04/07/2011 Monte Freddone
(m. 1487)
Un ribelle, questo è il
Freddone. Se ne sta lì, troneggiante e arcigno, in mezzo alla vallata della
Turrite Secca. Ha una sagoma appuntita e impertinente da tutti i versanti. Visto
da
Isola Santa
è quasi repulsivo da tanto che è aguzzo. E’ in realtà un prolungamento di una
dorsale rocciosa proveniente dal
Corchia ma guai a ricordarglielo! Si permette, infatti, di voltare le spalle
al Corchia stesso e perfino alla Regina delle Apuane, in altre parole alla
Pania; guarda in
cagnesco il
Sumbra,
gigante addormentato che gli sta davanti; non degna nemmeno di una sguardo l’Altissimo,
montagna storica, piena di ferite, dai cui fianchi sembra sgorgare un
ininterrotto flusso di sangue bianchissimo. Ma non poteva che avere questo
carattere il nostro Freddone: in qualche modo deve difendersi visto che è
circondato da questi colossi apuani, tutti ben più alti di lui. E’ così riuscito
ad avere una sua precisa identità, proprio come le sorelle apuane maggiori.
Dal sito
www.paesiapuani.it
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Classificazione:
EEA passaggi di
II° |
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Periodo consigliato: primavera sino a metà autunno
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Per questa escursione ci
ritroviamo in nove e saliamo al monte Freddone, una montagna molte volte
snobbata ma salendo dalla cresta sud estè veramente entusiasmante.
Ci inoltriamo sul versante nord
nel fitto del bosco: freschi boschi di faggio, di carpino e di castagno secolari
ci danno un pò di sollievo in questa caldissima e afosa giornata.
Mentre saliamo attraverso i fusti maestosi degli alberi scorgiamo la
grande parete nord del
Sumbra
.
Dopo circa 2 Km giungiamo
al passo che conduce a Puntato scavalcando la cresta nord/est.
Oggi la nostra escursione ci porta su terreno
molto più impegnativo e dal passo ci dirigiamo decisamente verso destra, verso
la cresta nord est del monte Freddone.
Iniziamo prendendo una traccia di sentiero che ben presto segue un primo filo di
cresta e camminiamo su lastroni spesso rivolti a taglio. Usciamo dal bosco per
percorrere salite ripide su lisci lastroni e rocce erose dagli agenti
atmosferici.
Man mano che saliamo la visuale si apre sempre più e adesso spazia dagli
Appennini, al vicino gruppo delle Panie, Poco lontano, si fa per dire, il lago
artificiale dell'Isola Santa, sotto di noi l'alpeggio di Puntato.
La calura ci fa sudare non poco, lo
sforzo per arrampicarci si quassù è notevole, siamo quasi sempre su secondo
grado, non che non ci siamo appigli ma la salita è lunga e il fiato si fa corto,
la rara vegetazione viene ingentilita da sassifraghe, Sempre Vivo in fiore,
margherite ecc.
Giungiamo ad una prima ante cima e ci illudiamo di esser giunti in vetta ma
ancora dobbiamo percorrere almeno un'altra salita; fa caldo veramente. Ripartiamo dalla Forcella, alle
nostre spalle il Sumbra che domina tutta la vallata della Turrite Secca sembra
che ci osservi e guarda cosa facciamo sorvegliando
che si
rispetti questo splendida montagna sorella minore di quelle che la circondano.
Eccoci abbiamo percorso un'altra cima tra rocce e passaggi esposti ma si nota,
adesso, la vetta che ormai è
vicina percorriamo gli ultimi metri su cresta,
facendo attenzione a non scivolare sul paleo, un'ultima corta salita ed eccoci
siamo in vetta, sono passate tre ore dalla partenza.
Il Freddone non tradisce le aspettative in quanto punto panoramico e, nonostante
la bassa quota, lo sguardo abbraccia tutte le montagne più importanti della parte
centro meridionale della catena,
su tutti domina la scena la marmorea parete sud del Sumbra, ben visibile anche il Fiocca col suo
inconfondibile bosco del Fato nero; più lontane, sempre verso nord,
scorgiamo le Apuane più settentrionali; a sinistra salutiamo l’Altissimo
e il Mar Tirreno; a sud il Corchia chiude la vista, mentre a sud-est
occhieggiano Pania della Croce e Pizzo delle Saette. Ben visibili anche
l’alpeggio di Puntato, il paesino abbandonato di Col di Favilla ed il
lago di Isola Santa. Ad est la catena appenninica chiude l’orizzonte.
Siamo rimasti circa una mezz'ora e poi anche se a malincuore siamo ridiscesi dal
sentiero normale che scende a Focionboli.
Il sentiero parte dal versante sud
est, bisogna fare attenzione ad individuarlo perché non molto evidente, più in
basso diventa più evidente e anche segnato da bolli rossi.
Proseguiamo in un bellissimo bosco di faggi, un occhio se tante volte qualche
fungo avesse avuto la creanza di crescere proprio qui, ma non siamo stati
fortunati. Nello scendere bisogna fare attenzione al
folto manto di foglie secche che ci inducono in alcuni scivoloni.
Usciamo dal bosco e percorriamo un tratto su paleo, anche questo estremamente
scivoloso, il sentiero termina in prossimità di una
marginetta che dà su una
strada sterrata che corrisponde al sentiero n°11 che scende all'alpeggio
di Puntato . Noi prendiamola strada verso destra ( in salita) e giungiamo a
Fociomboli da dove prendiamo la strada che scende sino a Passo Croce, giungiamo
alla prima curva dove di solito vengono parcheggiate le auto, da qui prendiamo il sentiero n° 129 per Campanice e
Ponte Merletti.
All'inizio del sentiero c'è una marginetta e ci fermiamo qui per pranzare,
naturalmente quando c'è Bruno il pranzo poi termina con un buonissimo caffè con
la moca.
Ma riprendiamo il cammino e rientriamo nel folto bosco di faggi e scendiamo
agevolmente sino ad entrare nel vialetto che conduce a Campanice, preannunciato
da siepi di bosso.
L'alpeggio di Campanice si adagia sulle pendici meridionali del monte
Freddone alto 1487 metri, chiamato dai locali Paglino.
Frazionato nei raggruppamenti di casupole di Pian di Mela, del Lanzino, del
Togno, l'alpeggio sembra ruotare intorno ad un epicentro ideale formato
dall'Oratorio dedicato a San. Giovanni Battista.
L'Alpe di Campanice è ormai abbandonata e le antiche abitazioni sono cadenti,
l'antico oratorio è stato invece restaurato e portato a nuova vita nel 1997.
Si racconta che nei primi anni del XX secolo in una sera di estate le donne
mettessero un chiaro di uovo in un bicchiere di acqua e che questo, lasciato
tutta la notte sulla finestra, fosse letto al mattino per presagire come sarebbe
andato l'anno venturo. ( questa ultima descrizione dal sito
www.versilia.org/seravezza-stazzema/alpeggi.htm)
Proseguiamo attraversando quello che era il piccolo centro fiancheggiato da
ruderi e ci dirigiamo verso Ponte Merletti; fiancheggiamo un torrente sino ad
incrociare il sentiero n° 10, per Passo di Fordazzani, tralasciamo quest'ultimo
e riprendiamo il sentiero, sentiero che diventa più largo trasformandosi pian piano in
sterrata; in un'ultima discesa siamo a Ponte Merletti.
Ecco siamo alle auto, l'escursione è terminata, ci salutiamo e ci diamo il solito
appuntamento alla prossima e via
chi verso la Versilia e chi verso Montecatini attraverso la Garfagnana.