Abbiamo
sentito parlare di una cima o meglio di una punta a noi, e penso a molti
altri sconosciuta, si tratta della Punta Mary. Una cima sotto la grande placconata ovest
del Picco di Navola, nella foto di lato vista dai Mozziconi.
Partiamo di
buon ora e alle 7,45 siamo già in cammino, l'aria frizzantina ci mette brio e
procediamo spediti. Prendiamo il sentiero 137, fino a poco tempo fa il 37.
Chi sa poi perché si sia sentito il bisogno di cambiare, bhà!
Poco cambia
e poco importa, seguiamo quella che era una via di lizza, superiamo un passo
del gatto, e poco dopo attraversiamo il
canal Regollo per prendere il sentiero per il Picco di Navola, indicazioni
su rocce. Il sentiero non è sempre visibile ma abbastanza intuibile, vi sono
numerosi ometti e si trovano anche segni rossi che tra il paleo non sono
sempre visibili ma comunque si sale decisamente, il bel fresco ormai si è
tramutato in calore e iniziamo a sudare abbondantemente. Quella dove stiamo
camminando è la valle delle Rose.
Saliamo seguendo una traccia verso
sinistra, qui ben visibile, presenti anche bolli rossi. Il sentiero prosegue
serpeggiando sino ad arrivare ad un ravaneto che scende dalla Serra dei
Focarelli. Seguiamo a naso la traccia sino ad arrivare ad un grosso masso
dove in tempi remoti è stato ricavato un ricovero per animali. Sino a qui i
bolli rossi, gli ometti e la traccia ci hanno indirizzato giustamente verso
la nostra prossima meta, proseguendo però diventa meno visibile; grossi
problemi non ci sono perché la sella dei Focarelli è a vista e anche se non
percorriamo sempre il tracciato basta dirigerci verso di essa attraversando
più volte il ravaneto. Eccoci arrivati alla sella, una piccola sosta per
bere un pò e via ripartiamo. sulla nostra sinistra parte una cresta con
bolli rossi, è facile ma a tratti esposta. Comunque questa corrisponde al
sentiero per salire al Picco Di Navola. Seguendo i bolli rossi e degli
ometti troviamo degli scalini a testimonianza che questi sentieri
erano usati sicuramente da pastori. Proseguiamo sempre sul sentiero sino ad
arrivare ad un boschetto e il sentiero diventa pianeggiante, noi dopo poco,
in corrispondenza di un bivio prendiamo a sinistra, fatto ometto, e
cerchiamo di stare sul filo della cresta sud est il più possibile. Se
si proseguisse dritto nel bosco si sbucherebbe in una conca piena di felci e
paleo, dove sono i ruderi di case Rapalli e che in breve sale al Picco di Navola.
Si avanza facilmente e
superiamo delle selle di canalini molto ripidi e non percorribili. Infine
giungiamo davanti ad una parete e appena prima un altro canalino questo
percorribile anche se con molta attenzione data dalla ripidità e il terreno
molto umidi e scivoloso.
Da questa sella si può vedere tutto il percorso
e l'ambiente in cui andremo a misurarci. Grandi placconate lisce e
vertiginose, un'esile cengia erbosa che da qui sembra una fettuccia da
slacklining. Ok andiamo a vedere.
Come detto scendiamo nel canalino tra
il paleo che da una parte ci permette di reggerci ma da l'altra è un
ostacolo in quanto scivolosissimo. Finito il canalino si va verso destra
passando su rocce a sbalzo su un canale e oltrepassando una prima costola e
poi una seconda. Adesso siamo su delle placche ripidissime ma ben
percorribili sino ad un'isola verdeggiante a forma vagamente triangolare. Ci
dirigiamo verso il suo vertice che una volta raggiunto ci pone davanti ad un
muro verticale, liscio e di circa tre metri. Questo è il punto più critico,
la parete è davvero assai liscia e trovare asperità per puntare i piedi o
issarci con le mani è complicato comunque fatti un paio di passi si riesce
ad acciuffare il paleo e allora diventa più facile issarsi. Il punto
d'arrivo è l'esile cengia erbosa che avevamo visto in precedenza.
Devo
dire che la cengia preoccupa di più da lontano che non quando ci siamo
sopra, è veramente stretta e sospesa su un fondo canalone ma si riesce a
percorrere facilmente verso sinistra. Giunti al termine dobbiamo salire sino
alla cresta che ci si pone sopra di noi. Per salire scegliamo due modi
diversi, sicuramente ce n'è anche un terzo, il primo salendo ad un canalino
ripido che sbuca su cresta tritata e subito dopo in vetta alla Punta Mary.
il secondo si sale facilmente alla estremità destra della cresta orizzontale
che collega la quota alla base del Picco di Navola, e si segue tale cresta
verso sinistra, con molta esposizione ma su buona roccia, fino all’uscita
del canalino e poi alla cima. Eccoci qui in vetta a questa punta dal nome
esotico
a quota 1178 m. sulla cresta s/o del Picco di Navola..
