10/07/2005 Giro delle Panie
Sono le 06,00 di mattina
un’aria frizzantina ci sorprende e ci fa rimpiangere di non aver messo i
pantaloni lunghi.
Alla spicciolata ci troviamo davanti alla sede a Ripa, sembra che stamani non si
sia svegliato nessuno in tempo, alla, fine siamo in diciassette.
Partiamo alla volta di Castelnuovo di Garfagnana e da qui per la località
Piglionico. Una volta arrivati a Castelnuovo prima di girare a sinistra per
Modena sulla destra c’è una strada proprio davanti a delle grosse antenne, se
si fa attenzione c’è anche un’indicazione per il Rifugio Rossi alla Pania.
Imboccata la strada si prosegue sino a un trivio e si segue per Monte Altissimo
e giunti sulla strada che giunge da Gallicano si gira a destra sino all’alpe
di S. Antonio; si prosegue sempre sino ad arrivare alla cappellina del
Piglionico (m. 1150), che ricorda
un gruppo di partigiani sopraffatti il 28 agosto 1944 dai tedeschi. Qui
del resto termina la strada.
Giunti qua ci dividiamo in due gruppi: il più numeroso decide per la salita
tranquilla al Rifugio Rossi e poi la salita alla Pania Secca dal sentiero
normale, mentre un gruppetto di sette decide per la salita dai “ Denti della
Vecchia “ la cresta nord della Pania Secca.
Visto che io ho partecipato a quest’ultima vi racconterò come è andata.
Dunque: torniamo indietro per un breve tratto sulla strada, appena finisce
l’asfalto, in prossimita’ di un tavolinetto sulla destra, scendendo, parte
una traccia di sentiero che si inoltra nel bosco, all’inizio non è molto
evidente ma poi si nota meglio. In breve usciamo dal bosco e ci troviamo sulla
cresta della montagna. Stranamente mentre saliamo tutti tacciono, un silenzio
surreale al punto che Luca se ne esce dicendo: “ senti che boati di silenzio!
“ battuta che comunque riesce a rompere il ghiaccio e saliamo sempre più
tranquilli, tranquillità che non ci deve far dimenticare l’asprezza del
percorso; infatti ora proseguiamo sempre più su rilievi rocciosi che presentano
difficoltà di II grado.
Difficoltà che magari
non sono poi gran che ma che comunque ci impegnano non poco e sicuramente senza
la dovuta attenzione se perdi la presa non cè grado che tenga.
Saliamo superando i tre rilievi, i Denti della Vecchia, in questo tratto si ha
una ottima visuale sulla parete nord est della montagna a sinistra il crinale,
mentre a destra, appare la Pania della Croce e il Pizzo delle Saette, ai loro
piedi i prati con la formazione dell’Omo Morto e il Rifugio Rossi,
tutte località che toccheremo nella nostra giornata. Superato l’ultimo
rilievo ci troviamo su un pendio erboso erto ma privo di grosse difficoltà
giungendo all’antecima della montagna. Quando si giuge qui si crede di aver
finito la salita ma ben presto ci accorgiamo che ci attende un’ultima
difficoltà.
Infatti ci dobbiamo calare per rocce in un’intaglio che separa l’antecima
dalla cima principale. Qui proviene, da sinistra il il lunghissimo canale
“Trimpello” che solca il versante meridionale della montagna. Discesi
con molta attenzione nell’intaglio, vi è molto pietrisco che potrebbe far
scivolare, attenzione anche a non far cadere pietre al disotto quando passano
altri escursionisti, risaliamo lungo una paretina sino a giungere sulla vetta (mt.
1711). In vetta vi troviamo ad attenderci gli amici che sono saliti dal sentiero
n° 7. Solite strette di mano congratulandoci per l’impresa fatta, alcune foto
e uno spuntino e poi si riparte. Si riparte indecisi sul da farsi perché in
lontananza sentiamo tuonare e le cime stanno
chiudendosi dalle nuvole,
intanto scendiamo e poi si vedrà!
