In cerca di refrigerio,
si spera, decidiamo per una bella escursione sull'Appennino Tosco
Emiliano, sul monte Alto dal Passo del Cerreto.
Questo itinerario non è su larghi
crinali e grandi prati come spesso accade in Appennino ma piuttosto
è uno dei percorsi più impegnativo su questa parte dell'Appennino.
Suggestivo e spettacolare con tratti per niente banali. Andremo a
percorrere la cresta sud est del monte Alto sul sentiero 00,
sentiero di crinale. Una lunga e ertasalita a tratti affilatissima e
molto esposta, che obbliga ad alcuni brevi tratti di arrampicata, ma
che offre panorami aerei ed estesissimi. La discesa dal Monte Alto
al Passo di Pietratagliata è comunque malagevole e impervia, con
altri brevi passaggi su roccia.
Iniziamo l'escursione partendo dal
bar/ristorante posto proprio sul Passo, imbocchiamo il sentiero 00
inizialmente in una faggeta e poi usciamo in una zona aperta e
prativa, il sentiero risulta comodo e ben tenuto, vi è stata
ricavata anche una pista ciclabile per MTB e quindi assai livellato.
Procediamo
al fresco nel bosco di faggi con disinvoltura, infatti con pochi
dislivelli, la camminata ha della passeggiata. Il bosco ogni tanto
lascia delle aperture che ci permettono anche di osservare il monte
Alto. Attraversiamo una vasta area prativa punteggiata da
piante di ginepro e mirtillo, davanti a noi la ripidissima cresta
che dovremmo salire del Monte Alto e sulla nostra destra Il Succiso
e il Casarola. Giungiamo al Passo dell'Ospedalaccio, frequentato
fino dai tempi più remoti. Infatti questo storico valico appenninico
era frequentato già in epoca preistorica: lo attestano diversi
reperti che vi sono stati rinvenuti. Il toponimo pare sia dovuto
alla remota presenza in questi luoghi, in epoca medioevale,
dell’ospizio di S. Lorenzo delle Cento Croci. E' proprio
sull’attuale confine tra la Toscana e l’Emilia e vi si trova ancora
un altro reperto storico: si tratta di un cippo del periodo
napoleonico e segnava il confine tra impero francese (Toscana e
Liguria) e Regno d’Italia (Repubblica Cispadana). Tale reperto era
stato abbattuto ed è rimasto nascosto per anni nel bosco , vi è
incisa la dicitura Empire François.
Il Passo
dell'Ospedalaccio è posto su un incrocio, noi tralasciamo la strada
sterrata e procediamo a sinistra su sentiero inizialmente tra faggi.
Si l ascia a destra il sentiero principale per le Sorgenti del
Secchia e si continua dritti lungo la poco evidente traccia
con segnavia 00. Il sentierino sale ripidissimo, lungo la massima
pendenza, costeggiando una recinzione e tenendosi ai margini di un
incavato canalone erboso. Più in alto si inerpica con strette svolte
tra erba e massi, offrendo panorami sempre più vasti.
Sin ora abbiamo camminato su terreno
comodo e piacevole ma da qui il sentiero si inerpica verticalmente
e capiamo già da subito che sarà molto dura, nel giro di pochissimo
dovremo superare un dislivello di 500 mt.
Ci troviamo a camminare sempre più spesso
su roccette e detriti attraversando pietraie e gradini rocciosi. Si
giunge quindi all’inizio della cresta sud-est del Monte Alto, da cui
si apre un’impressionante vista aerea sulla conca delle Sorgenti del
Secchia. Si piega a sinistra, tenendosi sul lato meridionale del
crestone, tra erba e roccette, quindi ci si porta sul filo con
facile arrampicata e si scavalca una piccola cima rocciosa con un
passaggio esposto. Alternando tratti di cresta ampia ed erbosa e
tratti rocciosi più sottili, si scavalcano alcune elevazioni
intermedie, poi si supera la breve ma ripida salita che porta sulla Tecchia dei Corvi (1856 m). L’esile cima, che offre un bel
panorama aereo, non presenta segnali di vetta se non una scritta su
un sasso. Spesso viene
semplicemente citata come “anticima sud-est” del Monte Alto. Qui inizia la parte più impegnativa del percorso. Si scende
brevemente su roccette, quindi si scavalca un dosso e si percorre un
tratto di cresta assai affilato ed esposto, che precipita a parete
sul versante toscano e con lisci lastroni sul lato emiliano. Facendo
molta attenzione, si perviene ad una sella (quota 1817), posta ai
piedi di un groppo roccioso.
Seguiamo il
sentierino esposto sul
versante toscano, poi si gira a destra e si risale per rocce
gradinate fino sulla sommità. Scendiamo per un
altro tratto di cresta parecchio affilato ma breve, fino alla base
del versante terminale del Monte Alto. Un ripido sentierino sale in
diagonale verso sinistra tra erba e rocce, quindi raggiunge un
costone dove si incontra il sentiero 104 proveniente da Camporeghena.
