Venerdì sera mi
giunge una telefonata: " Domenica si và alla ferrata del Procinto!!"
Con questo tono imperativo Marco mi fa capire che non posso mancare
e allora dobbiamo proprio andare, non si può far diversamente.
Domenicaore 08,00
è proprio una bella giornata, un pò freddina ma sicuramente il sole
più tardi ci scalderà.
Come da appuntamento ci troviamo al bar Millenium di Ripa, credevo
che saremmo stati i soliti tre gatti e invece un pò alla spicciolata
arriva: Marco e Angela, Marco detto il fisiatra, Franco, Pierino,
gli amici di Montecatini Bruno, Severina e Rossano, Aldo e Franca e
con me ( Alessandro) e Giuseppina facciamo 12 partecipanti, bene! la
giornata si preannuncia piacevole.
Come detto la nostra meta è il monte Procinto, il Procinto (1177mt)
costituisce certamente la più caratteristica struttura rocciosa di
tutte le
Alpi
Apuane:
un torrione squadrato alto circa 150 metri, strapiombante su tutti i
lati ed appoggiato su un basamento roccioso poco più largo,che dà
origine ad una singolare cengia boscosa (la Cintura) che gira
tutt’attorno al torrione; sulla cima si trova un caratteristico
boschetto detto Giardino. Si ritiene che il monte sia stato salito
per la prima volta da alcuni boscaioli locali nel 1848,ma la prima
salita sportiva è attribuita a Aristide Bruni (cui è dedicato il
sentiero di accesso) e C. Dinelli,con le guide E. Bertozzi, E. e G.
Evangelisti,il 17 novembre del 1879; proprio questa via fu
attrezzata nel 1893 a cura della sezione fiorentina del
CAI, continuando a rimanere l’unico itinerario di salita fino al 1933. La via è facile e non presenta passaggi tecnici di particolare
impegno,tuttavia alcuni punti sono particolarmente esposti;la roccia
è molto solida nel tratto inferiore,mentre nella parte alta si fa
più rotta ed occorre fare molta attenzione a non scaricare
sassi; l’itinerario sale in maniera abbastanza diretta, superando un dislivello di circa 150 metri
interamente attrezzati. Per la bassa quota e l’esposizione
favorevole,con adeguate condizioni meteorologiche è un itinerario
che si presta benissimo ad essere percorso anche nei mesi invernali.
Ora che il gruppo è al completo possiamo partire alla
volta del paese di Stazzema.
Prima di entrare nel paese, in prossimità di una larga curva, si
notano le indicazioni per il rifugio Forte dei Marmi, le seguiamo
per circa un paio di km sino ad una segheria pochi metri più avanti
inizia il sentiero, per la verità due sentieri il 5 che conduce
direttamente al rifugio e il 6 che porta alla Foce di Petrosciana.
Scendiamo dalle auto e ci apprestiamo a iniziare la nostra
escursione.
Prendiamo il sentiero sulla sinistra ben evidente e ben segnalato,
pochi metri dall'inizio la marginetta restaurata da poco dalla
famiglia Giannaccini, la presenza della bandiera italiana la rende
ben visibile anche dall'inizio del sentiero. Il sentiero inizia
subito a salire in moderata salita, giunti al bivio con il n° 6 noi
proseguiamo sul 5 sulla destra, immergendoci nel fitto bosco.
Nel proseguire non incontriamo difficoltà, troviamo solo due
passaggi corredati da una fune metallica per agevolare il cammino,
ma non costituiscono alcun problema e non richiedono competenze
tecniche.
Proseguiamo nel bosco e poco dopo la sagoma del Procinto sbuca sopra
di noi con il suo impressionante strapiombo. Andiamo oltre,
oltrepassiamo una casa diroccata, ne incontreremo anche altre che
anticamente erano dette " burraie " dove venivano conservati gli
alimenti e i prodotti della lavorazione del formaggio.
Giungiamo alle Sorgenti della Grotta (mt.865): qua c’è una
captazione d’acqua con relativa fonte freschissima, vicino ad essa
una bella marginetta.
Proseguiamo dritto sino a giungere ad un altro bivio (per
il Monte Procinto, Callare Matanna e Rifugio Forte dei Marmi). Si va
a sinistra (il Rifugio Forte dei Marmi è a poche decine di metri
sullo stradino di destra) e si continua a salire per il sentiero Aristide Bruni che supera un tratto esposto con una lunga
corda fissa di acciaio sfruttando la cengia ai piedi della parete
Ovest del Monte Nona con la sua strapiombante parete che con
la sua mole completamente verticale è stato per secoli creduto di
origine diabolica..
Superata la cengia si arriva a un altro
bivio, si lascia a destra il sentiero per il Callare di Matanna e si
prende quello di sinistra (indicazioni) per il Monte Procinto.
Siamo ora su un'altra cengia sotto la parete strapiombante del Nona.
Alzando lo sguardo ci viene spontaneo domandarci come possa essere
possibile arrampicarsi su quelle pareti in apparenza inaccessibili
con una verticale quasi perfetta, eppure c'è chi riesce anche a
salire su questi starpiombi, dove esperti alpinisti hanno aperto
vie che superano il 6° grado di difficoltà .
Giungiamo alla Foce del Procinto, q. 1000 mt, dove c´è un
caratteristico intaglio che separa le due montagne. Superiamo la
gola su un ponticello di legno e andiamo a sinistra sulla
cengia, Cintura del Procinto, che compie l´intero giro del torrione.
La seguiamo solo per un tratto molto breve (qualche minuto) sino ad
individuare a destra la deviazione che conduce all’attacco della
ferrata (attenzione in quanto il bivio non è segnalato da alcun
cartello) e si arriva velocemente all´inizio della ferrata.