Seguiamo il crinale ovest su tracciato segnalato da segni blù sino ad arrivare
sui prati sottostanti l’Omo Morto e poi raggiungiamo il Rifugio Rossi alla
Pania a mt. 1600. L’ambiente è molto bello, circondato da tutte le cime delle
Panie, il panorama poi si apre verso le Alpi Apuane settentrionali e del Sumbra.
Ci fermiamo un po’ per prendere un caffè e per decidere sul da farsi, il celo
nel frattempo si riapre, tant’è che ci decidiamo per la salita alla Pania
della Croce per la cresta est. Ci portiamo verso la
Focetta del Puntone. Potremmo salire dal sentiero normale e d elementare
del Vallone dell’inferno ma decidiamo di salire come già detto dalla cresta
est molto più panoramica.
Seguiamo il sentiero per il Passo degli Uomini della Neve, senza arrivare fino
al Passo e seguendo degli “omini” di pietre si sale verso la cresta, la
salita non presenta grosse difficoltà ci sono molti appigli e in realtà è
anche abbastanza larga, comunque non bisogna
mai dimenticare che siamo su una cresta, cresta che si affaccia sui versanti
meridionali della montagna rivestititi di verdi prati in questi periodi. Solo
dopo un primo tratto piuttosto facile la cresta diviene più esposta anche con
passaggi di II grado terminando su erba in prossimità della croce posta sulla
cima (mt. 1859).
La Pania della Croce (m
1859)
””La Pania è la regina delle Apuane tanto che un tempo questa catena
montuosa veniva identificata come Panie dal nome della sua montagna più nota,
mentre l'attuale denominazione di Alpi Apuane è stato assegnato al gruppo
montuoso solo in età napoleonica:un tempo la Pania veniva chiamata "Pietrapana"
in quanto questi monti erano stati abitati per nove secoli dagli Apuani, una
tribù ligure e la catena montuosa, ma soprattutto la sua vetta per eccellenza,
aveva preso il nome da questi antichi abitatori "Pietrae Apuanae", cioè
monti degli Apuani. Perfino il Boccaccio nel suo "De Montibus" ricorda
la Pania come "Pietra Apuana Mons" e Dante nel canto XXXII
dell'Inferno della Divina Commedia nei versetti 28/30 quando parla del ghiaccio
che ricopre il lago di Cocito dice che era così spesso "…che se
Tambernicchi vi fosse caduto o Pietrapana, non avrìa pur dall'orlo fatto
scricchi" dove per Tambernicchi si intende il Monte Tambura e per
Pietrapana la Pania alla Croce.
Ludovico
Ariosto, governatore della Garfagnana per conto degli Estensi dal 1522 al 1525,
afferma: "La nuda Pania tra l'Aurora e il Noto, da l'altre parti il giogo
mi circonda che fa d'un Pellegrin la gloria noto". Tra i primi scienziati e
personalità importanti a salire sulle pendici della montagna ricordiamo il
botanico Bacone nel 1600, il naturalista e medico Antonio Vallisneri, nativo di
Trassilico paese della valle della Turrite di Gallicano, che nel 1705 la definì
"Un monte asprissimo, sterile, nudo,noto appena alle fiere" (tanto per
avere un'idea di cosa si pensasse a quei tempi!), l'abate Leonardo Ximenes,
geografo, matematico e fondatore dell'osservatorio astronomico fiorentino a lui
intitolato (l'Osservatorio Ximeniano), nel 1747 raffigurò in una incisione in
rame la neve da lui osservata nella Buca della Neve della Valle dell'Inferno,
Augusto di Sassonia che tenta di salirvi nel 1853, Utterson Kelso nel 1871 e
l'inglese Douglas W. Freshfield" che vi sale nel 1883 e in un "Alpin
Journal" cita la meravigliosa esperienza fatta nel mese di maggio di
quell'anno salendo in vetta alla montagna. “” ( Quest’ultimo brano storico
è tratto dal sito www.alpiapuane.com/corrispondenti/pania.htm)
Qui una sosta ci vuole per abbracciare tutto il panorama che ci si pone
davanti, abbiamo la fortuna di ammirare il rifugio Rossi da una parte, il
rifugio del Freo dall'altra, nella valle di Mosceta; sembra quasi di affacciarsi
alla finestra della propria camera…solo che non si vede il solito scorcio di
panorama, o la solita strada…in un giro di 360 gradi si vedono gli Appennini,
la Garfagnana, la piana di Lucca, la pianura pisana, addirittura Livorno e la
sua corona di colline, l'intera costa fino all'alta Versilia, dominiamo tutte le
altre vette delle Apuane in tutte le direzioni, si gode di un panorama fra i più
belli che sia possibile ammirare: la Pania Secca, il Corchia, il Sumbra, la
Tambura, il Sagro e tutte le altre del settore settentrionale.
