16/06/2024 Cresta sud ovest del Pisanino, via dei Lucchesi

la cresta sud ovest del Pisanino è una struttura grandiosa, non meno della Miarandola o della Forbice, che dal fondo di Val Serenaia sale direttamente alla cima con circa 900 mt. di dislivello.
Il nome deriva dalla quota dei Lucchesi (1688,8 mt.) che ne fa parte, e che prese tale nome perché raggiunta più volte da cordate di Lucchesi per difficili canali sugli opposti versanti
Da Apuane 2 di Enzo Maestripieri

“La montagna non è solo nevi e dirupi, creste, torrenti, laghi, pascoli. La montagna è un modo di vivere la vita. Un passo davanti all'altro, silenzio tempo e misura.”


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parte bassa della cresta sud ovest

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Percorso: Val Serenaia, sentiero 178, cresta sud ovest, vetta Pisanino sentiero Canale delle Rose (178),  Rio Sambuco, Val Serenaia.

 

Come Arrivare :Da Lucca
Percorrere la SS 445 Lucca-Piazza al Serchio, proseguire per Minucciano; prima della galleria svoltare a sinistra e percorrere la strada per pochi km fino al rifugio Val Serenaia.

Da Aulla
Percorrere la SS 63, deviare poi in direzione Casola in Lunigiana-Pieve S. Lorenzo- Minucciano SS 445. Oltrepassato il paese di Minucciano, attraversare la galleria e svoltare a destra fino al rifugio Val Serenaia.

- INDICAZIONI STRADALI -

 
 

Sentieri    178  Serenaia – Foce di Cardeto – Acqua Bianca. Solo in piccola parte per lo più fuori sentiero
                  

Tempo di percorrenza:  Tempo di percorrenza totale:  circa 7,30h
  Acqua: Fontana nelle vicinanze del campeggio
  Punti sosta: Rifugio Val Serenaia e rifugio Donegani
Classificazione: Escursione  impegnativa che bisogna di capacità d'orientamento, ottima condizione fisica e dimestichezza con terreno apuano.

Periodo consigliato:  maggio -  giugno

 

Traccia gps           immagine traccia

Questo racconto non può essere raccontato con esattezza e dovizia di particolari e punti di riferimento in quanto la cresta non è ben definita e il proseguire non è scontato, la traccia gps può essere utile ma qui lo scarto di pochi metri può facilmente farci trovare su terreno molto ripido ed esposto. La salita non è proteggibile. Ci si trova su due salite ripidissime di paleo senza nessuna traccia che indichi la direzione. Potrebbero esserci numerosi problemi di orientamento con il concreto rischio di dover affrontare difficoltà maggiori del preventivato o di trovarsi a vagare fuori via  per pendii quasi verticali.


Oggi siamo venuti in Val Sernaia alla scoperta della cresta sud ovest del Pisanino, conosciuta anche come via dei Lucchesi. Come già detto nelle note sopra spiegare come si sviluppa il percorso è veramente difficile. Non ci sono tracce di nessun tipo e punti di rifermento assai scarsi. Inizialmente ci siamo orientati più che altro puntando alla cresta rocciosa che sapevamo dovevamo affrontare ma una volta raggiunta non è che le cose sono state così chiare, molto utile è stata la traccia GPS, traccia che comunque letta un metro più su o più giù fa molta differenza. Io non vi esorto ne a ripeterla e neppure a scartare l'idea. E buona cosa che ognuno soppesi le proprie capacità ed energie e decida da solo. Io spero solo di far capire ad un eventuale arrampicatore cosa si troverà davanti.