Siamo su uno spazio abbastanza largo e possiamo attrezzarci per la
salita alla vetta: equipaggiamento completo di imbrago, dissipatore
e caschetto e siamo pronti per la salita.
Iniziamo salendo su una scaletta metallica e non nascondo una certa
emozione leggendo la lapide commemorativa ricordando che
la ferrata
che costituisce la via normale
intitolata ad Aristide Bruni fu attrezzata nel 1893 dalla sezione
fiorentina del CAI sulla via della parete Sud con gradini intagliati
nella roccia, spuntoni e cavi metallici, perciò la più antica via
ferrata Italiana.
Mentre la scaletta che ci apprestiamo a salire è stata posta nel
1954.
Terminata la scaletta siamo su
lungo
una parete abbastanza compatta sulla cui roccia è stata
scalpellata, con sapiente andamento,una lunga fila di ampi gradini;
la sicurezza ci viene data da una catena da una parte e un cavo
d'acciaio dall'altra ma comunque gli appigli non mancano, forse solo
in pochissimi casi può essere d'aiuto usarle come aiuto. Ora però
l'esposizione è notevole e dando uno sguardo verso il basso sembra
di essere sospesi nel vuoto.
Il tratto più impegnativo ora è terminato ed entriamo in un
canalino, integralmente accompagnato da catena metallica, adesso si
potrebbe anche proseguire sciolti ma la prudenza non è mai troppa e
quindi visto che l'attrezzatura l'abbiamo decidiamo di usarla. La
salita è facile e molti sono gli appigli e appoggi naturali;
troviamo anche qualche salto roccioso ma comunque qualche scalino,
anche qui, scolpito aiuta l'ascensione.
Proseguiamo nella vegetazione e giungiamo ad una cengia che ci
conduce al canale terminale.
Una volta entrati nel canale lo si sale sfruttando alternativamente
il fondo del canale oppure superando qualche bella paretina sulla
destra dove i vari passaggi sono comunque resi meno impegnativi dai
gradini scavati. Ora percorriamo un comodo sentiero, usciamo dal
boschetto e dopo pochi metri siamo sulla vetta del Procinto a quota
1177 mt.
La cima è abbastanza vasta e
pianeggiante con un caratteristico boschetto detto il Giardino,
dalla vetta si gode un panorama mozzafiato che ripaga ampiamente della fatica fatta;
da quassù abbiamo una bellissima vista sul
gruppo delle Panie con il
caratteristico Uomo Morto, Monte Croce, Monte Nona e Monte Matanna,
verso ovest il mare; un vero spettacolo.
Uno ad uno arriviamo sulla vetta e per la Angela che con questa
salita ha avuto il battesimo della sua prima ferrata è stata una
soddisfazione unica e tutti noi siamo stati felici per lei.
Rimaniamo un pò lì ad ammirare tali bellezze, scriviamo un pensiero
sul libro di vetta, alcune foto e poi si ridiscende.
Riscendiamo e adesso dobbiamo fare molta più attenzione e non
perdere la concentrazione, infatti gli incidenti succedono quasi
sempre nel ritorno.
Prima di riprendere la ferrata, appena sotto la cima,
c’è una grotta, l'antro di
Budden (ottimo riparo
in caso di maltempo improvviso) dove c’è una
lapide che ricorda appunto sir.Richard Henry Budden (nato in Inghilterra nel
1816 ma
fondatore della Sezione CAI di Firenze di cui fu presidente) che si
impegnò a fondo per
la valorizzazione alpinistica ed escursionistica della zona del
Procinto, insieme
all’ing. Aristide Bruni. All'interno scorre
un piccolo rivolo d'acqua e cosa sorprendente che l'acqua scaturiva
dal terreno, da tenersi presente che siamo praticamente in vetta e
le pareti sono isolate da altre cime
quindi ci si domanda: " da dove viene? "
Ci fermiamo un attimo all'interno e poi riprendiamo la via del ritorno
percorrendo a ritroso
l’itinerario dell’andata.
Eccoci tutti e dodici alla base della ferrata e siamo tutti
soddisfatti di come siamo saliti e naturalmente scesi. Riprendiamo
il sentiero che passa sotto le strapiombanti pareti del Nona e ci
dirigiamo verso il sentiero n° 5 che scende dal Callare di Matanna.
Mentre scendiamo pezzi di ghiaccio si staccano dalle pareti e
cerchiamo di affrettarci prima che venga giù qualche pezzo un po' più
grosso.
In circa 40min. arriviamo al termine del sentiero dove si raccorda
con il sentiero 5 e 121 in prossimità del Rifugio Forte
dei Marmi 868 mt.
A questo punto diamo inizio alla fase due dell'escursione, infatti
quando siamo saliti, io e Marco siamo andati verso il
rifugio per
prenotare una bella bisteccata e ora ci ritroviamo tutti con le
gambe sotto il tavolo con davanti a noi una grossa costata cotta
alla brace e poi perché non assaggiare anche quelle belle salsicce?
Ottimo vino, caffè e ammazza caffè. Tutto ottimo, una bella idea.
Come terminare più degnamente di così una bella giornata con ottimi
amici? Infatti dalle nostre facce si capisce tutta la nostra
soddisfazione di questa giornata e allegramente riprendiamo la via
del ritorno riprendendo il sentiero percorso già al mattino.
Abbiamo terminato la nostra escursione, escursione facile ma in un
ambiente stupendo, aspro e affascinante
che ci lascia sensazioni uniche; di queste montagne ci si può
veramente innamorare.
Foto
escursione
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