Dopo una breve sosta per ammirare il sopra citato panorama e anche per
reintegrare un po’ di zuccheri ripartiamo e per chiudere in bellezza ci
portiamo verso l’ultima vetta delle Panie: il Pizzo delle Saette.
Si segue il sentiero di cresta in direzione nord sino a raggiungere un colle
denominato il Callare della Pania, da qui partirebbe anche il sentiero che
riporterebbe al Rifugio Rossi verso destra e a Mosceta verso sinistra, usciamo
dal sentiero e proseguiamo sul crinale che unisce le due vette. La cresta
diventa ben presto affilata e rotta fino a una quota intermedia (mt1750), poi
scende più larga ma anche più ripida fino all’insellatura del Canale
Centrale. Ora, tenendosi sulla sinistra, si sale senza particolari difficoltà
fino alla cima (mt 1720).
Finalmente
siamo in vetta all’ultima cima delle Panie, bella soddisfazione siamo riusciti
a compiere l’escursione attraverso le creste molto ardite e tutto sommato non
ci abbiamo messo nemmeno molto tempo, infatti siamo partiti alle 08,00
e ora sono le 13,00 niente male!!
Avevamo
deciso di mangiare quassù ma un po’ per il celo che si è richiuso
minacciosamente, i tuoni in lontananza e il toponimo della montagna ci fanno
desistere da quest’ultima intenzione e decidiamo di ridiscendere verso il
rifugio Rossi.
Riprendiamo la cresta e facendo molta attenzione si nota sulla sinistra un
sentiero male segnato che scende verso la Borra di Canala, si attraversano dei
ravaneti e giungiamo di nuovo alla Focetta del Puntone, in pochi minuti siamo al
Rifugio.
Come al solito le due diverse scuole di pensiero sul pranzo chi è per uno
frugale e chi per rimpinguare abbondantemente le energie perse, comunque oggi
sembra che nessuno abbia voglia di ripartire velocemente, meno male!!
Ci
riuniamo tutti intorno a dei tavoli all’aperto, in lontanaza si vedono fulmini
e si sentono i relativi tuoni ma da noi un caldo solicelllo ogni tanto fa
capolino e non si sta poi così male, la Luciana tira fuori il suo termos con il
caffè caldo e tutti a fargli festa, poi escono anche le varie grappe:
Mirtillino, arancio sospeso, alla pera………
E bè! L’ora di ripartire arriva ben presto, zaini in spalla e scendiamo dal
sentiero n°7 verso il Piglionico.
Prima
di entrare nel bosco, proprio ai primi alberi, sulla sinistra parte un altro
sentiero non segnalato che costeggia le pareti della Pania Secca conduce sino
alla teleferica del rifugio, è un semplice sentiero che non allunga ne accorcia
ma è sicuramente meno noioso di quello normale, almeno per noi.
Giungiamo al Piglionico, dove avevamo lasciato le macchine, alle ore 16,15.
Siamo molto felici dell’impresa effettuata, sicuramente è una di quelle che
ci resterà di più nel cuore soprattutto per chi l’ha compiuta per la prima
volta.
Ora ci rimane una sola cosa da fare per terminare in grazia questa escursione:
il rito del gelato.
Infatti ci diamo appuntamento alla nostra gelateria di fiducia a Ripa di
Versilia dove rammentando l’uscita gustiamo gelati da sballo.