11-12/03/2017 Casone di Profecchia - al Rifugio Battisti- ritorno per rifugio Segheria all'Abetina Reale

Abbi massimo rispetto per questo luogo e per tutto ciò che quassù trovi, se tu non l'hai portato con fatica, qualcun altro l'ha fatto.
Se tu, essere vivente, non credi in un essere supremo guardati attorno e 
pensa se tu saresti in grado di fare tutto ciò che il tuo occhio vede.
Amami ed io non ti tradirò.
Sii coraggioso e mi vincerai.
Ai 1500 metri dimentica chi sei, con persone di differente età usa il Voi,
con persone della stessa età usa il Tu.
Ai 2000 metri dimentica il mondo, gli affari, le tasse e goditi la vera pace.
Ai 2500 metri dimentica il tuo io, la boria, la cultura, la forza fisica, perché se quassù sei giunto, sei, in tutto e per tutto uguale agli altri che quassù stanno.
Non credere, piccolo uomo, di essere chi sa chi, perché prima che tu nascessi, io già c'ero e quando tu non esisterai più io ancora ci sarò.

LA MONTAGNA

 

Itinerario: Casone di Profecchia 1314m – Rifugio Cella -  Bocca di Massa (1816 mt.) , sentiero di crinale 633, Rifugio Battisti, - Abetina Reale 1400m - P.sso delle Forbici 1575m –Casone di Profecchia

Come Arrivare :Dalla Versilia per giunger al Casone  di P. si prende la  strada del Cipollato seguendo le indicazioni per Castelnuovo di Garfagnana che si raggiunge in circa un'ora. All'incrocio con la fondovalle si svolta a sinistra immettendosi sulla strada per il Passo delle Radici.
Da Lucca direzione Castelnuovo Garfagnana proseguire per Castiglione di Garfagnana e continuare per Casone di Profecchia
/ Passo delle Radici


 INDICAZIONI STRADALI

 
 

Sentieri: 
54 Casone di Profecchia - Bocca di massa

633 Ligonchio - Lama Lite - Bocca di Massa


605
Case Civago - Rifugio Battisti
      

 681 Rif Segheria - Passo delle Forbici - Passo del Giovarello - Passo delle Radici.
Strade forestali non segnat
e


 

Tempo di percorrenza:  Tempo di percorrenza totale:  circa 10,00
Classificazione: E Attrezzati

Periodo consigliato: 
Per attività su neve da Gennaio a marzo
 
 

Per informazioni Tel.0585/947200-1
info@parcoappennino.it
www.parcoappennino.it

 

Acqua: Casone di Profecchia, una sorgente sul sentiero 633( se non sotto la neve), al Rifugio Battisti e al rifugio Segheria all'Abetina Reale

Traccia gps  -  Traccia Google hearth
                       
                                 

 
Punti sosta: 
Albergo/ristorante al Casone di Profecchia - Rifugio Battisti - Rifugio Segheria

*Albergo ristorante il Casone:Tel. +39 0583 649028 - Fax. +39 0583 649048 - info@hotelilcasone.it 

*Rifugio Battisti: Gestore ( Gianluca  348-5954241 )
Rifugio  0522-897497
info@rifugio-battisti.it
www.rifugio-battisti.it


*Rifugio Segheria:  0522 807222 - 338 1000850
info@rifugiosegheria.it   www.rifugiosegheria.it

 

        