Siamo partiti di buon ora e la nebbia che vediamo sulle montagne non sembra promettere bene, le previsioni danno parzialmente coperto sino a metà mattinata ma poi danno sereno, speriamo!
Lasciamo l'auto al parcheggio del campeggio Val Serenaia, partiamo subito seguendo il sentiero 178, attraversiamo un torrente asciutto e sulla sinistra abbiamo una radura con una casetta, senza raggiungere la casetta attraversiamo il prato a lamponi e ci portiamo verso il bosco fitto di faggi. iniziamo subito a salire ma cerchiamo di tenerci piuttosto verso il bordo sinistro sino a trovare un traverso su paleo verso sinistra e poi giriamo subito a destra. Non è che siamo tanto sicuri che sia la direzione giusta ma controllando la traccia GPS non fatichiamo a rimetterci sulla via giusta, o almeno su quella percorsa da chi aveva registrato la traccia. Continuiamo su ripido alternando tratti di  paleo e tratti con alberi scegliendo la direzione migliore di volta in volta.
Davanti a noi ora abbiamo un'altra macchia boschiva, molto fitta. Vi entriamo ed è assai tetra, come il forte bramito che sentiamo molto vicino, che sensazione spiacevole!!
All'interno vi sono dei grossi macigni squadrati simili a quelli sotto gli Zucchi di Cardeto, caduti  chi sa da dove e quando.
Proseguiamo nel bosco sempre tenedendoci sul lato sinistro, andiamo più che altro intuitivamente perché qui non ci sono ne tracce ne punti di riferimento come del resto in tutta la salita. Ci troviamo fuori dal bosco e puntiamo verso una parete rocciosa che risulterà poi indispensabile aggirarla verso sinistra. Risiamo sul paleo, santo paleo quanto sei stato utile! Terreno ancora più ripido e oltre al paleo troviamo molte rose selvatiche e ginepri che sono molto fastidiosi quando li afferri. Comunque noi ci siamo orientati principalmente puntando verso il filo di cresta. iniziamo ad arrampicare su roccia non sempre solida, a tratti sfatta. alla nostra destra la cresta precipita nel profondo Canale del Sambuco, mentre a sinistra vi sono placche inclinate che comunque danno qualche apprensione. Sin qui non abbiamo trovato passaggi particolarmente ostici, max. 2°,  solo prima della cresta abbiamo trovato una placca assai liscia con scarsissimi appigli, ma roba di pochi metri. Seguendo la cresta e tratti ripidi di paleo  ci permette di arrivare  alla così detta Selletta ( 1617 mt.). La Selletta è un luogo piacevole abbastanza pianeggiante e bella verde, con un bell'affaccio sulla sottostante Val Serenaia. Dalla selletta si scende brevemente e comodamente per poi risalire pendii di paleo molto molto ripidi. Ci troviamo davanti ad uno sperone roccioso con due direzioni possibili, prendiamo la direzione di destra ma dopo una salita sul paleo ci troviamo in un canale infossato che così ad occhio non sembra percorribile. Torniamo indietro e prendiamo verso sinistra aggirando lo sperone per poi salire a destra sulla sovrastante cresta. La cresta è abbastanza comoda ma poi diventa assai sottile, la roccia è solida con passaggi di 1° ma con molta molta esposizione sia destra che a sinistra. Terminata siamo su paleo e si può dire quasi orizzontale. Si apre uno squarcio tra la nebbia e notiamo la Bagola Bianca giù in basso, assai distante; allora significa che siamo finalmente arrivati in vetta. Giungiamo proprio  sopra la nicchia della Madonnina del Pisanino, due escursionisti ci squadrano incuriositi da dove siamo sbucati. Siamo felicissimi dell'impresa compiuta, peccato nelle condizioni meteo se ci fosse stata buona visibilità probabilmente avremmo tribolato meno nell'orientamento e avremmo goduto di panorami stupendi.
Senza nebbia il panorama sarebbe maestoso: la Garfagnana punteggiata di laghi orlata dalle cime dell'Appennino, la Lunigiana in tutta la sua vastità, la costa tirrenica con le isole più vicine visibili  e in lontananza le Alpi Marittime. Ma lo sguardo è costantemente rapito dalle vette delle Apuane che potremmo ammirare nella loro interezza.
Va beh, oggi non è così; accontentiamoci, dopo una breve sosta riprendiamo il cammino seguendo il sentiero della normale verso il canale delle Rose. 
Prendiamo l’elementare ma esposta cresta sud della montagna (presenti segni blu) sino ad arrivare allo sbocco del Canale delle Rose, il cui nome deriva da una delicata leggenda. Qui il rischio è dato principalmente dalla  forte pendenza della discesa ed è pieno di sassi friabili e smossi.
Dopo una lunga discesa nel Canale giungiamo alla Foce Altare da dove decidiamo di lasciare il sentiero normale e di scendere mediante il canal Sambuco. Scendiamo sulla destra  in un canale, che ancora non è il Rio Sambuco, e iniziamo a scendere su pendio erboso e terreno smosso si scende costeggiando la base dello Zucco Nero, si aggira andando verso destra tenendosi sempre alla sua base e ci si immette in una cengia erbosa facile ma esposta specialmente poco più avanti quando si passa sopra una placca liscia ma ben percorribile. Cambiamo più volte direzione  continuando a scendere sino ad arrivare ad un salto di una ventina di metri, qui provvidenzialmente troviamo una sosta allestita dove possiamo montare una corda doppia. La discesa non è difficile in quanto molto appoggiata, il pericolo sono i sassi, basta anche solo il movimento della corda a farne cadere moltissimi.
Finalmente siamo nel Rio Sambuco una pietraia infinita! Camminiamo su fondo molto franoso e per questo cerchiamo di raggiungere la sponda sinistra dove vegetano erbe e ci permettono di camminare un po'meglio.
Tra scivoloni, innocui, e pietraie percorriamo tutto il tratto scoperto, ma poi arriviamo nel punto più incasinato, un fitto intrigo di alberi caduti, rampicanti e rovi ci è quasi impossibile proseguire. troviamo degli "ometti" e uno sul bordo a sinistra del canale indica dove lasciarlo e inoltraci nel bosco dove troviamo subito una traccia appena visibile ma comunque segnata da ometti, traccia che ben presto ci conduce all'innesto sul 178 e in circa mezz'ora siamo in Val Serenaia da qui la sagoma del Pisanino è impressionante, incute timore e profondo rispetto.
Infine raggiungiamo il parcheggio, sudati, stanchi ma immensamente soddisfatti per aver salito la montagna più maestosa e difficile delle Apuane soprattutto da una via nuova a noi completamente sconosciuta . Una montagna da salire con la massima attenzione, rispetto e consapevolezza dei rischi che possono essere davvero molto seri.

Alla Prossima!    

     

Foto escursione jj