18/12/2005 Mone Sagro (m. 1749)

La sveglia suona alle ore 06,30 e ci buttiamo giù dal letto con l'unico pensiero di andare a vedere che tempo fà: " Dai Gè! che c'è un bel celo stellato, magari un pò di vento ".
Sbrigate le attività della colazione e d'igiene personale, indossiamo gli zaini e via a Vallecchia dove abbiamo appuntamento con Franco.
E' già li che ci aspetta, salimao tutti sulla sua auto e via verso Carrara, una volta giunti si prende per
Gragnana (m. 219), si oltrepassa questo paese giungendo a Castelpoggio (m. 547) e quindi si prosegue fino a che, appena prima del valico della Spolverina, quota 655, si prende decisamente a destra per la carrozzabile che porta a Campo Cecina. Si oltrepassa il valico della Gabellaccia, cosi detto perché qui esisteva una dogana di confine fra il Ducato di Massa-Carrara (estense) e il territorio di Fivizzano (Granducato di Toscana) per pervenire al Colle dell'Uccelliera, m. 1230, per giungere poi alla Foce di Pianza (m. 1279), davanti a noi il Sagro (m. 1749) con il bacino delle cave, sulla sinistra il monte Borla (m. 1469) e sulla destra i monti Maggiore (m. 1396) e Spallone (m. 1650). Foce di Pianza è una località importante perché al culmine di due bacini marmiferi, quello di Ravaccione e quello del Sagro.
Lasciamo l'auto sul piazzale delle cave e scendiamo un bel vento freddo ci investe e ci fa rabbrividire, il termometro dell'auto segna -3 gradi centigradi. Ci imbacucchiamo e indossiamo le ghette e subito si parte imboccando il sentiero n° 172, da principio proseguiamo su cresta priva di neve e il passo è agevole ma appena ci dirigiamo verso nord ci rendiamo subito conto che dobbiamo anche metterci i ramponi, cosa che facciamo con qualche difficoltà perché le dita delle mani hanno perso sensibilità dal freddo ma comunque è cosa fatta e ripartiamo camminiamo costeggiando la cava sottostante e ci dirigiamo verso la Foce della Faggiola alle pendici dello Spallone, Questa località prende il nome da un piccolo boschetto di faggi, l'unico tra latro presente. Giunti alla foce a quota 1464 lasciamo il sentiero n°172 che condurrebbe a Case Vergheto e successivamente a Colonnata; seguiamo a sinistra verso nord, in estate si seguirebbero i segni azzurri ma adesso con tutta questa neve dobbiamo trovarci il percorso che più ci è congeniale.
Comunque proseguiamo per un pò lungo quello che riteniamo il tracciato del sentiero, oltrepassiamo una bellissima conca che ci ricorda moltissimo le Alpi, ci giriamo verso ovest e quello che già avevamo notato prima ora è diventato più nitido, abbiamo davanti a noi il tirreno con le isole della Gorgona, la Capraia, all'orizzonte ben nitida la Corsica e pù a sud l'isola d'Elba, tutta la costa da Livorno a Spezia e a nord ovest le Alpi Marittime e il Monviso con la sua inconfondibile piramide, che vista! non avremo le gradia altezze delle Alpi ma qui il Padre Eterno non ci ha fatto mancare niente.
Arriviamo a un punto dove un traverso ci sembra piuttosto ardito e decidiamo di salire allo Spallone, per giungervi abbiamo dovuto affrontare una ripidissima salita e una volta giunti sulla cresta, a quota m.1650, percorrerla in direzione della vetta del Sagro questo è davvero il punto più impegnativo dobbiamo proseguire con molta prudenza ma il panorama si apre ancora di più davanti a noi tutta la catena Apuana e a nord l'appennino.
Scendiamo lo Spallone e risaliamo verso la vetta del Sagro che raggiungiamo in breve tempo.
Ci ritroviamo tutti e tre a stringerci la mano dandoci la buona vetta sotto la grande croce; il panorama di cui godiamo
ci affascina completamente è troppo bello per poterlo descrivere, le montagne imbiancate, il mare, il sole che vi si riflette, le isole, le lontanissime Alpi è un insieme di emozioni che ci lasciano a bocca aperta.
Appena di faccia abbiamo le Alpi Apuane che vanno dal Pizzo d'Uccello e il Grondilice, il Pisanino che sbuca dietro quest'ultimo;  il Contrario, il Cavallo, la Tambura e le altre cime delle Apuane fino alla Pania e all'Uomo Morto e   la Lunigiana più a est.
Per giungere in vetta ci abbiamo messo circa due ore, ci fermeremmo volentieri anche di più ma sulla vetta tira un forte vento freddo che ci fa decidere di tornare verso la Foce di Pianza.
Scendiamo dalla parte opposta e decidiamo di prendere la direttissima verso la cava che è alla Foce, scendiamo il crinale agevolmente anche se sferzati da un forte vento sino a giungere sul pendio poco innevato ma non abbastanza per toglierci i ramponi e qui abbiamo patito un pò il fatto di camminare in parte su roccia, non arrivavamo più!
Comunque in qualche modo arriviamo in prossimità di un canale dove la neve ritorna abbondante, lo attraversiamo e ci dirigiamo decisamente verso la cava, ci troviamo su un dosso formato dagli scarti della lavorazione del marmo e non possiamo proseguire, torniamo sui nostri passi e dopo poco scendiamo di nuovo nel canale e risaliamo la sponda opposta che ci porta sul sentiero a pochi minuti dalla foce di Pianza.
L'escursione termina qui ma non torniamo subito a casa ma ci dirigiamo verso Acqua Sparta dove rilasciamo l'auto per dirigerci verso il rifugio CAI di Carrara dove finiamo degnamente l'escursione davanti a un bel piatto, anzi due di polenta con lepre, un bel fiasco di vino, caffè e la nostra solita grappina.