Prendiamo a destra e, risaliamo gli ultimi metri del costone,
arriviamo infine sulla piatta cima del
Monte Alto (1903 m.).
Dalla cima si domina la Lunigiana fino al
Mare Tirreno, le Apuane, a nord le creste rocciose di collegamento
con il massiccio del Succiso tramite il Passo di Pietra Tagliata e a
sud il complesso della Nuda con la sua caratteristica valle
glaciale. Facciamo una sosta sulla vetta per rifocillarci e al
contempo per ammirare il vasto panorama. Ma si sa tutto quello che
sale prima o poi deve pur ridiscendere e quindi noi iniziamo a
scendere. Prendiamo il sentiero per Pietra Tagliata. Arriviamo
al primo sperone attrezzato con ottimo cavo, alla fine ne troveremo
tre. Si potrebbe aggirarlo scendendo a sinistra su sentiero, noi
preferiamo arrampicarci con kit da ferrata. Iniziamo a salire e dal
basso sembrava una cosa più complicata invece la buona roccia e
buoni appoggi per i piedi fanno facilmente raggiungere la staffa
posta poco sopra. un paio di brevi passaggi ci fanno arrivare sulla
sommità del corpo roccioso, la salita sarà circa di 15 metri, più o
meno. Successivamente proseguiamo sempre assicurati su tratto
orizzontale abbastanza esile e sui lati il vuoto per diversi metri.
Percorso il tratto orizzontale scendiamo nel lato opposto su una
lunga placca liscia senza appigli, però la natura della roccia offre
un greep enorme, le suole praticamente ci si incollano; tutto questo
naturalmente con terreno asciutto. Poco divertente è fare il tiro
alla fune con il cavo, come si avrà capito si scende in aderenza
tenendoci al cavo per mancanza di appigli. Superato questo primo
successivamente troviamo un secondo tratto roccioso, anche questo
aggirabile sulla sinistra. Da distante non vedevamo cavi e quasi
quasi prendiamo il sentiero ma poi, avvicinandosi , vediamo che
anche questo tratto è attrezzato. Rassicurati dal cavo iniziamo a
risalirlo. Sulla cima il cavo termina in quanto di poco impegnativo.
Scendendo verso Passo di Pietra Tagliata incontriamo ancora un
tratto con cavo ma direi assai inutile. Una volta al Passo di Pietra
Tagliatasi potrebbe proseguire per il Succiso e il Casarola. Subito
al di là del passo c'è il terzo tratto della ferrata, noi decidiamo
invece di prendere per le sorgenti del Secchia. Il Passo di Pietratagliata è un
elevato e selvaggio valico, posto sul crinale tra il Monte Alto e
l’Alpe di Succiso. Il nome del passo deriva da una leggenda
popolare, secondo cui fu Federico Barbarossa a intagliare il
passaggio tra le rocce, nella sua fuga dai comuni italiani. In
realtà le rocce del passo sono intagliate naturalmente, in forme che
dipendono dalla disposizione degli strati rocciosi di arenaria.
Dopo una breve sosta proseguiamo in discesa su mulattiera, qui il
sentiero è indicato come 671. Come tale naturalmente scende a
tornanti per aggirare delle
fasce rocciose.
Attraversati
Superiamo alcuni boschetti
di faggio e giungiamo nella piccola radura dove si trovano le vere e
proprie Sorgenti del Secchia. Si piega a
sinistra e in breve si sbuca nell’ampio
Prataccio.
Si tratta di una bellissima
conca erbosa, solcata da due ruscelli (tra cui il Fiume
Secchia) e occupata da piccole pozze. Tutt’intorno è coronata da uno
scenario alpestre di rara suggestione, con le cime della Tecchia dei
Corvi, del Monte Alto e dell’Alpe di Succiso. La conca è di evidente
origine glaciale; probabilmente era occupata da un laghetto, che
ormai si è completamente interrato. La zona delle Sorgenti del
Secchia era rinomata per la qualità dei suoi pascoli, e da sempre è
stata contesa tra gli abitanti dei paesi circostanti. Si attraversa tutta l’ampia radura, ricevendo poi da sinistra il
sentiero che scende dalla Sella del Casarola. Guadati il Fiume
Secchia e un suo piccolo affluente, si giunge al limite del bosco e
si trova un bivio. Si imbocca la diramazione di destra (sempre
segnavia 671), che sale in diagonale tra i faggi passando accanto ad
un’aia carbonile. Scavalcato il costone detto Costa di
Marinella prendiamo a destra e troviamo un
bivio. I segnavia proseguono sulla diramazione di sinistra,
scendendo rapidamente in diagonale tra boschetti e panoramici prati.
In questo modo ci si ricongiunge al percorso dell’andata presso il
bivio di quota 1370 circa, da cui si ritorna al Passo del Cerreto.
Alla Prossima!
Fonti siti Lorenzo Verdiani (Wikiloc) e Appenninista (
https://www.appenninista.it) |