Questa volta partiamo per un week and sull'Appennino Tosco Emiliano, l'idea è quella di salire i monti Cella, Vecchio e Prado per poi ridiscendere al rifugio CAI Battisti, ma, c'è sempre un ma, vedremo poi che proprio così non è andata.
Siamo in 6, non molti ma per un'escursione che prevede l'uso di attrezzatura su terreno difficile, forse è meglio essere in pochi che in tantissimi.
L'escursione parte dal Casone di Profecchia, questa località
è una moderna stazione turistica dell’Appennino (1314 s.l.m.), che ha iniziato la sua storia recentemente (metà del XIX secolo), luogo che nel 1200 era uno dei ritrovi maggiori di contrabbandieri dell’intero Appennino. Con la costruzione della nuova strada di valico, voluta dal Duca di Modena, per facilitare il commercio fra la Garfagnana e Modena, fino allora penalizzato dal percorso tortuoso e soprattutto pericoloso in inverno, dell’antica via medievale, che da Castiglione Garfagnana giungeva al Passo delle Radici attraversando S.Pellegrino in Alpe. Durante la costruzione della strada, in quel breve tratto piano venne edificato un ricovero, in grado di ospitare gli operai del Duca, oggi accanto a questa prima costruzione se ne sono aggiunte delle altre, grazie anche alla realizzazione di alcuni impianti sportivi (pista da sci e campi da calcetto), che inseriti in una fitta rete di sentieri di montagna, diretti verso le vette (Prado, Cusna, Cella....) e i luoghi più belli di quel tratto dell’Appennino (Lago Santo....), ogni anno in inverno e in estate sono meta di numerosi turisti appassionati di montagna.
Lasciata l’auto davanti all'albergo ci prepariamo ee imbocchiamo poi il Sentiero CAI 54 che si trova subito sulla sinistra e comincia a salire intersecando anche una strada forestale, che attraversiamo per due volte mentre noi proseguiamo sempre per sentiero sino ad a tornare sulla strada in prossimità del rifugio della forestale, il Monte Cella, si tratta di un rifugio delle guardie forestali che viene usato in estate da pastori. .
Siamo partiti un pò in ritardo in quanto la mancanza di segnalazioni che indicassero la strada chiusa a causa si una manifestazione sportiva, giunti a Cerageto dobbiamo per forza tornare a Castelnuovo di Garfagnana e riprendere la strada per Chiozza e passare per San Pellegrino in Alpe e il Passo delle Radici, allungando notevolmente.
E adesso sentiamo i primi morsi della fame quindi approfittando del riparo che ci offre il ricovero approfittiamo per pranzare.
Ci fermiamo ben poco e riprendiamo subito la salita verso Bocca di Massa.
Proseguiamo sui tondeggianti pendii sud occidentali del crinale principale e cominciamo la salita verso la cresta attraverso Bocca di Massa (m.1816) che raggiungiamo per pendii aperti con una breve traversata in direzione nord.  Appena arrivati  sul crinale un vento gelido ci attanaglia, facciamo anche molta fatica a vestirci, il vento ci fà correre il rischio di farci volare via tutto quanto, un'impresa è anche quella di dismetter le ciaspole per i ramponi.
Dobbiamo prendere una decisione, che facciamo? Ci avventuriamo sulle creste con questo forte vento o scegliamo un'altro percorso per raggiungere la nostra meta?
Decidiamo per il sentiero, o dove dovrebbe passare il sentiero 633 scendendo in direzione nord ovest; e adesso viene il bello! Inizialmente sembra una piacevole passeggiata con le ciaspole, scendiamo in un bel vallone immacolato sotto le pareti del Vecchio e del Cella, ma poi ci accorgiamo che stiamo scendendo troppo, segna via non se ne trovano e ci aiutiamo con una traccia sul gps che non sempre ci è comprensibile, in inverno, con la neve, cambia proprio tutto!
Discese e salite su una neve marcia, dobbiamo attraversare torrenti e poi....i traversi su pendii vertiginosi e la neve sempre più pesante.
Ci alterniamo, almeno i maschietti, ad aprire la traccia ma la quantità e la qualità della neve ci rendono il cammino veramente difficile.
Finalmente dopo un'ultimo e interminabile traverso passiamo sotto il Sassofratto e il monte Cipolla ed ecco davanti a noi il Passo di Lama Lite.
davanti è davanti ma ancora c'è una bella salita da affrontare per salire sino al passo. Quando lo raggiungiamo orami le ombre della sera stanno calando su questi monti e verso il mare abbiamo un bel rosseggiare del tramonto.
Siamo stanchi e bagnati, tanto che non individuiamo subito il sentiero che porta al rifugio Battisti ma poi indossate le lampade frontali ci orientiamo meglio e in pochissimi minuti siamo davanti alla porta del confortante Rifugio Battisti.
Se interessati alla storia del rifugio battisti seguire questo link - Storia

