17/03/2005

Monte Prado ( m.2054 Appennino Tosco-Emiliano)

 Il Monte Prado con i suoi 2054 m. è il monte più alto di tutta la Toscana , cosa che molti amanti della montagna ignorano. Questa montagna si trova nell'Appennino tosco-emiliano al confine fra le province di Lucca e Reggio Emilia ma la sua vetta è interamente in territorio toscano e ha di fronte il Monte Cusna che con i suoi 2121 m. è il secondo per altezza dell'Appennino dopo il Cimone (m. 2165).
Questa escursione da metà settimana non poteva che essere composta da pochi escursionisti del gruppo Apuano, solo tre i  fortunati liberi dal lavoro.

Partiamo alle ore 07,30 da Pietrasanta  per portarci al Casone di Profecchia.
Una volta raggiunta la località del Casone di Profecchia (mt.1314), situato sulla Statale delle Radici, luogo che nel 1200 era uno dei ritrovi maggiori di contrabbandieri dell’intero Appennino, ha inizio l’escursione.


 Alle ore 08.45 dopo esserci attrezzati per l’escursione siamo partiti imboccando le piste da sci che ci portano ripidamente sino ad una strada forestale che percorrendola brevemente sino ad incontrare il sentiero n°54. Ci siamo resi subito conto che la neve non sarebbe stata delle migliori, infatti già a quell’ora era troppo soffice. In circa un’ora e mezza siamo giunti in prossimità del rifugio Cella, si tratta di un rifugio delle guardie forestali che viene usato in estate da pastori; proseguiamo e cominciamo la salita verso la cresta attraverso Bocca di Massa (m.1816). Appena arrivati  sul crinale un vento gelido ci attanaglia, meno male che comunque c’è un bel sole! Da Bocca di Massa abbiamo imboccato il sentiero 00, che prosegue in cresta e abbiamo raggiunto il Monte Cella (m 1942)  la vista dalla vetta si è dimostrata incomparabile come al solito: a sinistra si notava la Valle del Serchio con la Pania di Corfino e sullo sfondo la catena delle Apuane; a destra la valle dell’Abetina Reale con lo sfondo del massiccio del M. Cusna. Si prosegue ancora sul sentiero 00 sino al Paso di Monte Vecchio, 1932 mt. Con bellissimo panorama proseguiamo e abbiamo a vista la nostra meta, il Monte Prado. Intanto il vento si rinforza ancora di più e capiamo delle formazioni a onda della neve sul crinale. Comunque il percorso non presenta difficoltà in quanto la cresta è abbastanza ampia ma con il passar delle ore il manto nevoso inizia a sentire la temperatura. Finalmente dopo tre ore e mezza arriviamo in vetta al Prado.
Dalla vetta del Prado con lo sguardo si dominano sia l'Appennino tosco-emiliano (in particolar modo quello reggiano con l'imponente mole del Cusna, 2121 m.), sia il vicino monte Sprone di Monte Prado che con i suoi 1955 domina tutta la valle del Dolo, sia il Parco dell'Orecchiella, sia la catena delle Apuane e anche, con condizioni climatiche particolarmente favorevoli, le coste e i mari toscano ed emiliano.
Si il panorama era splendido ma il vento ci faceva venire i brividi e quindi dopo poche foto  siamo scesi sul versante opposto così da trovarci più al coperto, bè adesso si stà un po’ meglio e il sole ci riscalda, comodamente sistemati si inizia il pranzo, anche oggi pik – nik!  Purtroppo non c’è niente da bruciare pazienza ci arrangiamo con quella che abbiamo negli zaini e non è poco. Mentre mangiamo sentiamo delle voci ma non si vede nessuno e Guido pensa che abbiamo le allucinazioni e dice: “ mangiate che avete le travergole dalla fame! “ Ma le voci ora sono più vicine, alziamo la testa e spuntano tre escursionisti che fanno sci alpinismo e sono saliti dal rifugio Battisti, è uno spettacolo vederli scivolare sulla neve. Bè siamo stati fermi abbastanza e poi sarà per la digestione ma sembra di avere più freddo, neanche le varie grappe che ci siamo portati ci hanno scaldati.

Raccogliamo tutto e si riparte, hoi hoi la neve adesso è molto sfatta ci vorrebbero le pinne non i ramponi. Mentre si và sul crinale bene o male si prosegue abbastanza bene perché la neve non è molto alta ma una volta che ricominciamo la discesa da Bocca di Massa per tornare al Casone di Profecchia diventa una vera tortura per le gambe a ogni passo si sprofonda sin sopra il ginocchio, ma che fare ci resta solo da scendere; siamo arrivati di nuovo al rifugio Cella dopo una discesa ripidissima dove abbiamo messo a dura prova le ginocchia. Ci fermiamo un po’ distendendoci al sole su una chiazza d’erba, non si stà poi così male e allora perché non fare uno spuntino. Riprendiamo il cammino sperando che nel bosco troviamo meno neve o meno sfatta, pura illusione! Anche peggio!
Con santa pazienza proseguiamo e facendo a ritroso il percorso del mattino riscendiamo sino al Casone di Profecchia.
Sono passate due ore e mezza da quando abbiamo iniziato la discesa, ora tolti gli scarponi e indossato scarpe più comode entriamo dentro il bar dove ci rifocilliamo con una bella cioccolata calda.
Per essere un’escursione da metà settimana non male!!

 

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