Settembre 2008 in Sardegna - Monte Sette Fratelli
 

Tale denominazione deriva dal fatto che il nucleo principale della foresta è costituito da un'area occupata dal Massiccio dei Sette Fratelli, piccola catena montuosa con altezza media intorno agli 800 metri, nella quale svetta Punta Ceraxia (1.016 m.).
Le vette dei Sette Fratelli sono separate da incisioni e piccole valli quasi ortogonali fra loro; l'emergenza granitica di cui fanno parte appartiene a sua volta ad un più vasto affioramento che si protrae in modo più o meno continuo in Sardegna e Corsica con direzione N-S per oltre 400 km e in direzione E-W per 100 km.
Il Sarrabus, per la sua posizione marginale, non è interessato in modo vistoso dall'evento geologico dell'affioramento granitico, ed infatti affianco al granito troviamo altre rocce, quali scisti, risalenti al silurico.

In un quadro di estrema aridità quale è quello offerto dalle montagne Sarde, la presenza dell'acqua è uno degli elementi di maggior fascino della foresta dei Sette Fratelli.
Nella stagione delle piogge i corsi d'acqua della zona si presentano con una portata non eccessiva, salvo precipitazioni assai intense ma di breve durata; i dislivelli improvvisi, i salti, le cascatelle, le piscine naturali ed il terreno granitico su cui scorrono, fanno si che il loro percorso sia spesso movimentato.
L'antica foresta è stata quasi ovunque abbattuta per ottenere carbone, per creare nuovi spazi per il pascolo e l'agricoltura o per le ricerche minerarie, ma nelle zone più favorevoli dal punto di vista orografico e climatico, ed assoggettate da tempo al vincolo di tutela ambientale, alle antiche fustaie è sopravvissuta qualche lembo di foresta primaria, affiancata da una macchia foresta, che sotto il controllo dell'uomo è destinata a tornare al suo aspetto originario.
Qui ci si può immergere nella tipico bosco mediterraneo, costituito da lecci, querce da sughero, corbezzoli, eriche e mirto, ogni specie con la sua tonalità di verde; in primavera le brezze sollevano i mille profumi del ricco sottobosco, rappresentato oltre che dalle classiche piante della macchia mediterranea da numerosi endemismi quali la ginestra di Corsica, la digitale rosa, la pratolina spatolata, il verbasco di Sardegna, lo zafferano minore.
Dove l'ambiente si fa più umido per la presenza di sorgenti, ecco spuntare le felci, tra le quali la osmunda regale, il capelvenere tra gli strati di muschi e licheni che ricoprono le rocce, i ciclamini col caratteristico fiore rivolto verso il basso.
Nonostante la presenza dei bracconieri anche la fauna è ricca di specie sia come quantità che come varietà, oltre ai cinghiali che scorrazzano nel sottobosco dissodando il terreno con il loro forte muso, troviamo martore, gatti selvatici, ghiri e sempre più numerosa colonia di cervi sardi (cerus elaris).
Inoltre tra l'avifauna è possibile udire il tipico tambureggiare del picchio rosso o il rumoroso volo del colombaccio, mentre dove la vegetazione si fa più rada è presente la pernice sarda.
Non potevano mancare i rappresentanti dei rapaci, presenti con la temibile aquila reale, la poiana, l'astore ed il velocissimo falco pellegrino.
Parte di questa foresta, nel periodo in cui la colonia penale agricola di Castiadas era attiva, veniva sfruttata con l'ausilio dei detenuti forzati per la produzione di carbone da legna. Di questa attività rimangono solo dei distaccamenti e una rette di sentieri che penetrano nel fitto della foresta. La maggior parte di questi sentieri non sono tracciati per cui, per gli escursionisti, si ritiene indispensabile la presenza di persone esperte del territorio o la capacità di orientamento e di lettura delle cartine.

 


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