Il rifugio conta 39 posti letto, distribuiti in camere più o meno grandi (da 3 a 12 posti letto ciascuna), ed è dotato di due bagni di cui uno attrezzato per disabili. Sul retro sono presenti anche una legnaia e un locale invernale con 8 posti letto.
I posti a sedere sono all’interno 65, distribuiti in due ampie sale fornite di stufe a legna, e durate l’estate il rifugio dispone di una distesa estiva da cui è possibile godere di un ottimo panorama.
L’acqua è servita da due fonti, una situata a quota superiore del rifugio e l’atra a quota inferiore, e l’energia elettrica è totalmente assicurata da un impianto fotovoltaico. Il rifugio possiede inoltre telefono con ponte radio.
Ci affrettiamo ad entrare, siamo infreddoliti e stremati, ci liberiamo di ramponi, scarponi e calze bagnate che mettiamo subito ad asciugare su un provvidenziale stendino posto sopra una bella e calda stufa, dopo preso posto nella camera ci tuffiamo nella sala a noi riservata per la cena.
Antipasto insolito di castagne arrostite, le mondine, con vin brûlé che ci riscalda subito lo spirito e il corpo, a seguire pizzoccheri e polenta con salsiccia, due buon litri di vino, caffè e ammazza caffè. La stanchezza e il freddo ormai sono scomparsi e ci ritroviamo alle 23:00 che siamo ancora a chiacchierare, il vino e la grappa ci hanno sciolto la lingua. Comunque ci rendiamo conto che è meglio se andiamo a riposare.
Riusciamo a passare una notte tranquilla e abbastanza riposante e al mattino siamo pronti, più o meno, ad affrontare una nuova giornata.
Una bella e abbondante colazione, gli ultimi preparativi per riassettare gli zaini, salutiamo il gestore e via si riparte.
Ci riportiamo verso Lama Lite e seguiamo per il Lago Bargetana con l'idea di salire al Prado ma subito i rendiamo conto che da quì non c'è passato nessuno, non vi sono tracce, la neve è molta e pesante, bagnata e il vento spira ancora forte.
Valutiamo lo stato del gruppo e decidiamo di abbandonare l'idea e scendere verso il rifugio Segheria all'Abetina Reale.
Torniamo al Passo di Lama Lite e prendiamo il sentiero 605/633 che scende appunto all'Abetina Reale.
Guardiamo da dove siamo passati il giorno prima e notiamo una cosa che ci inquieta: la traccia sulla neve che abbiamo lasciato è interrotta da ul largo fronte di una slavina, da distante sembrava poca cosa ma quando ci siamo stati davanti abbiamo visto quanto può essere pericoloso camminare su pendii così pronunciati. Bè ci è andata bene perché questa si deve essere staccata appena dopo che siamo passati.
Scendiamo sulla neve che sente già il calore ed è sempre più bagnata e pesante, necessariamente abbiamo le ciaspole ai piedi.
Dopo aver percorso il sentiero costeggiando le pendici del Prado, lo Sprone del monte Prado, entriamo nel folto dell'Abetina Reale, in realtà un misto di faggi e abeti.

"L'Abetina Reale, che occupa il lato destro dell'Alta Valle delle Dolo, fino al crinale appenninico al confine con la Garfagnana, è una delle foreste di conifere che, nell'Appennino Settentrionale, sopravvivono come popolazioni autoctone relitte delle epoche a clima più freddo.
A questa particolarità botanico-ambientale, ci unisce la nota storia di questa area boscasa: già feudo dei Canossa, diventa nel 1415 possedimento degli Estensi, i quali cominciano quello sfruttamento di legname che ha segnato queste foreste fino al XX secolo. La famiglia degli
Este, infatti, costruisce qui la prima segheria idraulica in occasione della costruzione della fortezza di Castelnuovo in Garfagnana, nel '600.
Dopo un periodo di attenuazione dell'attività, nella prima metà dell'800 la segheria viene ricostruita e l'abbattimento degli alberi si intensifica, soprattutto a spese dell'abete bianco: si tratta di una selvicoltura di rapina incrementata dalla realizzazione di una teleferica per il trasporto dei tronchi verso la Garfagnana.
Nel 1977 l'Abetina Reale è stata definitivamente acquistata dalla Regione Emilia Romagna e, oggi, è un
Sito di Interesse Comunitario, oltre ad essere parte del Parco Nazionale dell'Appennino Tosco-Emiliano.
Tra i nuclei spontanei di preziosi e slanciati abeti bianchi secolari, coesistono esemplari di impianto antropico, derivati dall'attività economica legata alla segheria, mentre intorno si estendono le foreste di abete rosso ed altre conifere, frutto di successivi rimboschimenti.
L'Abetina, dunque, dietro l'aspetto semplice e malinconico di un bosco, ci racconta la vicissitudini storiche che l'hanno resa tale: dai resti dei boschi millenari postglaciali, al taglio e reimpianto di coltivazione, ai più recenti interventi di rimboschimento."
( dal sito
http://www.parcoappennino.it )

