al Pizzo
dell'Aquila. Da qui si vede già l'intero susseguirsi di cime e salti che
dobbiamo affrontare e di strada ce n'è da fare. Ci dirigiamo in direzione
sud e già la cresta si presenta molto aerea ma comunque senza particolari
difficoltà. Arriviamo al primo risalto, lo affrontiamo sulla destra su una
sottile cresta rocciosa. L'esposizione
sul versante del Solco d’Equi è totale, quella sul versante del fosso di
Fagli più contenuta.
Dopo questo risalto tiriamo un pò il fiato su un
tratto facile, sempre in cresta, al cui termine troviamo un' altro salto da
fare in discesa. Dall'alto non riusciamo a vedere bene come si sviluppa e
non ci fidiamo a scenderlo in libera, sicuramente si può fare ma noi per
prudenza decidiamo di allestire una sosta sfruttando un albero per scendere
in doppia. Vedremo poi che si tratta di una discesa che dovrebbe essere sul
2° grado, esposto e su una cresta che a occhio non supera il metro e mezzo.
Sicuramente si può scendere disarampicando ma meglio aver paura che
toccarne!
Proseguiamo sulla cresta sempre molto aerea ma adesso facile;
affrontiamo due risalti uno dietro l'altro cercando la via migliore del
secondo seguiamo sulla destra. Ancora tratti esposti, molto esposti spesso
ci sentiamo funamboli che procedono in equilibrio sul vuoto.
Giungiamo
su tratto erboso e largo, un posto che ci fa rilassare ma teniamo la
concentrazione sempre alta. Da qui scendiamo sino a ritrovare un ennesimo
risalto ripidissimo che comunque lo affrontiamo facilmente.
Altro tratto facile di cresta, nuova discesa e poi altro risalto che però
presenta terreno rotto ed esposizione specie a destra e che quindi è
preferibile aggirare da sinistra…giunti alla sua base si segue una
traccia, di natura animale, che va a sinistra e che passa alla base della cortina rocciosa dopo
di che si risale senza una via obbligata su paleo riguadagnando la cresta.
Una volta arrivati in cima si riscende un tratto facile di erbe e roccette
per poi risalire e affrontare l’ultimo risalto.
Si risale quest'ultimo da destra seguendo una traccia nel bosco e si
arriva sul filo di esso; la risalita è facile e divertente, sulla cima la
cresta si presenta assai rotta e vertiginosamente esposta, comunque ci siamo
sentiti abbastanza sicuri perché un po' protetti da massi dove possiamo
reggerci, naturalmente l'attenzione deve essere sempre massima. Adesso
scendiamo per rocce facilmente e successivamente ci troviamo davanti ad un
ripido versante boscoso, ci dirigiamo da principio verso sinistra. E'
evidente che dobbiamo salire sino a trovare la cresta sommitale sul Pizzo
dell'Aquila, spiegare la direzione da prendere non è cosa facile, noi ci
siamo orientati a vista e anche con l'utilissimo GPS. Siamo quasi
sempre nel bosco e la salita viene spesso resa spiacevole dall'intricato
groviglio di piante e arbusti, la salita è lunga e faticosa. Arriviamo su
una zona erbosa e ci dirigiamo verso sinistra guadagniamo l'agognata vetta
del Pizzo dell'Aquila. Nota: C'è chi non concorda sul fatto che questa sia
la vetta del Pizzo dell'Aquila ma piuttosto la vetta della Cima di Natta
Piana e viceversa. Io non lo sò quale sia la verità ma sulle cartine
cartacee e virtuali che ho le indicano come le ho raccontate: prima il Pizzo
dell'Aquila, successivamente la Cima di Natta Piana, perciò le ho elencate
così, del resto anche sulla vetta, su un sasso viene riportato il
toponimo Pizzo Dell'Aquila. Dalla vetta abbiamo una vista bellissima data
anche dalla giornata particolarmente tersa. Abbiamo a oriente un lungo
tratto appenninico, sotto di noi il paese di Vinca, sulle montagne Sagro,
Grondilice con la cresta Granerone e cresta di Natta Piana sino al Pizzo
d'Uccello.