Abbiamo una vista meravigliosa sulle Apuane settentrionali, la vista è a
360° Dal Sagro che lo abbiamo proprio davanti a noi, il Rasori, Grondilice,
Punta Questa e Torrione Figari, Il Contrario, il Cavallo, punta carina e
Punta Graziosa ecc ecc sino ad chiudere sull'Altissimo; spettacolo
unico!
Restiamo piacevolmente ad ammirare tale spettacolo e ci
rifocilliamo anche, giustamente.
Ma poi viene il momento di riprendere il
camino. Dobbiamo ridiscendere dalla vetta per il percorso fatto all'andata.
Seguiamo la cresta ma dopo il primo tratto vediamo che sulla sinistra una
traccia sul paleo permette di scendere aggirandola senza dover percorrere il
tratto macinato.
Ci riportiamo sulla cresta e scendiamo da dove ero salito,
secondo modo, Si scende con attenzione tra paleo e rocce non sempre stabili.
Raggiungiamo la cengia erbosa e la dobbiamo ripercorrere anche oltre il
punto dove siamo saliti in precedenza sino al suo
termine. Da questa posizione si nota una ripidissima salita verso una sella tra
placche e paleo, vista da qui sembra davvero verticale. Beh non ci resta che
provare a salirla e tutto sommato non è stata poi così complicata, ci sono
qualche passaggi un po' delicato ma per il resto abbastanza facile, però è
bene non
dimenticarsi mai di quanto siamo sul ripido! L'uscita è un pò più
delicata ma anche qui si può salire agilmente. Ci dovrebbero essere passi di
II° - III°.
Una volta sul crinale sovrastante decidiamo d salire
all'ormai vicina vetta del Picco di Navola che raggiungiamo in circa dieci
minuti. Dopo una piccola sosta prendiamo ascendere tra il paleo sul versante
ovest la traccia non è quasi per niente visibile e delle buche sono
nascoste, sempre in agguato dal folto paleo e felci. Comunque sappiamo che
ci dobbiamo dirigerci verso il monte Rasori dove una traccia passa sotto a
mezza costa. Seguiamo piegando verso sinistra e ancora la traccia non è
visibile se non a tratti. Giungiamo a delle placche insidiose perché umide.
Attraversate grazie anche ad un segno rosso ritroviamo il tracciato. Siamo
al di sopra delle Capanne di Navola, ruderi di costruzioni d'alpeggio.
Per raggiungerle dobbiamo ancora scendere in direzione n/o puntando ad
un albero isolato da dove confluiremo sul sentiero 137, ex 37, lo
imbocchiamo e scendiamo, logicamente, verso sinistra.
Scendendo passiamo
davanti a diversi ruderi di " capanne " le capanne di Navola poste in una conca magnifica con
vista invidiabile ma la vita qui doveva essere davvero difficile.
Scendendo ancora troviamo il rudere del vecchio rifugio Giovanni Pisano. Il
rifugio era di proprietà del CAI di Pisa. Fu inaugurato nel 1929 ed era
punto d’appoggio per le salite allo spigolo est del Sagro, alla cima Questa
ed al Torrione Figari. Subì danni in guerra e fu risistemato poi come
rifugio Pisa nel dopoguerra, ma andò rapidamente perdendo di interesse per
gli alpinisti che potevano accedere più facilmente alle vette citate.
Inoltre la posizione aspra non attirava certamente gli escursionisti, quindi
fu abbandonato, saccheggiato e subì danni per un fortunale, in particolare a
causa di una frana. Attualmente e ridotto a un cumulo di macerie. ( Dal sito
escursioni apuane )
Scendendo ancora Troviamo un casello dove il famoso
pastore di Forno, Evaristo, aveva recuperato in qualche modo ma ormai anche
questo in rovina.
Seguiamo il sentiero, qui in zona di castagni, poi
iniziamo a scendere lungo il canal Regollo oggi ricco d'acqua che forma
numerose cascate e pozze d'acqua limpidissima.
Camminiamo su una via di
lizza, arriviamo ad un ponte crollato, ponte Barsanti. Necessariamente
dobbiamo scendere nel greto del fiume, l'acqua crea cascatelle spettacolari
ma ci rende anche difficile trovare un guado semplice.
Anche nel
proseguire troviamo altri tratti crollati che ci obbligano a delle
deviazioni ma tutto sommato non difficili. Troviamo numerose testimonianze
delle estrazioni del marmo tra teleferiche e materiali vari, anche alcuni
blocchi belli squadrati che aspettano ancora invano che vengano trasportati
a valle.
Più in basso un carello di una teleferica non si sa come è
poggiato su un grosso masso. arriviamo ad un altro largo ponte cementato,
anche questo crollato, scendiamo sulla sinistra e guadiamo sotto il ponte
portandoci sulla destra idrografica del canale. riprendendo la lizza.
Scendiamo ancora ed adesso siamo vicini al punto di chiusura dell'anello,
scendiamo ancora, passiamo dal passo del gatto e in breve arriviamo alla
strada dove abbiamo l'auto.
Alla prossima
Fonti
sito di Maestripieri - canale YouTube Garzella
Punta
Mary