Percorriamo quella che intuiamo essere una strada, ogni tanto dove la neve è scarsa si intravedono dei selciati di questa vecchia strada che veniva usata per tarsportare la legna.
Man mano che scendiamo la neve diminuisce sempre di più e ci togliamo le ciaspole  giunti in prossimità di un bel laghetto artificiale per la produzione dell'energia elettrica, le acque alimentano una centralina idroelettrica nei pressi del rifugio Segheria compiendo un salto di 80 mt e con una portata di 30litri al secondo
Seguiamo i segnavia che ogni tanto escono dalla via principale per poi rientrarci ed eccoci siamo arrivati al rifugio Segheria.
Il Rifugio prende il nome dall'antica segheria costruita alla fine del XV secolo dal Ducato Estense e rimasta in funzione, con importanti passaggi proprietari, fino alla fine degli anni sessanta.
E' situato nella parte intermedia della valle del fiume Dolo, nel cuore dell'Abetina Reale, zona posta sul confine tra la Toscana e l'Emilia Romagna, delimitata dal massiccio del Monte Prado.
Si compone di tre edifici: quello principale dove alloggia la famiglia che gestisce il rifugio e dove si trova la sala ristorante, quello secondario, ex casa del custode, ristrutturato per gli alloggi dei clienti; tra i due una piccola chiesa.
Vi sono a  disposizione di chi pratica turismo a cavallo una stalla con 8 poste e box coperti con 4 poste.
E' un bellissimo posto e l'aria è tiepida quindi ne approfittiamo accomodandoci ai tavoli all'aperto e ordiniamo porzioni per ogni tipo di torta che hanno. I panini ce li abbiamo, prendiamo anche qualche birra e chi stà meglio di noi?
Dopo una lunga e piacevole pausa a malincuore riprendiamo il cammino.
Seguiamo le indicazione per Passo delle Forbici, sentiero n° 681, che viene indicato raggiungibile in 45 minuti percorrendo la strada realizzata nei primi anni del XX secolo per il trasporto della legna tagliando i pendii settentrionali del M.te Cella e M.te Vecchio.
Il posto è bello ma la lunga strada nel bosco senza panorami alla fine diventa monotona e sempre uguale e il sospirato passo sembra non arrivare mai.
Ma con un pò di pazienza giungiamo anche qui dove vi è un vecchio oratorio e un monumento in ricordo di partigiani caduti nell'ultima guerra.
Seguiamo poi a destra, proseguendo dritto si prenderebbe per il Passo del Giovarello e il passo delle Radici, sempre su strada forestale ancora per qualche km, tralasciamo una deviazione a sinistra che scende a Profecchia e prendiamo quella di destra che sale leggermente sino ad rincrociare il sentiero 54 che ci riporta al Casone di Profecchia.
Dopo esserci un po' riassettati e cambiato scarpe e calze fradice entriamo nel bar per un bel brindisi alla belle giornate trascorse, e un gradito scambio di impressioni ed opinioni concludono un'esperienza gratificante anche se l'escursione non si è svolta proprio come è stata programmata, ma che importa, l'importante è condividere la esperienze e le belle sensazioni che si provano immergendoci in ambienti come questi  con amici unici e formidabili.

Alla prossima!
Avvertenza: Questa non vuol essere una guida esaustiva di ciò che descrive (può contenere errori di ogni genere), ma solo divulgativa e nessuno può attribuire responsabilità di alcun genere al proprietario del sito o all' autore di questa pagina.
Per maggiori informazioni e per i pernottamenti si possono trovare nelle librerie e nei negozi specializzati guide fondamentali e mappe dei sentieri sopra citati.

Foto escursione
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