Dopo breve sosta riprendiamo il cammino dirigendoci verso
ovest sino ad arrivare alla Cima di Natta Piana per poi salire alla sua
vetta. Da qui ci spostiamo verso nord ovest e scendiamo su placche molto
ripide ma si percorrono facilmente. E' un paesaggio lunare ampio
terreno a placche senza vegetazione, regno di un grande branco di capre
selvatiche. Al termine della discesa prendiamo il crinale roccioso che porta
alla Spianata della Guardia. Adesso ci dirigiamo verso nord su cresta facile,
arriviamo al bordo del bosco e notiamo tra gli alberi, in basso, una
spianata ed è lì che dobbiamo dirigerci. Quando la raggiungiamo cerchiamo
dei segni rossi che ci indicano la direzione. I bolli non sono subito
visibili ma direzione è abbastanza intuibile. Dobbiamo proseguire in
direzione nord ovest, verso sinistra.
Seguendo i segni e ogni tanto
orientandoci con il GPS seguiamo sempre a nord ovest, superiamo un
rudere, poi il sentiero diventa più evidente sempre nel bosco. Dopo circa
quaranta minuti giungiamo ad un bivio a destra si può raggiungere il sito
dell'Eremo di San Giorgio, di cui oggi rimangono solo alcuni resti, sarebbe
comunque interessante, noi ci siamo già stati e per questo lo tralasciamo.
Prendiamo a sinistra su mulattiera. arriviamo in prossimità di rudere dietro
il quale c'è una casetta, in altra occasione l'ho trovata aperta e un
gentile ragazzo ci aveva fatto anche il caffè. Qui c'è una fontana. Il sentiero
segue dietro il rudere e in quella direzione va' verso Vinca, in quella
direzione però è molto infrascato, noi comunque prendiamo dalla parte
opposta, a destra, prendendo per Aiola e poi Equi Terme.
La
mulattiera sin ora si è presentata ben percorribile sin quando non iniziamo
a trovare alcuni alberi abbattuti dalle intemperie, inizialmente poca roba
ma prima di arrivare al bivio con il 39 bis che porterebbe al Castellaccio
c'è stata una strage di alberi ed è difficile trovare dove riandare a
beccare il sentiero, ci troviamo a camminare in un percorso di guerra!
Finalmente il sentiero adesso torna ben percorribile e troviamo
un'altra indicazione verso sinistra per Castellaccio Vinca, naturalmente noi
proseguiamo a destra per Aiola che raggiungiamo in breve. Scendiamo nel
paesino verso la chiesa, nel sagrato di questa c'è una fontana che ci è
stata particolarmente gradita, abbiamo potuto fare una generosa bevuta di
acqua bella fresca. Troviamo diverse indicazioni CAI,
tralasciamo il vicolo che scende sotto la fontana con indicazioni per
Monzone, tralasciamo il vicolo scalinato che scende di fronte il portone
della chiesa, prendiamo il vicolo a destra in piano che è sempre CAI 39 e
via Baracca. Seguiamo i segni bianco rossi e l'indicazione per Equi a 15
minuti. Raggiungiamo il cimitero di Aiola e lo costeggiamo sulla destra su
sentiero che prosegue nel bosco e in breve raggiungiamo il paese di Equi in
breve raggiungiamo il parcheggio.
Anche questa escursione è terminata
ma siamo infinitamente contenti per ciò che abbiamo goduto, vorrei che tutti
provassero quello che abbiamo provato noi magari per un giorno lasciare la
spiaggia e muovere le gambe, si faticando ma godendo di spettacoli che
nessuna televisione al mondo potrà mai riprodurre e consentitemi un
messaggio a coloro che sono sfiduciati nella vita: " aprite gli occhi gente,
il mondo e pieno di meraviglie, non vi stancate di cercarle!"
Alla prossima